Le città del futuro? Smart e sempre più connesse

Un recente concorso intitolato “Padova soft city” ha posto al centro la valorizzazione di un’area della città a partire dal ruolo rivoluzionario che le possibilità offerte da internet possono avere se vengono tenute in conto già in fase di progettazione, magari unite a una visione illuminata del futuro.
Se ne parla, insieme a molti altri temi, nello speciale Edilizia&restauri scaricabile gratuitamente in allegato al servizio.

Le città del futuro? Smart e sempre più connesse

A internet ci siamo abituati, qualcuno avrà sentito parlare anche di “internet delle cose”, un termine introdotto nel 1999 e oggi in voga per indicare l’interconnessione tra tutti i dispositivi capaci di connettersi a internet e dialogare tra loro. 
Oggi si parla già di Ioet, ovvero Internet Of EveryThing, che significa la possibilità che praticamente ogni cosa e ogni ramo dell’attività umana possa essere messo in connessione e interagire. Ma... perché si dovrebbe farlo?

L’idea, che sta alla base della proposta vincitrice del concorso Padova soft city di cui diamo conto in uno dei servizi di questo speciale, è semplice: la tecnologia e la comunicazione come possibilità di incidere nella vita quotidiana.
Immaginiamo – è l’esempio banale – che in un quartiere urbano vi siano dei sensori capaci di monitorare il traffico in tempo reale. Queste informazioni sono utili alla polizia che deve gestirlo, certamente, e a programmi tipo “Onda verde”; se però questi dati arrivassero direttamente al cittadino che quel tratto di strada lo deve percorrere, indicandogli una via migliore? E se a essere connessa fosse anche la nostra sveglia, programmata a suonare prima o dopo in base allo stato del traffico mattutino, per non farci arrivare tardi al lavoro?
Caso limite, è vero, ma è solo un esempio di quello che la tecnologia al servizio delle persone potrebbe fare.
Pensiamo ad esempio a tanti servizi cittadini, dalla raccolta dei rifiuti al passaggio degli autobus: raccogliere tutti questi dati permetterebbe di ottimizzare i servizi, aggiungervi il “tempo reale” potrebbe permettere di evitare sprechi. Se i cassonetti pesassero l’immondizia, il camion saprebbe se in una data via è pieno o è vuoto ed eviterebbe di fermarsi; se sapessimo già quanta gente aspetta alla pensilina, forse partirebbe subito la corsa bis dell’autobus. E così via.
Naturalmente ciò di cui stiamo ragionando, ora, è quello che hanno fatto per il citato concorso: c’è un’area da valorizzare e modernizzare, piena di potenzialità inespresse, immaginiamo cosa potrebbe diventare se potessimo metterci le mani. 

L’Internet di tutte le cose, inserito in una progettazione dal basso, che risultati potrebbe dare? 
Ancora ne abbiamo un’idea minima, ma certamente potrà toccare tutti gli aspetti della vita delle persone: dalla socialità ai servizi, dall’economia al mondo del lavoro.

Tutto bello? Alcune domande forse vengono spontanee. 
Tante cose si potrebbero fare già oggi, ad esempio programmare gli orari di lavoratori e studenti per distribuire meglio il traffico e ottimizzare il passaggio dei mezzi pubblici. 
In parte lo si fa, ma perché sia efficace servirebbe una gestione generale che richiede risorse ingenti e flessibilità che non tutti i cittadini sono disposti ad accettare. Perché l’Internet di tutte le cose dovrebbe convincerli?

Una seconda questione riguarda privacy e libertà. 
Monitorare tutto, connettere ogni cosa, richiede di trasmettere informazioni che qualcuno potrebbe usare per altri fini e comporta rischi in termini di sicurezza: qualcuno potrebbe “hackerare” persino la mia sveglia?
Infine: quello che la tecnologia ci ha portato è stato benessere ma anche individualismo. L’Internet delle cose porterà, oltre ad ancora maggior benessere, anche un ritrovato senso della comunità?

Scarica lo speciale Edilizia&restauri in allegato al servizio.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: smart city (2), connessione (3), internet (74)
Allegato 28-240716-rest.pdf (4,66 MB)