Unioni civili, fatta la legge non si placano le polemiche

Parola del card. Bagnasco: la legge sulle unioni civili «sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia» e «le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà». E il mondo politico rimane diviso, tra sostenitori della legge e annunci di referendum abrogativo.

Unioni civili, fatta la legge non si placano le polemiche

La legge sulle unioni civili «sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia» e «le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà».
Così il card. Angelo Bagnasco, martedì scorso aprendo i lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani. L’oggetto della preoccupazione del presidente della Cei è la recente approvazione alla Camera della legge che apre la strada anche in Italia al riconoscimento delle coppie dello stesso sesso.

Ma l’intervento del cardinale non è che l’ultima presa di posizione all’interno di un dibattito pubblico i cui toni non accennano ad abbassarsi.
Dibattito che peraltro segue un iter particolarmente travagliato a causa dei maldipancia di Area popolare all’interno della maggioranza. Tanto che in Senato dal maxiemendamento, presentato dal governo e passato con voto di fiducia, è stata stralciata la parte sulla stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner, su cui puntava il Pd.
Sono stati poi eliminati alcuni rimandi al codice civile sul matrimonio come l’obbligo di fedeltà. Via anche i riferimenti agli articoli 29, 30 e 31 della costituzione sostituiti gli articoli 2 e 3 della Carta sulle “formazioni sociali’’ e sull’uguaglianza tra tutti i cittadini.

La soddisfazione del premier Renzi
«Sono molto contento, oggi è un giorno di festa, l’Italia fa un passo in avanti – sono state le prime parole del premier Renzi – Era un giorno molto atteso. Naturalmente ci sono le polemiche di quelli che avrebbero voluto di più, di quelli che avrebbero voluto di meno, ma c’è una gioia molto forte, molto diffusa di coloro che finalmente vedono riconoscere diritti alle coppie omosessuali».
E tra chi avrebbe voluto di più ci sono certamente molte associazioni formate dalle cosiddette famiglie arcobaleno, per le quali la rinucia alle adozioni e l’esclusione dell’obbligo di fedeltà rappresenta la volontà dei negare alle unioni civili la stessa dignità del matrimonio etero.
Tra chi avrebbe voluto meno, un gruppo di parlamentari tra cui Eugenia Roccella (Idea), Lucio Malan e Maurizio Gasparri (FI) e Maurizio Sacconi (Ap), che hanno annunciato un referendum abrogativo, e gli organizzatori del Family day che per bocca del loro portavoce Massimo Gandolfini hanno giurato “vendetta” a Renzi in occasione del referendum sulle riforme costituzionali di ottobre al grido di #cenericorderemo.

E le politiche familiari?
Su basi ben diverse si regge il no a questa legge espresso dal Forum delle associazioni familiari che ha lanciato un altro hashtag #iostoconilbiberon per chiedere tre impegni ai candidati alle prossime amminisstrative.
A margine del congresso con il ministro competente Enrico Costa, in occasione della 22° Giornata internazionale della famiglia (domenica scorsa) il presidente Gigi De Palo ha scandito: «Le famiglie italiane saranno soddisfatte quando si vedranno riconosciuto il diritto a vivere e non sopravvivere in questo paese».
L’accusa, per nulla velata, al governo sta nella determinazione con cui ha deciso di portare avanti un provvedimento che riguarda «poche migliaia di italiani» ignorando «il paese reale». I dati in effetti sono impressionanti: l’Italia destina alle famiglie solo l’1,4 per cento del prodotto interno lordo (media Ue 1,7 per cento) e l’andamenti demografico cala di 20 mila nascite ogni anno: oggi nascono meno della metà dei nati negli anni più fecondi per il nostro paese, il 1964-65.
Si riaccende dunque l’annosa questione delle politiche a sostegno della famiglia spremuta in questi anni come un improprio ammortizzatore sociale. La proposta del ministro Lorenzin di raddoppiare il bonus bebè però non convince: i “pannicelli caldi” devono lasciare posto a un impianto organico di risorse e servizi, come per esempio la no tax area per famiglie povere o numerosa proposta dal Forum, capace di stemperare l’«inverno demografico» evocato dal card. Bagnasco.
Risale a due anni fa l’impegno del premier i questo senso: attendiamo la prossima legge di stabilità...

