IL MIO CAMPANILE... IL MONDO La Cina è vicina. Anzi, è in mezzo a noi

La Cina è vicina non è solo un film di Bellocchio, è una realtà che viviamo. Chi avrebbe mai detto che, in pochi decenni, avremmo avuto tra noi delle “finestre sul mondo”, sui diversi popoli, sulle diverse culture, sulle diverse fedi? È un “capitolo sostanzialmente inedito” e una grande nuova sfida per la convivenza pacifica e per il compito pastorale e missionario della chiesa.

IL MIO CAMPANILE... IL MONDO La Cina è vicina. Anzi, è in mezzo a noi

«Hai amato la vita come pochi – scrivono gli amici italiani di Yan – Ti sei tenuta salda a questa terra, esile filo d’erba dalle forti radici, in balia di quest’ultima tempesta che ti ha afflitta. Dolce e leggera, ci hai mostrato la dignità anche nella malattia, la forza di chi non si lamenta, di chi non molla col coraggio di un leone. Hai continuato ad amare le cose di sempre, senza mai perdere l’entusiasmo per il mondo, per la tua famiglia, per il tuo lavoro: consigli amorevoli, da mamma, da amica, da confidente, son sempre stati distribuiti anche quando i tuoi giorni non erano baciati dal sole».

Yan era una quarantenne cinese che gestiva con il marito un bar a Monselice.
Colta da un male incurabile, ha lasciato famiglia e amici che sempre hanno avuto da lei un sorriso.
«Giovanissima hai cambiato la tua rotta, venendo in Italia a lavorare. Hai superato le difficoltà linguistiche e di cultura con la semplicità del tuo essere, sempre aperta, felice, vivace. Grande appassionata di sport, di Inter, di Valentino Rossi, non hai però mai perso la tua femminilità. Una infaticabile guerriera coi tacchi e la minigonna. I rapporti umani che hai intrecciato erano solidi, creando giorno dopo giorno un ponte tra culture diverse, raccontandoci un po’ della tua bella Cina e delle vostre usanze».

Davvero il mondo si sta trasformando fuori e dentro di noi, si sta modificando tra le nostre mani!
Non è solo l’età personale che cambia, non sono solo le stagioni, non sono solo i social...: il mondo di ieri è dietro alle nostre spalle e il momento presente è impossibile immobilizzarlo. C’è chi si impegna tenacemente a fermare il tempo, chi se ne disinteressa e vive solo il presente, chi si sforza di accompagnare il cambiamento: forse è quest’ultima la soluzione.

Tra gli aspetti più travolgenti del cambiamento ci sono le migrazioni.
Viste dal proprio campanile sembrano nuove e gravitanti tutte sul nostro territorio. Osservate più a fondo sono un fenomeno costante, diffuso e cangiante.
Basti pensare alle varie emergenze che l’Italia e il Veneto hanno affrontato in questi ultimi decenni: negli anni ’80 l’accoglienza dei “boat people” della diaspora vietnamita; negli anni ’90 l’esodo albanese; alla fine del secolo scorso la venuta dei nuovi popoli entrati nell’Ue; infine, negli ultimi anni, la cosiddetta “emergenza Africa” e i recentissimi richiedenti asilo.

Questi non sono che i fenomeni più acuti ed emergenti. Ma nel sottofondo c’è la mobilità umana che noi italiani abbiamo conosciuto per più di un secolo e che continuiamo a sperimentare ancora oggi; e che le popolazioni del globo hanno vissuto da sempre. Darsi il respiro di uno sguardo largo che superi il nostro campanile resta uno degli atteggiamenti più intelligenti e costruttivi che si possono avere.

L’emergenza, che chiede delle doverose risposte immediate, rischia di inchiodarci sul fare subito e di farci passare accanto a delle vere occasioni di arricchimento.

Chi avrebbe mai detto che Yan potesse far parte del nostro mondo dalla lontana Cina, portare un tocco di novità, di gentilezza, di cultura e di grazia?
«Orgogliosa della cucina di tuo marito che spaziava dalla carbonara agli involtini primavera, ridevi del fatto che ai fornelli eri una frana... ironica, divertente, curiosa... era davvero difficile farti arrabbiare» dicono di lei i suoi amici italiani che insieme a familiari e amici cinesi hanno riempito la chiesa al suo funerale.

La Cina è vicina non è solo un film di Bellocchio, è una realtà che viviamo.
Chi avrebbe mai detto che, in pochi decenni, avremmo avuto tra noi delle “finestre sul mondo”, sui diversi popoli, sulle diverse culture, sulle diverse fedi? È un “capitolo sostanzialmente inedito” e una grande nuova sfida per la convivenza pacifica e per il compito pastorale e missionario della chiesa.

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