Gli italiani e il matrimonio: più in comune che in chiesa

Più matrimoni nel 2015: sono circa 4.600 rispetto all'anno precedente. I dati pubblicati dall'Istat rivelano un aumento delle nozze civili. Netta la separazione tra Nord e Sud: nel Mezzogiorno è preferito ancora il rito davanti all'altare. In aumento anche divorzi, ma reggono di più i matrimoni celebrati in chiesa.

Cosa significa oggi sposarsi? Come sta cambiando il rapporto tra gli italiani e il matrimonio? E quali nuove sfide sono di fronte alla comunità cristiana? Nel numero della Difesa di domenica 11 dicembre, quattro pagine di approfondimento con le voci di sociologi, sindaci, esperti di pastorale familiare. 

Gli italiani e il matrimonio: più in comune che in chiesa

In Italia, nel 2015, sono stati celebrati 194.377 matrimoni, circa 4.600 in più rispetto all’anno precedente.
Che sia dinanzi a un prete o a un sindaco, è dunque in leggero aumento il “sì” congiunto. E’ il dato più evidente che emerge dall’ultimo rapporto dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, focalizzato su matrimoni, separazioni e divorzi.

L’analisi, pubblicata lo scorso 14 novembre, evidenzia quella che sembra essere un’inversione di tendenza: è da sette anni, infatti, che non si registra un trend così in crescita.
Anzi, al contrario, proprio nel periodo che va dal 2008 al 2014 le nozze, sia civili che religiose, sono diminuite in media al ritmo di quasi 10 mila all’anno. La statistiche, però, segnano dati positivi anche per il 2016: le indicazioni provvisorie relative al periodo gennaio-giugno, infatti, mostrano 3.645 celebrazioni in più rispetto allo stesso periodo del 2015.

In Veneto, seppur con numeri sensibilmente inferiori rispetto al 2008 (quando si registrarono 18.661 matrimoni), nel 2015 sono state celebrate circa 500 unioni in più dell’anno precedente, per un totale di 14.928.
Più fiori d’arancio e lanci del riso, osservando da vicino i dati regionali, nelle province di Treviso e Padova: nel Trevigiano, sono 193 le coppie che si sono sposate in più nel 2015 (2.607), mentre sono 149 nella città del Santo per un totale di 2.641.
Drastico, però, è il crollo dei matrimoni a Padova rispetto al 2008: quasi mille in meno, il segno più basso di tutto il Veneto.

Sono cambiati gli standard di vita e con loro anche le priorità: molti giovani decidono di sposarsi dopo una lunga convivenza o dopo aver completato il percorso di studi e aver trovato un’apparente stabilità lavorativa.

Si è alzata, così, di quasi due anni l’età media delle donne e degli uomini che si sposano per la prima volta: i celibi, in media, convolano a nozze a 35 anni; le nubili, invece, a 32.
Le incerte prospettive di vita e una propensione a conservare uno stretto legame familiare sottolineano la sempre più marcata difficoltà nel trovare una propria indipendenza: anche se il trend è in costante progressione sin dalla metà degli anni Settanta, lo scorso anno gli uomini di età compresa tra i 18 e i 30 anni che vivevano ancora con la famiglia erano l’80,9 per cento del totale; per le donne nella stessa fascia d’età la percentuale era pari al 69,7 per cento.

Ci si sposa di più in chiesa o in comune? Il 2015 segue la scia degli ultimi anni e segna l’aumento dei matrimoni celebrati con rito civile.
Sono stati, infatti, 88 mila e costituiscono il 45,3 per cento del totale, con un aumento dell’8 per cento registrato solo quest’anno.
«Gran parte di questo incremento – spiega l’Istat – è dovuto alle seconde nozze, o successive, che sono 33.579, quasi 3.000 in più rispetto al 2014. Ma il rito civile è sempre più scelto anche nei primi matrimoni di coppie italiane».
Anche per questo le funzioni diventano sempre meno “asettiche” e non solo limitate alla firma del contratto dopo la lettura degli articoli: composizioni floreali, letture di poesia e musica di sottofondo sono richieste sempre più diffuse tra i coniugi.
Netta è, però, la spaccatura tra Nord e Sud Italia: se nel Mezzogiorno è ancora sentito il sacramento e il rito tradizionale dinanzi all’altare (in Calabria l’81 per cento dei matrimoni del 2015 si sono svolti in chiesa), nelle regioni settentrionali le coppie prossime a unirsi optano sempre più esclusivamente per il rito civile:

in Veneto, se nel 2013 le due scelte erano pressoché alla pari, nell’anno passato il 53,8 per cento delle promesse di amore eterno sono state fatte davanti a un rappresentante dello stato. Padova rimane l’unica eccezione con il 51,8 per cento delle coppie che ha deciso di scambiarsi le fedi in chiesa.

Accanto ai matrimoni sono aumentate, però, anche le separazioni: negli ultimi vent’anni, rivela l’Istat, è raddoppiata la quota dei divorzi, passati dall’11,3 per cento del 1995 al 23,5 dei nostri giorni.
Se la durata media del matrimonio al momento della separazione è di circa 17 anni, la scelta di dividere le proprie strade è più bassa e meno frequente nel tempo tra chi ha deciso di sposarsi con il rito religioso.
A distanza di 10 anni dalle nozze, infatti, i matrimoni che sopravvivono sono praticamente gli stessi per chi si è sposato nel 1995 e tra le coppie che hanno scelto di convolare a nozze nel 2005.
«Per l'instabilità coniugale, i dati del 2015 risentono degli effetti delle recenti variazioni normative – sottolinea l’Istituto nazionale di statistica – In particolare l'introduzione del "divorzio breve" fa registrare un consistente aumento del numero di divorzi che ammontano a 82.469, 57 per cento in più sul 2014. Più contenuto è, invece, l'aumento delle separazioni, pari a 91.706, in crescita solo del 2,7 per cento rispetto all’anno precedente».

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