Permesso, grazie, scusa. E la famiglia va avanti

Famiglia luogo di intimità e di pace, famiglia luogo di conflitti. Spesso è tra le mura domestiche che si innescano meccanismi che portano due coniugi a intraprendere la dolorosa strada della separazione. Anche nei casi più difficili, cercare punti di incontro è possibile, soprattutto se sono presenti dei figli. Psicologa e conduttrice di "Gruppi di parola" per figli di genitori separati, Daniela Pipinato da anni opera nell'ambito familiare e ha dato vita a un sito che rappresenta un progetto: www.genitoripersempre.it

Permesso, grazie, scusa. E la famiglia va avanti

Famiglia luogo di intimità e di pace, famiglia luogo di conflitti.
Spesso è tra le mura domestiche che si innescano meccanismi che portano due coniugi a intraprendere la dolorosa strada della separazione. Anche nei casi più difficili, cercare punti di incontro è possibile, soprattutto se sono presenti dei figli. Psicologa e conduttrice di "Gruppi di parola" per figli di genitori separati, Daniela Pipinato da anni opera nell'ambito familiare e ha dato vita a un sito che rappresenta un progetto: www.genitoripersempre.it

Quali sono le cause di "battaglie" in famiglia?
«Credo che alla base di tante battaglie ci sia il mancato riconoscimento dell’alterità e della diversità dell’altro. C'è il gioco delle aspettative all’origine di molte crisi di coppia, il continuare a rimanere fermi sulla propria posizione senza comunicare ciò che mi attendo dall’altro ma aspettando che sia lui a capirlo e quindi ad agire di conseguenza. Ci sono poi coppie che vivono di “nostalgia”. Se non si è consapevoli che ciascun individuo cambia, che la relazione si trasforma e trasforma i protagonisti, si vivrà nella ricerca del sentimento di un tempo che produrrà la delusione di un qualcosa che non tornerà più e che non rende pronti ad accogliere la novità della relazione».

Quali sono le "buone pratiche" per mantenere un'atmosfera serena?

«Sulle buone pratiche mi permetto di riprendere le indicazioni di papa Francesco che sono tanto semplici quanto difficili da vivere nella quotidianità: chiedere permesso, scusa e grazie. Chiedere permesso è riflesso di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto dell’altro come altro da me. La capacità di ringraziare viene vista talvolta come segno di debolezza, ritengo invece che educarci ed educare i nostri figli alla gratitudine sia la base per diventare persone migliori. Infine “scusa”. Tante crisi di coppia o blocchi tra genitori e figli partono proprio dalla mancanza di questa parola. Saper chiedere scusa ci fa fare un passo di maturità nel riconoscere la nostra parte di responsabilità».

Perché queste "buone pratiche" servono in caso di separazione e quanto sono utili in presenza di figli?
«La separazione è un processo molto complesso. Se come genitori non si è attenti a proteggere i figli dall’emotività che come coniugi si sta vivendo, le ripercussioni non potranno che influenzare la capacità di elaborazione di questo passaggio critico e la loro crescita serena. Quando due persone riconoscono che la storia di una coppia può finire, ma quella tra genitori e figli è per sempre, in nome di questa corresponsabilità tanti riescono a mettere da parte le ferite per ricostruire un nuovo legame sul piano genitoriale. Un grande terapeuta e mediatore familiare, Robert Emery, sintetizzava questo dicendo che i genitori nella separazione sono chiamati ad amare i propri figli più di quanto hanno odiato o amato il proprio coniuge/partner».

Alla lunga quanto il cercare di "fare pace" serve per la crescita armoniosa dei figli e per la vita di coniugi che magari hanno deciso di separarsi?
«Provo a dare una mia interpretazione al “fare pace” facendomi aiutare dall’etimologia. L’origine della parola pace si ricollega alla radice pak-pag=legare, unire, saldare. Pace quindi come quel sentimento di armonia, di unione, che dovrebbe legare individui e popoli ma anche, e direi prima, quella capacità di essere in pace con sé stessi. Chiediamoci: quando ciascuno di noi può ritenersi in pace con sé stesso? La mia risposta va nella direzione del tenere unite, in armonia, le varie parti di sé, quelle di cui andiamo più orgogliosi con quelle che vorremmo eliminare».

«Se sapremo accettare le nostre fragilità saremo più capaci di accettare quelle dell’altro, sia che viviamo in una famiglia “unita” sia che viviamo in una famiglia “separata”, perché di famiglia sempre si tratta. Se come genitori riusciremo a vivere questi passaggi di continua accettazione delle nostre fragilità e di quelle dell’altro, trasmetteremo ai figli uno stile e un messaggio d'amore che va davvero aldilà della fine di una storia di coppia».

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