La riforma della curia di Papa Francesco: non pochi ostacoli

Contraddizioni, ostacoli, tradimenti... Papa Francesco, in occasione dei suoi auguri natalizi alla curia, ha fatto intravvedere le difficoltà che sta incontrando nella riforma della curia romana. Il pensiero di don Giuseppe Trentin.

La riforma della curia di Papa Francesco: non pochi ostacoli

Papa Francesco è un abile parlatore ed esternatore, sa usare molto bene i mezzi della comunicazione sociale e non parla mai a caso. Quando parla si esprime in modo diretto, chiaro, comprensibile a tutti, come fanno solitamente i papi stranieri. E come ha fatto lui in un recente discorso rivolto ai responsabili e dirigenti della curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi. Un discorso nel quale senza tanti giri di parole il papa manifesta il suo disappunto per le difficoltà che incontra nella riforma della curia romana.

Questo un passaggio del suo discorso:

«Permettetemi qui di spendere due parole su un pericolo, ossia quello dei traditori di fiducia o degli approfittatori della maternità della chiesa, ossia le persone che vengono selezionate accuratamente per dare maggior vigore al corpo e alla riforma, ma – non comprendendo l’elevatezza della loro responsabilità – si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanate, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del “papa non informato”, della “vecchia guardia”… invece di recitare il mea culpa.

Accanto a queste persone ve ne sono poi altre che ancora operano nella curia, alle quali si dà tutto il tempo per riprendere la giusta via, nella speranza che trovino nella pazienza della chiesa un’opportunità per convertirsi e non per approfittarsene».

Ma chi sono questi “traditori di fiducia”, questi “approfittatori della maternità della chiesa”? E a chi allude il papa quando parla di persone “selezionate accuratamente” che si sono lasciate tentare o corrompere dall’ambizione e quando sono state delicatamente allontanate dal loro ufficio si sono dichiarate “martiri del sistema”?

Il papa ovviamente non fa nomi.

L’interpretazione che ne danno i vaticanisti è che con quel discorso dai toni molto forti il papa intenda spiegare alcuni dei problemi che lo ostacolano nel suo progetto di riforma della curia. E che egli sembra aver individuato nell’atteggiamento di alcune persone e funzionari vaticani che cercano potere, vantaggi finanziari, e altre cose materiali, invece del bene della chiesa.

L’impressione comunque è che papa Francesco, come papa Benedetto, sia partito con la ferma intenzione di pulire la curia, di riformarla, ma nel corso degli anni abbia incontrato più resistenze di quante potesse supporre. E ciò a causa di un gruppo di persone, i famosi “corvi” di cui di tanto in tanto parla la stampa, che non solo non vogliono le riforme, ma le ostacolano in tutti i modi.

Così, dopo aver creato tre nuovi organismi per guidare le riforme, papa Francesco trova che due di questi non hanno più un capo.
Il cardinale George Pell è in Australia per difendersi dall’accusa di aver coperto abusi sessuali. Libero Milone, il revisore dei conti dello Ior, la banca vaticana al centro di molte indagini, è stato licenziato in circostanze misteriose. La segreteria e l’ufficio del direttore generale dello Ior sono tuttora vacanti. Nel frattempo il potere reale sulle finanze vaticane è ritornato come nel secolo scorso nelle mani della Segreteria di stato.

Conclusione: la riforma non è avvenuta e il papa vuole spiegare pubblicamente il perché.

Ma non c’è solo questo nelle parole di papa Francesco. Egli sarebbe anche un po’ risentito con alcune figure della curia che sono state recentemente allontanate dal loro ufficio e sono uscite dicendo di essere state vittime di manovre poco trasparenti, non dando esattamente la colpa a lui, ma dicendo che forse non è ben informato sulle vicende vaticane. Non è da escludere nemmeno che egli abbia in mente anche alcune critiche teologiche – si pensi ai famosi “dubia” di quattro cardinali – che hanno avuto grande risonanza nella stampa nazionale e internazionale dopo la pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris laetitia.

Il paradosso, o se si vuole l’ironia, è che molti dei vescovi e cardinali più contrari alle sue aperture teologico-morali, come la comunione ai divorziati risposati, sono anche i più favorevoli al progetto di riforma della curia. Un esempio per tutti è il cardinal Pell, conservatore tra i conservatori quando si parla di teologia morale, ma impegnato sulla riforma. Altri invece, vescovi e cardinali, che condividono le sue aperture in campo teologico-morale sembra non si mostrino molto interessanti e comunque non gli siano accanto nel duro lavoro di riforma della curia. Una situazione, come si può intuire, assai complessa che ha indotto il papa a fare un discorso nel quale non è difficile percepire nel sottofondo la eco del suo disagio e delle sue frustrazioni.

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