Sinodo dei giovani, un mese alla chiusura

La lunga maratona del Sinodo dei giovani è in vista dello striscione di arrivo. Sabato 21 aprile al collegio Barbarigo, infatti, si svolge la seconda delle tre assemblee plenarie chiamate a produrre il testo che sarà consegnato al vescovo Claudio durante la veglia di Pentecoste in Cattedrale. 

Sinodo dei giovani, un mese alla chiusura

La lunga maratona del Sinodo dei giovani è in vista dello striscione di arrivo. Sabato 21 aprile al collegio Barbarigo, infatti, si svolge la seconda delle tre assemblee plenarie chiamate a produrre il testo che sarà consegnato al vescovo Claudio durante la veglia di Pentecoste in Cattedrale.

Nella precedente plenaria del 24 marzo, i 160 giovani che compongono questo organismo hanno approfondito ancora una volta la domanda lanciata dal vescovo a Cracovia all’annuncio del Sinodo: «Cosa, secondo te, vuole il Signore per la Chiesa di Padova?».
«Ognuno dei partecipanti ha potuto dire la propria – spiega Giorgio Pusceddu, membro della commissione preparatoria del Sinodo e impiegato presso l'ufficio diocesano per la pastorale dei giovani – Tra le tante idee e proposte formulate, noi della commissione ne abbiamo poi vagliate una quarantina, che riguardavano un ampio ventaglio di temi: dall'attenzione ai poveri alla liturgia, dalla formazione dei sacerdoti alla giustizia sociale».

È stato quindi redatto un testo di riferimento da presentare all'Assemblea che si riunisce in seduta plenaria del 21 aprile. «In generale, dalla sintesi del lavoro sin qui svolto emerge come i giovani desiderino forme significative di accompagnamento e relazioni profonde con adulti con cui potersi confrontare e crescere. Forte è anche l'attenzione alle modalità di accostamento ai sacramenti e di avvicinamento alla Parola. Non mancano, infine, i riferimenti all'importanza di “credere insieme” all'interno di comunità in cui condividere la propria fede».

Il testo prodotto è, comunque, ancora solo una bozza su cui tutti potranno esprimere la propria opinione. «L'assemblea individuerà quattro o cinque priorità, attraverso una votazione, frutto di un discernimento volto a garantire che la scelta non avvenga di testa o di pancia ma rappresenti ciò che effettivamente sta suggerendo lo Spirito. L'obiettivo è giungere a una sintesi che sia significativa per tutti, o comunque per la maggioranza dei presenti». 
Se la plenaria di aprile è aperta a tutte le proposte di modifica, quella successiva del 5 maggio servirà invece a dare le ultime limature al testo di riferimento del Sinodo e ad approvarlo definitivamente.

Dopo il 19 maggio? «Avanti assieme: nessuna attesa immobile» 

Cosa ne sarà dell'esperienza del Sinodo dopo la sua conclusione formale del 19 maggio? Giorgio Pusceddu, ma probabilmente sarà così anche per tutti gli altri giovani coinvolti, aspetta quel momento con curiosità e fiduciosa attesa. Le incertezze non mancano, come è normale che sia mentre si percorrono gli ultimi metri di un trampolino da cui nessuno si è mai lanciato, ma non per questo le idee sono meno chiare. 

«La palla continuerà a rimbalzare, vediamo chi la prenderà – è la metafora usata da Pusceddu – In assemblea sinodale ci siamo posti la domanda su come dare seguito al percorso, su come aiutare e promuovere il cambiamento che ci auguriamo». Una cosa è sicura: «Il documento finale potrà essere attuato del tutto o solo in parte. Indipendentemente da ciò, il Sinodo ha già suscitato protagonismi, forze ed energie in forme che oggi ancora non conosciamo e non possiamo nemmeno prevedere».
Da parte dei gruppi sinodali e dell'assemblea plenaria sono state avanzate diverse proposte concrete per il futuro: «Io, però, credo che l'importante non sia tanto raggiungere un traguardo, magari di breve periodo, quanto capire in che modo possiamo rinnovarci come Chiesa nel lungo periodo».

Occorre, insomma, concentrarsi sul “come” piuttosto che sul “cosa”. E, da parte dell'ufficio diocesano per la pastorale dei giovani, l'intenzione è, appunto, quella di continuare ad accompagnare il processo innescato dal Sinodo più che di guardare a un particolare risultato. «Chi vorrà dare il proprio contributo sarà il benvenuto, nel rispetto dei tempi di ognuno. Le modalità sono ancora tutte da immaginare ma sono fiducioso che il Sinodo non si concluderà con la consegna al vescovo di un documento e l'attesa, immobili, di una "rivoluzione" dall'alto».

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