Etiopia, in aiuto alla nuova missione

In questa Quaresima di fraternità è possibile sostenere anche la nuova missione padovana in terra d'Africa. Si tratta della Prefettura di Robe, nell'Etiopia centro meridionale. Ecco le necessità impellenti di questa neonata Chiesa.

Etiopia, in aiuto alla nuova missione

«Un dono magnifico che il Signore ci ha concesso, una chiamata per la nostra Chiesa!».

Con queste parole il Centro missionario diocesano presenta la nuova missione in Etiopia che la Diocesi ha annunciato nel corso del 2017. Il contesto in cui opera la Prefettura di Robe, dove tra l’altro ha preso servizio il vescovo emerito Antonio Mattiazzo, è l’Oromia. Un territorio vastissimo, nella zona centro meridionale del Paese, con oltre 4 milioni di abitanti, per lo più musulmani.

La popolazione è composta in gran parte da allevatori semi nomadi che proprio in questi anni si stanno trasformando in agricoltori stanziali. Gente povera che pure, in seguito ai disordini che ancora continuano a scuotere il Paese (è di due settimane fa la notizia delle dimissioni del Primo ministro), non ha esitato ad accogliere altri poveri: 500 mila persone vivono oggi nei campi profughi.

La prefettura è guidata da padre Angelo Antolini, Cappuccino marchigiano, ed è stata eretta nel 2012 per volontà di papa Benedetto. Dopo i primi anni, in cui i religiosi si sono dedicati all’istruzione, ora necessita di alcuni appoggi essenziali. La Chiesa di Robe gestisce dieci asili infantili e nove scuole elementari e medie: duemila bambini fino all’ottava classe di cui è fondamentale sostenere il processo formativo, tanto più che spesso sono orfani o comunque non in grado di accedere all’istruzione per problemi economici.

Nell’ambito del servizio di prima evangelizzazione e promozione umana, nel tempo si sono resi necessari alcuni moduli abitativi per permettere ai missionari di poter condividere la quotidianità e svolgere la loro attività. Inolre è importante riuscire a raggiungere le varie comunità cristiane e i villaggi dispersi nel territorio. Serve quindi un automezzo in grado di affrontare le strade difficili dell’Etiopia.

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