Bcc venete a convegno. Banche nuove, valori antichi

Appuntamento a Verona per le Bcc venete. La riforma del credito cooperativo sta entrando nella fase più delicata, con la costituzione dei gruppi cui le singole banche devono aderire. I numeri raccontano un sistema ancorato al territorio, chiamato ora a coniugare redditività, stabilità, regole imprenditoriali con i valori del passato.

Bcc venete a convegno. Banche nuove, valori antichi

Gli amministratori e i soci delle 22 banche di credito cooperativo-casse rurali e artigiane del Veneto si sono ritrovati nei giorni scorsi alla fiera di Verona per discutere del futuro di queste istituzioni, che necessariamente dovrà essere diverso da quello che è stato fino a oggi.

Da 134 anni le Bcc servono le famiglie, le imprese artigiane, le piccole e medie aziende, gli enti locali secondo principi che mantengono anche oggi piena validità: quello della cooperazione, della mutualità e del localismo che si traducono in un legame forte e permanente con il territorio e le piccole comunità che lo abitano.

Hanno dimostrato di essere protagoniste attive dello sviluppo non solo nella sua dimensione economica, sempre fedeli alla finalità, spesso dimenticata dagli altri attori, di costruzione del bene comune.

Nel Veneto la presenza delle Bcc (banche di credito cooperativo) è del tutto significativa rispetto al sistema e sopra la media nazionale.
Si contano 22 banche con 546 sportelli (pari al 18 per cento del totale regionale). Se si tiene conto degli sportelli delle banche cooperative che hanno sede in altre regioni, la quota sale al 21 per cento del sistema.
I soci sono oltre 126 mila e i clienti 717 mila. Hanno una raccolta diretta di 19,2 miliardi (pari al 18,1 per cento del totale regionale) e impieghi per 17,1 miliardi, pari al 10,1 per cento del totale del sistema. Il rapporto impieghi/raccolta è dunque dell’89,1 per cento.
Gli impieghi sono destinati per il 60,4 per cento alle attività produttive e per il 33,8 alle famiglie consumatrici. Il Veneto è la terza regione – dopo Trentino Alto Adige e Lombardia – per presenza e peso delle Bcc rispetto ai rispettivi sistemi creditizi regionali.

Oggi il mondo delle Bcc si trova a vivere un momento decisivo o, per dirla con le parole del presidente della Federazione veneta, Ilario Novella, «un passaggio cruciale».
Tutto ruota attorno alla riforma voluta da Banca d’Italia delle Bcc – o come diversi relatori hanno sottolineato, sull’autoriforma – entrata in vigore nell’aprile 2016, che ridisegna in maniera significativa il modello industriale del credito cooperativo.

Ora si è in un passaggio delicato, quello della costituzione dei Gruppi bancari cooperativi cui devono aderire in qualità di soci-proprietari le singole Bcc che, in ossequio all’autonomia, manterranno comunque la licenza bancaria.

Sui poteri di vigilanza e di coordinamento delle capogruppo e sul loro rapporto con le singole banche, è in atto un confronto dialettico tra i vertici nazionali delle Bcc, la Banca d’Italia e la Banca centrale europea che vigilerà sui nuovi soggetti che vorrebbe omologare a quelli del restante sistema bancario.

Il presidente Ilario Novella si è detto comunque fiducioso che i valori di mutualità e di socialità continueranno a permeare l’attività delle Bcc, e che l’autonomia garantita dalla riforma resterà alla base dell’azione di intermediazione creditizia svolta da questo importante segmento del sistema bancario.
Tutto ciò perché i vantaggi di prossimità e di presenza capillare delle banche cooperative consentono di rispondere alle esigenze delle famiglie e delle piccole imprese, di fare banca creando valore per i soci, il territorio e l’economia locale. Il presidente della Federazione veneta ha concluso il suo intervento rivendicando l’impegno mostrato nel contrastare la crisi economica (ben il 90 per cento della raccolta – ha sottolineato con orgoglio – è stato destinato agli impieghi produttivi) e assicurando che tutto il mondo delle Bcc è impegnato nel disegnare un modello valido, efficace, in grado di competere sul difficile mercato del credito mantenendo inalterati i valori ispiratori che gli hanno consentito di operare efficacemente nell’interesse del territorio e delle comunità che lo abitano.

La sfida che attende il mondo delle Bcc è assai impegnativa.
La strada da percorrere per vincerla l’ha indicata il rappresentante di Banca d’Italia quando ha detto che «occorre mantenere le radici nel passato, ma far sì che i nuovi rami guardino al futuro».
Fuor di metafora e con linguaggio tecnico significa – ha concluso – «coniugare i valori antichi a un modo di fare banca che si fondi sulla redditività, sulla stabilità patrimoniale, su regole imprenditoriali di saggia gestione e di forte governance».

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