C'è un ponte tra Roma e i minatori di Marcinelle

Mentre a Roma si rifletteva sui 60 anni dei Trattati di Roma e veniva diffusa la dichiarazione comune dei leader europei sul futuro di un “sogno” che ha consentito settant’anni di pace, alcune comunità di emigrati italiani in Belgio si ritrovavano a condividere, su invito di Migrantes che presentava il “Rapporto italiani nel mondo 2016”, alcune riflessioni sulla loro storia e, in particolare, sul contributo da loro offerto alla costruzione della casa comune europea.

C'è un ponte tra Roma e i minatori di Marcinelle

La memoria, sollecitata da quei luoghi, ha così proposto l’immagine di un ponte di pensieri tra il 25 marzo 1957 in cui si firmarono i Trattati di Roma e l’8 agosto 1956.
Il giorno in cui 259 minatori europei e 3 algerini morirono tragicamente nel pozzo minerario di Marcinelle. Poco meno di otto mesi tra un giorno e l’altro.

Le comunità cattoliche di emigrati italiani, alla luce di quegli eventi e dei successivi sessant’anni, hanno riletto la loro storia cogliendovi i segni di una solidarietà quotidiana.
Non a caso il presidente dell’associazione degli ex minatori di Marcinelle ricordava che gli emigrati italiani in Belgio, nonostante le difficoltà e le sofferenze, costruirono relazioni, posero tracce di umanità su terre diverse da quelle delle loro radici.

Riconciliazione e solidarietà furono i valori declinati, anche nel tempo del lutto, in quell’angolo di Europa.
Riconciliazione e solidarietà sono i valori sui quali si è costruita la comunità europea, valori proclamati nella Dichiarazione Schuman, richiamati nei pensieri dei padri fondatori e, oggi, rilanciati nella dichiarazione comune a 60 anni dai Trattati di Roma: un pronunciamento incompleto ma un segno eloquente che il progetto europeo è vivo.

Le persone umili, come sono anche gli emigrati, a volte non riescono a trovare le parole più adatte per esprimere il significato della loro testimonianza ma è dovere di chi scrive la storia con onestà intellettuale riconoscere la paternità di una scelta e di un gesto.
Così, grazie a Migrantes, è accaduto in diverse missioni cattoliche italiane in Belgio nei giorni in cui a Roma si rilanciava il “sogno” europeo.

Questi uomini e queste donne avevano avvertito nella coscienza e nell’agire che il loro bene avrebbe avuto più valore se incastonato nel bene di altri, nel bene comune europeo.
Questa è la solidarietà di fatto, questo è il “sogno” dei padri fondatori della comunità europea e di quanti, rinnovandole, sono stati fedeli e intendono essere fedeli alle loro grandi visioni.

Il filo dell’umiltà ha unito, nel tempo e nello spazio, il nobile impegno di emigrati e di leader politici nel costruire la comunità europea.

Lungo questo percorso sono visibili le tracce di un’umanità pensante, di un’umanità desiderosa e capace di raggiungere orizzonti nei quali le singole identità si valorizzano nell’accoglienza reciproca, nella convivialità delle differenze.

Paolo Bustaffa

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Fonte: Sir