La politica, il tempo e lo spazio

Lunedì sera i consigli pastorali parrocchiali di Padova incontreranno i candidati a sindaco della città in un evento che sarà anche possibile seguire in diretta video sul nostro sito internet. Lungo tutte le prossime settimane, inoltre, sono moltissimi i confronti promossi dalle comunità parrocchiali. Non è uno sforzo inedito, anche se qualcuno continua a domandarsi perché le parrocchie si occupino di politica. 

La politica, il tempo e lo spazio

Forse per strappare qualche impegno concreto, qualche finanziamento, qualche rassicurazione? O magari per agevolare l’elezione di un candidato “amico”?
Nulla di tutto questo, e ce lo ha ben spiegato il segretario della Cei mons. Nunzio Galantino lo scorso fine settimana, definendo ogni collateralismo con i candidati o con i partiti un mortificante spettacolo.
«Preferisco – ha detto – che non si realizzino nuove opere o che non si sistemino strutture, se questa deve essere la contropartita diretta o indiretta di un impegno di noi sacerdoti a favore di Tizio o di Caio». È un’idea alta della politica, aliena da compromessi. Anche quelli “piccoli”, fatti a livello locale, dove il politico è parente, amico, parrocchiano; anche se fatti a fin di bene, per un obiettivo che un politico “sensibile” può facilitare... ma a che prezzo?

L'impegno alla formazione. Galantino indica anche un altro orizzonte d’impegno: è l’incoraggiamento ai laici a fare politica, a «spendersi avendo a cuore il rispetto della persona, della legalità e dell’educazione alla vita buona del vangelo». Qui, e non nella misera contrattazione di spazi di potere o di finanziamenti, c’è un campo di lavoro immenso. Certo, è così vasto che rischia di spaventarci, anche perché non garantisce risultati tangibili.
Può venirci però in aiuto papa Francesco che, in un bellissimo passaggio della Evangelii gaudium, ricorda che il tempo è superiore allo spazio: «dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Questo principio permette di lavorare senza l’ossessione dei risultati immediati».
È una lezione che merita davvero di essere meditata e tradotta in pratica: da parte di una politica prigioniera del sondaggio quotidiano, ma anche dalle nostre comunità, perché nessuno va esente dalla tentazione del potere. E noi per primi siamo chiamati a “iniziare processi”: con la formazione, la testimonianza personale, anche con il voto. Senza cadere nel tranello del “risultato subito”, ma senza nemmeno cedere all’apatia del “tanto non cambia nulla”. Da qui al 25 maggio c’è ancora tempo: usiamolo bene.

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