Miteni, si indaga per disastro ambientale

Il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri ha convocato le Mamme no Pfas e ha anticipato l'apertura di un fascicolo per disastro ambientale a carico dell'azienda di Trissino ritenuta responsabile della contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche che ha colpito la seconda falda acquifera d'Europa

Miteni, si indaga per disastro ambientale

Disastro ambientale. 
È questa la nuova ipotesi di reato a carico di Miteni, l'azienda chimica di Trissino (Vi) che secondo Arpav è la massima responsabile dell'inquinamento ultradecennale da Pfas. Una svolta fondamentale nella vicenda giudiziaria relativa a una delle più ampie emergenze ambientali in atto in tutto il Paese emersa stamattina quando alcune rappresentanti delle Mamme no Pfas sono state messe al corrente dell'andamento delle indagini dallo stesso procuratore capo Antonino Cappelleri.

Le indagini a carico di nove manager della spa - oggi di proprietà del colosso tedesco basato in Lussemburgo Icig - si erano aperte a gennaio 2017 e dovranno concludersi entro la fine di quest'anno. La pubblica accusa è dunque convinta di poter imputare a Miteni un inquinamento ambientale di proporzioni tali da configurarsi come disastro. Ma per averne la certezza, la procura ha commissionato alcune perizie di cui si attende l'esito entro l'estate.

«Abbiamo delegato alcune perizie ad alcuni tra gli scienziati più qualificati in materia - ha spiegato Cappelleri - Sappiamo che non c'è una grande omogeneità di vedute a livello mondiale di scienza e tutti aspettano come risolutore l'indagine epidemiologica che la Regione Veneto ha promosso e che però sarà completata nel giro di qualche anno. Quindi noi non crediamo di poter aspettare questi tempi perché il codice ci impone di chiudere prima il processo. Sicché stiamo pensando di vedere se le nostre perizie riescono ad accertare quantomeno la rischiosità, se non un effettiva conseguenza negativa sulla salute umana e se le perizie ci dovessero confermare un apprezzabile rischio per la salute umana possiamo configurare un reato di disastro ambientale e procedere».

Soddisfatte le Mamme no Pfas

Qualche settimana fa avevano manifestato proprio davanti al Palazzo di giustizia di Borgo Berga a sostegno del lavoro degli inquirenti. L'esposto da cui tutto è nato era stato depositato in procura proprio dal loro movimento alla fine del 2016 e l'obiettivo rimane il sequestro del sito per eliminare alla fonte ogni nuova possibilità di inquinamento.
Di «nuova speranza» data dal procuratore ha parlato Michela Piccoli, rappresentante dei gruppi vicentini, mentre la montagnanese Laura Facciolo ha fatto riferimento al buco normativo presente nel nostro Paese, che fino alla legge sui reati ambientali del 2015 non consentiva di perseguire chi contaminava l'ambiente con molecole come queste. «Occorre mettere in campo tutte le azioni precauzionali per impedire ceh aziende di questo tipo possano generare contaminazioni come questa».

Qualora fosse confermato il nesso di causalità tra la presenza di queste sostanze nelle acque potabili, e quindi negli alimenti, e alcune patologie potrebbe aprirsi un secondo filone di inchiesta, un nuovo processo che avrebbe come capo d'imputazione la provocata epidemia.

Nuova manifestazione domenica

Domenica intanto le Mamme no Pfas chiamano a raccolta i cittadini di tutte le province del Veneto per un accerchiamento simbolico della Miteni che prenderà vita alle 11.
La manifestazione "Difendiamo Madre Terra" proporrà una serie di laboratori e performance musicali nella prima Giornata nazionale contro i crimini ambientali, per chiudersi con la messa alle 15.

E il 12 maggio, un nuovo convegno dal carattere sanitario a Montagnana
I relatori questa volta saranno Carlo Foresta, illustre endocrinologo dell'Università di Padova, ed Elisa Dalla Benetta, medico di medicina generale che da tempo denuncia gli effetti dei Pfas sulla salute dei suoi pazienti.

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