La crisi ha cancellato un milione di posti di lavoro

Rapporto 2014 Istat. Occupazione in forte calo: flessione del 4,2 per cento. Colpiti in particolare gli uomini, gli stranieri e i giovani: tra i 15 e i 34 anni dal 2008 al 2013 si sono persi quasi due milioni di posti di lavoro. Due milioni e mezzo non lavorano e non studiano più.

La crisi ha cancellato un milione di posti di lavoro

Occupazione in forte calo durante la crisi in Italia. Secondo l'Istat, che ha presentato il rapporto 2014 sullo stato del paese, l'occupazione è diminuita di 984 mila unità (973 mila uomini e 11 mila donne), con una flessione del 4,2 per cento e un calo più forte nell'ultimo anno (-478 mila occupati). Il tasso di occupazione scende al 55,6 per cento dal 58,7 del 2008.
Il calo dell'occupazione nei cinque anni è quasi esclusivamente maschile (-6,9 per cento), tuttavia nel 2013 torna a calare anche l'occupazione femminile (-128 mila unità), mentre il tasso di occupazione degli stranieri si riduce di 9 punti, attestandosi al 58,1 per cento.

In assoluto però sono i giovani il gruppo più colpito dalla crisi. Secondo l'Istat, infatti i 15-34enni occupati diminuiscono, fra il 2008 e il 2013, di 1 milione 803 mila unità, mentre i disoccupati e le forze di lavoro potenziali crescono rispettivamente di 639 mila e 141 mila unità.
ll tasso di occupazione 15-34 anni cala del 20 per cento, scendendo dal 50,4 del 2008 all'attuale 40,2, mentre cresce la percentuale di disoccupati (da 6,7 a 12), studenti (da 27,9 a 30,7) e forze di lavoro potenziali (da 6,8 a 8,3 per cento).
Per cercare lavoro i giovani ricorrono prevalentemente alla rete informale di parenti e conoscenti (81,9 per cento), inviano curriculum (76,3), utilizzano Internet (63,6) e consultano le offerte sui giornali (51,5) mentre le azioni di ricerca considerate più efficaci da chi ha iniziato a lavorare nel 2013 sono la rete di parenti e amici (lo dichiara oltre un terzo), la richiesta diretta a un datore di lavoro (26,3) e le precedenti esperienze di stage o tirocinio svolte presso l'azienda (11,8). Invece è particolarmente bassa la percentuale di chi ha trovato lavoro grazie al centro pubblico per l'impiego (appena l'1,4 per cento) o con altre agenzie private (5,4 dei neo-occupati).
La partecipazione al mercato del lavoro è strettamente legata all'istruzione. Tra gli uomini di 30-34 anni, l'80 per cento di laureati o diplomati è occupato contro il 67,4 di quelli con al più la licenza media; se laureate, le donne sono occupate nel 73,6 per cento dei casi contro il 37,5 di quelle che hanno al più la licenza media.
Nel 2013 i giovani 15-29enni non occupati e non in formazione (Neet) raggiungono i 2,4 milioni, in crescita costante (+576 mila unità dal 2008). Tale aumento è dovuto quasi esclusivamente ai giovani che vogliono lavorare (+544 mila unità). Tra i Neet vi sono infatti circa 1 milione di disoccupati, 723 mila forze di lavoro potenziali e solo 684 mila inattivi che non cercano e non sono disponibili al lavoro (per lo più madri con figli piccoli).
Logico che la drammatica mancanza di lavoro abbia fatto crescere il numero di emigranti. Nel 2012, oltre 26 mila italiani di 15-34 anni hanno lasciato il paese, 10 mila in più rispetto al 2008, meno di quanti ne sono rientrati. Le mete di destinazione privilegiate sono Regno Unito, Germania (circa 900 emigrati in ciascun paese) e Svizzera (726).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)