Riforma del terzo settore: si sviluppa l'impresa sociale

Al terzo settore piace il decreto sull'impresa sociale perché anche se le imprese sociali sono solo un migliaio, il loro impatto per il sistema paese è potenzialmente importante: produce beni relazionali ed è in grado di generare buona occupazione, legata allo sviluppo del territorio e quindi difficile da decentrare o esportare.

Riforma del terzo settore: si sviluppa l'impresa sociale

Uno degli elementi chiave della riforma del terzo settore è dato dal decreto sull’impresa sociale, considerato particolarmente innovativo per più motivi.

Innanzitutto amplia i campi di attività delle imprese sociali, allargandole a settori come il commercio equo, l’alloggio sociale, il microcredito, l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e l’agricoltura sociale.

È anche prevista la possibilità di distribuire dividendi ai soci e robusti incentivi fiscali per i privati e per le aziende che investono nel capitale di imprese sociali nate da meno di tre anni e inoltre, per evitare che le risorse prodotte escano dal circuito dell’impresa sociale, è prevista la detassazione degli utili e degli avanzi di gestione destinati a riserva indivisibile o all’aumento gratuito del capitale sottoscritto e versato dai soci.

«Finalmente dopo tre anni siamo arrivati a un testo che, pur sapendo che potrebbe subire ancora qualche piccola modifica, ha il nostro giudizio positivo: certo, ci sono alcune aspettative che non sono state del tutto soddisfatte, ma anche noi siamo stati molto prudenti nell’avanzare determinate richieste, visto che comunque l’approccio alle riforme in Italia rimane su una linea piuttosto cauta» commenta Roberto Baldo, presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Veneto, l’organizzazione che rappresenta il 60 per cento delle cooperative sociali nella nostra regione.

«Devo dire che la parte che trovo molto interessante rispetto al tema delle nuove imprese sociali – continua il presidente Baldo – è l’aver definito il campo di appartenenza in questa categoria non tanto in base a quello che l’impresa fa, ma per come lo fa, per la sua dimensione di interesse collettivo: un tasto su cui noi battiamo da anni ormai e che finalmente adesso ha un supporto legislativo. Inoltre questa legge potrebbe essere il giusto trampolino di lancio per dare voce allo spirito imprenditoriale di molte realtà del terzo settore: penso che sia positivo se associazioni di volontariato e di promozione sociale che svolgono attività rilevanti per l’economia del territorio, scelgano di costituirsi impresa sociale. Più saranno i soggetti economici privati legati a finalità sociali di interesse collettivo e ispirati dall’articolo 1 della legge sull’impresa sociale, più il mercato del welfare sarà influenzato e arricchito da questo, superando la vecchia logica della contrapposizione tra “privato" e “pubblico” e definendo nuove dinamiche di collaborazione e innovazione che sicuramente porteranno una ventata positiva all'interno dell'economia sociale del nostro Paese».

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