Edilizia, un decennio nero. Ma la vera sfida è riqualificare

Il congresso della Filca Cisl fotografa la crisi di un settore che è stato a lungo traino dell’economia regionale. Si sono persi in dieci anni la metà delle imprese e dei lavoratori, ma il Veneto non ha bisogno di nuove case, bensì di una pianificazione organica del territorio

Edilizia, un decennio nero. Ma la vera sfida è riqualificare

Il settore edile è uno dei comparti che in Veneto – al pari peraltro del resto d’Italia – ha subito maggiormente la crisi.
«Analizzando i dati delle otto Casse edili del Veneto nel periodo 2007/16 – ha denunciato il segretario della Filca Cisl regionale Francesco Orrù nella relazione al Congresso di categoria – si registra una perdita di circa il 44 per cento delle imprese iscritte (da 17.300 a 9.600), del 49 per cento dei lavoratori (da circa 84 mila a 43 mila iscritti) e del 37 per cento della massa salari (da 790 a 500 milioni di euro); numeri che dimostrano quanto sia stato drammatico l’effetto crisi in questo settore».

Ma parlare di edilizia vuol dire ragionare anche su quanto si costruisce in un territorio e quale sia l’andamento del mercato immobiliare locale.
Questioni che sono state fotografate da una ricerca curata da Lan (Local area network) e presentata nel corso della prima giornata del congresso regionale. Il mercato immobiliare veneto ha segnato numeri molto negativi negli anni della crisi: dal 2008 al 2016 c’è stata infatti una flessione complessiva del 16 per cento nelle compravendite di edilizia residenziale. Dal 2013, però si è evidenziata una ripresa; in particolare nel biennio 2015 –16 il mercato immobiliare veneto ha segnato un buon recupero con una variazione in positivo del 23 per cento.

Anche gli investimenti hanno subito un vertiginoso calo: nei sei anni dal 2008 al 2014 quelli per nuove costruzioni sono calati del 50 per cento, con punte ancora maggiori per gli edifici non residenziali privati (63 per cento in meno) e i residenziali (53). Negli stessi anni invece c’è stato invece un aumento negli investimenti per il rinnovo degli edifici (probabilmente dovuto anche agli incentivi statali), del 3,3 per cento, dovuto soprattutto agli interventi di rinnovo degli edifici residenziali, che hanno registrato una crescita del 18 per cento.

Ma a pesare sulla crisi del comparto c’è anche un dato statistico che è impossibile trascurare. In Veneto abbiamo costruito nel recente passato molto più di quanto fosse necessario. Tra il 2001 e il 2011 si registra un incremento del 19 per cento delle abitazioni, a fronte di una crescita dei nuclei familiari del 16 per cento. Più che di nuove case, insomma, ci sarebbe bisogno di mettere mano all’attuale patrimonio edilizio, che in molte aree della regione – in particolare nella fascia montana e nel Basso Veneto – vede più della metà degli edifici con più di cinquant’anni sulle spalle.

«Lo sviluppo del Veneto – ha denunciato Orrù nella relazione introduttiva al congresso che lo ha rieletto alla guida della federazione – è stato caratterizzato da una totale assenza di strategie politiche di governo del territorio e da un eccessivo consumo di suolo. Solo una politica di rigenerazione urbana può oggi dare risposte concrete alle nuove sfide legate alla complessità degli spazi urbani del futuro, al riordino e risanamento degli insediamenti esistenti, al ripristino dell’integrità del territorio anche attraverso una particolare attenzione al consumo del suolo».

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