Sotto la polvere dei secoli riemergono i colori del Cinquecento

Non si sa molto delle ultime due tele del duomo di Piove di Sacco restaurate a cura dell’associazione Amici del Gradenigo. Le due opere sono state accuratamente ripulite, e si aggiungono alle altre numerose di cui l’associazione ha curato il restauro, in attesa di essere esposte, probabilmente a rotazione, nel costituendo museo d’arte sacra.

Sotto la polvere dei secoli riemergono i colori del Cinquecento

Si tratta di una coppia di quadri della seconda metà del Cinquecento, di cui non si conosce l’autore né la committenza.
Il periodo d’esecuzione è deducibile, con una certa approssimazione, dalla tecnica e dallo stile, ma mancano fonti documentarie per dire qualcosa di più.

La prima tela ritrae a mezzo busto un canonico, o un arciprete della collegiata di Piove, e si trovava nella vecchia abitazione dei preti, abbattuta negli anni Settanta e ricostruita in altro luogo, assieme ad altri due ritratti simili, anch’essi di autore e di soggetto ignoto.
La collegiata di San Martino, come è noto, è stata istituita dal vescovo scismatico Milone nel 1100 ed era formata da un arciprete, un arcidiacono e nove canonici. Nel 1568 il numero dei canonicati fu ridotto per istituire un diaconato, un suddiaconato e assumere alcuni chierici per la cura d’anime.
I canonici di Piove in quell’epoca erano nominati dalla curia romana e scelti fra i cadetti della nobiltà veneziana. La collegiata dopo nove secoli di vita è stata soppressa da Napoleone, dopo la caduta della Serenissima, nel 1809.

La seconda tela raffigura Santa Caterina d’Alessandria mentre spezza miracolosamente la ruota dentata che avrebbe dovuto dilaniarla perché rinnegasse la fede cattolica.
Anche di quest’opera non è noto l’autore né la collocazione, anche perché a Piove non esiste alcuna confraternita né alcun oratorio dedicato a questa santa. La fattura dell’opera appare raffinata e il vestito che indossa, tipico di una nobildonna della fine del secolo, può far risalire con una certa sicurezza a questo periodo. L’ambientazione è silvestre e non è riconoscibile alcun elemento paesaggistico o architettonico specifico.

Le due opere sono state accuratamente ripulite, rimuovendo gli strati di polvere che ne oscuravano, in particolare per il ritratto del canonico, i colori e la leggibilità, nel laboratorio di restauro e conservazione di Giorgia Busetto, lo stesso in cui sono stati restaurati una tela di fine Cinquecento raffigurante Riposo nella fuga in Egitto e, sotto la guida di Sara Grinzato, i 18 reliquiari del Seicento quasi casualmente ritrovati all’interno di tre altari del duomo di Piove alcuni anni fa. L’attuale intervento ha previsto anche la reintelaiatura delle due tele e la ricollocazione delle cornici risanate con un trattamento antitarlo.

«Le tele – conclude Mario Miotto presidente degli Amici del Gradenigo – si aggiungono alle altre numerose (in tutto sono una cinquantina le opere del duomo di cui l’associazione ha curato il restauro, comprendendo le 15 vetrate) in attesa di essere esposte, probabilmente a rotazione, nel costituendo museo d’arte sacra. Il recupero della Santa Caterina è stato finanziato da Aliper, quello del ritratto da don Giorgio Friso. Il restauro sarà presentato venerdì 29 settembre alle ore 21 nel duomo di Piove dopo un concerto della corale Armonia Mundi».

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