Opinioni a confronto: «Legge di civiltà», «No, da abolire»

«Una legge di civiltà non era più rinviabile nel nostro paese, chi vuole tutto è perché non vuole niente».
A pochi giorni dall’approvazione della legge sulle unioni civili, il deputato padovano Alessandro Zan, torna su queste parole scandite in aula durante la dichiarazione di voto del Partito democratico.
Omosessuale, da sempre impegnato nel movimento Lgbt, il suo intervento ha assunto valore di simbolico. Torna a ripetere Zan che si tratta di una legge di «buon senso», che «dà dignità a persone finora discriminate».
Un provvedimento a cui, lo ha detto tra i banchi della Camera, seguiranno altre battaglie per l’uguaglianza, a partire dalla riforma delle adozioni che porterà a tutte le coppie indistintamente la possibilità di adottare, stepchild adoption compresa. Ma a mente fredda i toni sono diversi: «In questo momento è difficile fare previsioni per il futuro. Intanto ci godiamo la portata storica di questa legge».
E anche sulla dura presa di posizione del card. Bagnasco le idee sono chiare: «Ognuno ha diritto a esprimere la propria opinione, tanto più un vescovo se parla a livello di magistero o di dottrina. Ciò che non è accettabile è che la chiesa intervenga addirittura sulle modalità di voto (fiducia, ndr). È necessario riconoscere l’autonomia del parlamento: i vescovi parlano ai cattolici, il parlamento a tutti i cittadini».
Oltre all’adozione del figlio del partner, dal testo è stata stralciato anche l’obbligo di fedeltà, «uno sfregio voluto da Alfano per distinguere unioni civili e matrimonio», ma all’orizzonte si muove già il comitato per il referendum abrogativo presieduto da Eugenia Roccella: «Chi ora si erge a paladino della famiglia tradizionale, fino a poco tempo fa sedeva nei governi Berlusconi che hanno azzerato il fondo per il sociale. Nuove politiche a sostegno della famiglia sono necessarie e non vanno in contrasto con le unioni civili: serve un welfare maturo come in Francia e in Germania, è il momento di aiutare le famiglie con i fatti e non con prese di posizione ideologiche».

Stesso partito ma differenza di vedute, il senatore cattolico Gianpiero Dalla Zuanna è stato tra coloro i quali hanno lottato per bloccare l’adozione del figlio del partner che avrebbe spalancato le porte all’utilizzo maternità surrogata.
«Su questo tema la dialettica è stata molto animata all’interno della stessa maggioranza – ammette – ma alla fine la gestazione per altri è rimasta fuori dalla legge. L’unico spiraglio per la genitorialità nelle coppie gay sta nella discrezione dei giudici in caso di adozioni speciali, esattamente com’era già prima di questo provvedimento».
Per quanto riguarda invece la sostanziale comparazione delle unioni civili al matrimonio Dalla Zuanna spiega come i due istituti siano distinti, certo «sul piano pratico gli effetti sono simili, ma in tema di eredità e previdenza, per esempio, l’articolo 3 della costituzione non ammette distinzioni. Senza contare poi che ci siamo mossi nel contesto di un paese altamente favorevole alla regolamentazione delle unioni civili, con punte del 90 per cento tra i giovani, cattolici compresi».
La chiesa forse teme che l’Italia si trovi ora su una specie di piano inclinato per cui, infranto un tabù, si arrivi a concedere molto altro, gestazione per altri (o utero in affitto) compresa. «Il rischio c’è – aggiunge il senatore cattolico – è necessario continuare a far sentire la nostra voce, evitando accuratamente di assumere posizioni oscurantiste su temi centrali come il fine vita. Occorre avere la lucidità di spiegare correttamente le nostre posizioni».
Infine, Dalla Zuanna boccia il referendum abrogativo sulle unioni civili: «Rischia di essere un autogol clamoroso che potrebbe marginalizzare le stesse posizioni da cui muovono i proponenti, che oltre ai parlamentari possono contare solo sugli organizzatori del Family day: convincere un paese sostanzialmente favorevole alle unioni civili ad andare a votare “sì” per abrogarle mi sembra un’impresa disperata».

Chi sta lottando perché questo referendum si celebri è invece Maurizio Sacconi. 
«In ogni anfratto di questa legge – spiega – si nota la presenza di una mano esperta che l’ha scritta per la legislazione successiva. L’utero in affitto non è presente? Il dispositivo è scritto affinché ogni tribunale italiano ed europeo possa sovrapporre queste unioni al matrimonio naturale e quindi capaci di genitorialità». La netta contrarietà di Sacconi deriva quindi dal fatto che da ogni punto della Cirinnà «trasuda la famiglia artificiale», per questo si parla di vita familiare, si compara l’unito civilmente al coniuge, si è voluto un rito ricalcato su quello del matrimonio, si prevede la comunione dei beni e l’utilizzo di un unico cognome. Sarà un «referendum sull’uomo».
«La linea politica prevalente del Pd, come pure dei 5 stelle – argomenta l’ex ministro – conduce un progetto di ingegneria antropologica che tende a costruire l’“uomo nuovo”, che nasce separato da una relazione d’amore procreativo, educato all’indifferenza di genere, costruisce relazioni labili e chiede assistenza al suicidio. La deriva è in atto. Cos’altro deve accadere?».

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