Domenica in piazza per ricordare l'Italia che muore di lavoro

Nei primi sette mesi di quest’anno nel nostro paese oltre 560 le “morti bianche” per motivi professionali. Veneto al secondo posto nella classifica delle regioni. Secondo la Cgil sono stati nel complesso più di 44 mila gli incidenti sul lavoro registrati in Veneto nei primi sette mesi dell'anno. Giovanni Negrin, presidente dell'Anmil di Padova che domenica 9 ottobre sarà in piazza a Este, sottolinea che esistono problemi irrisolti contro i quali poco si sta facendo: uno id questi è la presenza di amianto sui luoghi di lavoro.

Domenica in piazza per ricordare l'Italia che muore di lavoro

Ancora troppe “morti bianche” in Italia. Da gennaio a luglio, infatti, nel nostro paese si contano 562 infortuni mortali sul lavoro; il numero registra una media di 80 vittime al mese, media che, calcolata settimanalmente, risulta ancora più preoccupante raggiungendo i 20 infortuni mortali.

Il rilevamento su base Inail, a cura dell’osservatorio sicurezza sul lavoro Vega engineering di Mestre, distingue 417 casi rilevati in occasione di lavoro e 145 in itinere.

Un triste scenario in cui l’unico dato positivo è rappresentato dalla diminuzione, pari all’11,7 per cento, della mortalità da gennaio a luglio 2016, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

L’Emilia Romagna, con 56 morti registrate nei primi sette mesi del 2016, si mantiene in prima posizione, superando il Veneto e la Lombardia che si situano alla pari al secondo posto (44 vittime).

Consultando quanto rilevato per macro aree territoriali, il sud Italia continua a registrare il dato più pesante, con un’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa pari al 28,2 per cento (per milione di occupati) contro una media nazionale di 18,6; la classifica delle macro aree vede l’ascesa al secondo posto del Nordest, caratterizzato da un indice pari al 19,3 per cento (sempre per milione di occupati).

Il settore economico delle costruzioni è quello che registra il maggior numero di vittime (50 casi pari al 12 per cento del totale); al secondo posto le attività manifatturiere (pari all’11 per cento).

Secondo l’osservatorio di Mestre un discorso particolare meritano i lavoratori agricoli, che finiscono schiacciati dal mezzo, generalmente un trattore, con cui operano. Sono 105 dall’inizio dell’anno, una cifra che appare in linea con le statistiche che fissano nel 20 per cento delle morti quelle che coinvolgono proprio gli occupati sui campi. Anche l’autotrasporto continua a pagare un forte tributo di sangue, con il 6,7 per cento di decessi. Gli stranieri deceduti sul lavoro da gennaio a luglio 2016 sono 62 (il 14,9 per cento del totale) e le donne 27; la fascia d’età più colpita, che rappresenta il 33,8 per cento, è sempre quella compresa tra i 45 e i 54 anni.

Secondo la Cgil, in sette mesi, da gennaio a luglio, in Veneto si sono registrati ben 44.149 infortuni, con una crescita di quasi un migliaio rispetto all’analogo periodo del 2015, quando furono 43.185. Da considerare con particolare attenzione il dato relativo ai giovani, tra i quali l’incidenza degli infortuni è particolarmente alta, nonostante la migliore forma fisica rispetto ai colleghi più anziani; i lavoratori al di sotto dei 34 anni, pur rappresentando meno del 29 per cento degli occupati, sono il 38 per cento degli infortunati, a dimostrazione di quanto pesino sulla stessa sicurezza le condizioni di lavoro precarie, maggiormente diffuse in questa fascia d’età.

 

ANMIL

«La cose stanno un po’ migliorando, almeno stando ai dati riferiti anche al recente passato, ma ci sono ancora dei problemi irrisolti, rispetto ai quali non stiamo facendo molto».

Giovanni Negrin guida l’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori e invalidi del lavoro) di Padova e ha sotto controllo il tema della sicurezza nei vari ambiti professionali.

«Abbiamo ancora un grave problema, rappresentato dall’amianto. Non esiste un censimento dei luoghi in cui è presente tale materiale nocivo e l’opera di smantellamento e bonifica è in buona parte da compiere. Per questo possiamo dire che stanno certamente diminuendo gli incidenti nei posti di lavoro, ma sono in crescita le malattie professionali, come appunto quelle causate dal contatto, magari per lungo periodo, con materiali come l’amianto».

A che punto siamo con la formazione?

«Persiste un nodo irrisolto: l’attività formativa, nonostante sia prevista dalla normativa, non viene sempre fatta. Il motivo di tale negligenza? Semplice: la legge prevede che trovi spazio durante l’orario di lavoro, ma gli imprenditori non sono molto disponibili, così come i lavoratori non hanno alcuna intenzione di “formarsi” al di fuori dei tempi di presenza in azienda».

E allora?

«Si va avanti, sperando che non succeda nulla. Per questo è importante l’attività di associazioni come la nostra, che oltre a supportare coloro che incappano in qualche incidente, svolge anche una vasta azione di sensibilizzazione sul tema della sicurezza. Purtroppo non molti colgono tale opportunità, soprattutto i più giovani».

Intanto, l’Anmil di Padova (circa 5.000 iscritti) domenica 9 ottobre parteciperà con una propria iniziativa alla 66a giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.

L’appuntamento è a Este, alle 9.30: dopo i saluti e la messa, l’inaugurazione di un monumento alle vittime sul lavoro, per finire con il pranzo sociale.

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