A Cittadella si crea lavoro con i giovani e per i giovani

Si chiama "Jobbiamo" ed è un progetto promosso dalla parrocchia, insieme al comune e a due associazioni del territorio, Welfarelab e Time to talk, sulla scia del progetto Policoro della Conferenza episcopale italiana. «Vogliamo che i giovani siano parte attiva del progetto – chiarisce don Andrea Zanchetta, vicario parrocchiale di Cittadella e coordinatore dell’iniziativa – “Jobbiamo” non trova lavoro, ma indica delle possibili piste da seguire, accompagna in un processo di riscoperta di opportunità lavorative alle volte sottovalutate, come quelle legate al tempo libero».
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A Cittadella si crea lavoro con i giovani e per i giovani

Creare lavoro per i giovani e con i giovani: parte da questo presupposto il progetto “Jobbiamo”, ideato dalla parrocchia di Cittadella in collaborazione con il comune e con due associazioni del territorio, Welfarelab e Time to talk, sulla scia del progetto Policoro ideato dalla Conferenza episcopale italiana. Rivolto ai giovani dai 18 ai 35 anni, laureati o diplomati, disoccupati o inoccupati o ancora studenti, l’iniziativa coinvolge i partecipanti in esperienze di utilità sociale, per lo più educative e in un percorso formativo e di tutoraggio individuale. Diverse le fasi di “Jobbiamo”: dopo le selezioni e la graduatoria, dalla quale sono risultati idonei una trentina di giovani, in queste settimane i ragazzi selezionati, suddivisi in diverse équipe a seconda del progetto educativo che andranno a seguire, devono incontrarsi e pensare all’organizzazione del progetto stesso.

«Vogliamo che i giovani siano parte attiva del progetto – chiarisce don Andrea Zanchetta, vicario parrocchiale di Cittadella e coordinatore dell’iniziativa – “Jobbiamo” non trova lavoro, ma indica delle possibili piste da seguire, accompagna in un processo di riscoperta di opportunità lavorative alle volte sottovalutate, come quelle legate al tempo libero. Naturalmente i giovani non sono soli: possono contare sull’appoggio di due referenti delle associazioni, Maurizio Sgarbossa, per la parte organizzativa ed educativa, e Fabio Streliotto, che cura i rapporti con il territorio».

Ma quali sono le attività in cui sono coinvolti i giovani? «“Jobbiamo” – continua don Zanchetta – prevede l’attivazione di laboratori, come il doposcuola per elementari e medie, ma anche spazi di studio e condivisione per gli studenti delle superiori e università, animazione in patronato o attività più manuali come giardinaggio, lavori artigianali o domestici o d’ufficio. Quest’estate, in giugno, abbiamo realizzato “Cittadò”, un’animazione itinerante per adolescenti. È stato un esperimento ben riuscito perché abbiamo incontrato tanti ragazzi che non frequentano il patronato. Non abbiamo portato messaggi particolari, ma semplicemente siamo stati insieme, abbiamo chiacchierato e ascoltato le loro storie, realizzato murales e imparato ad andare con lo skateboard».

L’attività è svolta per metà a titolo gratuito e per il 50 per cento con un compenso forfettario: «Il volontariato – afferma il coordinatore – è una forma di apprendimento di competenze trasversali e permette di creare relazioni importanti. Oggi le alleanze sociali sono basilari, molto spesso il lavoro si trova grazie a conoscenze personali. Il progetto ha poi un duplice aspetto importante: non solo, infatti, si dà la possibilità ai giovani di svolgere un lavoro e mettere da parte dei soldi, ma si offre un servizio anche alle famiglie nella gestione dei propri figli al pomeriggio, contando su uno spazio sicuro, il patronato Pio X».

Da ottobre si partirà con le prime attività, “Libero il tempo”, che prevede l’animazione del sabato pomeriggio e sera e della domenica pomeriggio per diverse fasce d’età. «“Jobbiamo” è una sfida – conclude don Zanchetta – è un prendersi a cuore il problema giovanile della disoccupazione: i ragazzi vanno valorizzati e hanno bisogno di sentire che sono capaci di mettersi in gioco. Se valorizzo un giovane, lo faccio sentire vivo e questo è vangelo. Non c’è quindi solo un discorso sociale, ma anche l’aspetto di evangelizzazione del lavoro quotidiano, altrimenti “Jobbiamo” diventa un’azione simile a quelle messe in atto da altri enti. Anche per questo non abbiamo voluto inserire nel bando alcun parametro economico per la selezione dei partecipanti: tutti hanno diritto a mettersi in gioco, intrecciare nuove relazioni e vivere nuove esperienze»

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