Mons. Bellinati ne è certo: san Bernardo alla cappella degli Scrovegni

Il sacerdote padovano identifica il ritratto che accoglie per primo chi entra per la porta principale della cappella con san Bernardo di Chiaravalle, colui che scrisse la regola della “nuova cavalleria” templare. E anche Enrico Scrovegni si definisce “militis”... Una tesi suggestiva avallata dal saio bianco, dalla penna tenuta con la sinistra e dalla preghiera mariana poggiata sullo scrittoio

Mons. Bellinati ne è certo: san Bernardo alla cappella degli Scrovegni

È un privilegio che oggi bisogna ricostruire mentalmente, perché non si entra più nella cappella degli Scrovegni dalla porta principale, quella troneggiante nel mezzo della facciata. «Ma se immaginiamo – spiega mons. Claudio Bellinati, direttore emerito della biblioteca Capitolare e da sempre studioso appassionato di storia e arte padovana – di fare come si faceva in antico, il primo affresco che appare davanti agli occhi di chi entra è il ritratto di un santo dalla folta barba bianca, vestito con un saio bianco e una mantella nera, che scrive con la sinistra sopra un leggio su cui campeggia un codice con sopra una preghiera mariana e un crocifisso. Alle sue spalle una lanterna accesa, che illumina la notte. Questo volto giottesco è rimasto per lungo tempo di incerta attribuzione. Io stesso non ero riuscito a trovare un nome soddisfacente e l’avevo scambiato per san Girolamo. Ma nelle scorse settimane, mentre mi cadeva lo sguardo sulla nuova edizione della De laude novae militiae di san Bernardo di Chiaravalle, ho avuto l’intuizione che il piccolo affresco effigiasse proprio lui, Bernardo. L’abito bianco, il fatto che fosse mancino, l’accentuazione della sua devozione a Maria, perfino il ciuffo di capelli canuti che emerge dal cappuccio trovano corrispondenza con quello che si sa del santo francese».

Bernardo è nato nel 1090 da una nobile famiglia borgognona. Destinato alla carriera sacerdotale, scelse invece di farsi monaco cistercense e portò con sé nel 1112 una trentina di amici e familiari. Nel 1115 ebbe l’incarico di fondare con 12 confratelli una nuova abbazia a Clairvaux (Chiaravalle). Ma la sua fama è legata soprattutto all’impetuosa predicazione a favore delle crociate, alle lettere altrettanto infuocate e alle numerose opere di teologia mistica, tra cui la più famosa è il De diligendo Deo. Il De laudibus novae militiae, a cui fa riferimento mons. Bellinati, che si traduce in Elogio della nuova cavalleria, presenta sotto forma di pellegrinaggio spirituale in Terrasanta il progetto formativo e la regola da lui tracciati per la fondazione di una nuova cavalleria cristiana, che unisse insieme l’essenza della spiritualità monastica e gli alti ideali di nobiltà e generosità della cavalleria.

La nascita di questa cavalleria viene ufficialmente sancita nel 1129 al concilio provinciale di Troyes e prende il nome di Poveri commilitoni di Cristo e del Tempio di Salomone, i templari. I cavalieri del Tempio erano chiamati a difendere i pellegrini e i poveri (anche contro l’usura).

«Ipotizzare che Enrico Scrovegni – aggiunge mons. Bellinati – abbia chiesto a Giotto di effigiare all’ingresso della cappella l’immagine di san Bernardo apre a una lettura diversa tutto il ciclo pittorico e la stessa figura del committente. La scritta ai piedi della sua statua lo definisce “militis” che significa per l’appunto cavaliere (non certo per nascita, viste le sue origini borghesi) e sul suo sarcofago spicca lo stemma con la croce lobata tipico dei templari. Enrico Scrovegni pagò cara questa sua scelta di “cavaliere” cristiano, fautore della giustizia sociale, tant’è vero che i suoi familiari, dediti all’usura, non lo seppellirono nel monumentale sepolcro della cappella, come prescriveva il suo testamento. Nel 1944, in tempo di guerra, per salvare il monumento dai pericoli delle bombe, come accadde agli Eremitani, si aprì la tomba di Enrico e si constatò che al suo interno non era stato collocato nessun corpo. Egli finì, probabilmente, sepolto nella tomba comune sotto il pavimento presso l’altare centrale».

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