Cina-Vaticano, l’accordo è vicino

Nonostante i rapimenti di due vescovi "sotterranei" nell'imminenza delle festività pasquali, i colloqui ufficiali tra Pechino e la Santa Sede procedono (in meno di due anni le parti si sono incontrate ben sei volte). L'arcivescovo di Hong Kong, John Tong, dalle colonne del suo giornale diocesano The Sunday examiner, sostiene che l'intesa di massima sarebbe già stata trovata, si tratta di ufficializzarla. Il vero nodo della questione rimane la nomina dei vescovi, che presuppone d parte cinese una grande apertura di fiducia nei confronti del papa.

Cina-Vaticano, l’accordo è vicino

Un primo, fondamentale, accordo tra Cina e Santa Sede sarebbe ormai prossimo. Anzi, un’intesa su una serie di punti all’ordine del giorno si sarebbe già trovata, si tratta ora di perfezionare il tutto e siglare ufficialmente.

È quanto si evince dall’articolo che il card. John Tonk, arcivescovo di Hong Kong, ha scritto nelle scorse settimane sulle colonne del settimanale della sua diocesi, The Sunday examiner, ripreso da Il Regno. I frequenti contatti degli ultimi anni, come conferma il cardinale, hanno trovato un importante sviluppo nell’insediamento di un gruppo di lavoro che ha affrontato uno per uno i problemi sul tappeto, a partire da quello più spinoso: la nomina dei vescovi.

La vera sfida, in questo senso, è l’instaurarsi di una vera «fiducia reciproca», annota Tong. Solo così Pechino potrà ammettere che l’ultima parola sull’ammissione di un candidato all’episcopato sia quella del papa. La questione, insomma, è nodale. Un accordo stabile sull’ordinazione dei vescovi aprirebbe alla normalizzazione delle relazioni tra le due parti.

Segnali contrastanti

Com’è noto infatti, oggi la chiesa in Cina vive una doppia identità: il cattolicesimo “ufficiale”, ammesso e riconosciuto dal governo, ruota tutto attorno all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, creata nel 1957 allo scopo di controllare le attività della chiesa; e il cattolicesimo “sotterraneo”, fedele a Roma e mal tollerato da Pechino.

Come sostiene il card. Tong, un accordo tra Santa Sede e Repubblica popolare porterebbe questi due rami cattolici, entrambi «alla ricerca di comunione e unità con la chiesa universale», a convergere in nome della fede comune. Ma le iniziative del governo nei giorni immediatamente precedenti la Pasqua hanno contribuito a confondere le acque. Da un lato, come riporta Avvenire, il vescovo ausiliare di Shangai, riconosciuto da Roma, Taddeo Ma Daqin, ha potuto celebrare pubblicamente la Pasqua per la prima volta, anche se non nella sua diocesi, bensì a Mindong, insieme al vescovo Zhan Silu, non riconosciuto dalla Sana Sede.

Dall’altro, ben due vescovi sotterranei sono stati rapiti nell’imminenza del Triduo pasquale. Si tratta di mons. Pietro Shao Zhumin, vescovo di Wenzhou (Zhejiang), che secondo quanto riporta l’agenzia Asia news è stato sequestrato dalla polizia per impedire che durante i riti della settimana santa potesse mettersi in contatto con la chiesa ufficiale di Wenzhou ed esercitare la sua autorità episcopale su di essa. Il 6 aprile era stato rapito anche mons. Vincenzo Guo Xijin, vescovo sotterraneo di Mindong. Alla base di entrambi i sequestri, ci sarebbe la volontà del governo di costringere i pastori ad aderire all’Associazione patriottica.

La linea del dialogo

Al di là dei singoli episodi, l’articolo del card. Tong conferma che la linea politica portata avanti dal suo predecessore, il card. Joseph Zen, incentrata sull’opposizione frontale tra Roma e Pechino in termini di libertà religiosa e diritti umani, è definitivamente superata. La linea del dialogo, come osserva il direttore de Il Regno Gianfranco Brunelli, trae giovamento anche dalla presenza del cardinale vicentino Pietro Parolin al centro dell’azione diplomatica della Santa Sede. Dopo la lettera ai cattolici cinesi di papa Benedetto XVI (2007) – che rimane il documento più importante del magistero sulla Cina – la nomina di Parolin, allora alla guida della delegazione vaticana che aveva concluso anche gli accordi con il Vietnam, a nunzio in Venezuela aveva causato un vuoto politico.

Con il nuovo segretario di stato i colloqui ufficiali tra Pechino e il Vaticano sono ripartiti: sei tra giugno 2014 e novembre 2016.

Gli ostacoli

E tuttavia, gli ostacoli sulla via dell’accordo non mancano. A partire dai sette vescovi illegittimi a causa della loro auto nomina e dell’auto ordinazione. La violazione del codice di diritto canonico è gravissima, al punto da incorrere nella condizione di scomunica, la cui revoca spetterà in futuro al papa. Tutti e sette i pastori, ricorda il card. Tong, hanno espresso la volontà di sottomettersi al pontefice. L’eventuale perdono da parte di Bergoglio tuttavia non significherebbe automaticamente anche il diritto ad amministrare una diocesi. Senza contare che a complicare la soluzione di questo caso ci sarebbero anche problemi di carattere morale nel comportamento di questi sette vescovi.

Ancor più spinosa, appare la questione dei trenta vescovi provenienti da comunità non ufficiali, legittimamente ordinati, ma non riconosciuti dal governo. È evidente, commenta l’arcivescovo di Hong Kong, che la nascita di una vera e propria Conferenza episcopale sarà possibile solo con l’inclusione di tutti i pastori. Ma, nonostante l’atteggiamento del governo verso le comunità sotterranee sia cambiato molto dagli anni Ottanta, i recenti rapimenti confermano la serietà del problema. I tempi si allungheranno.

E forse papa Francesco, sul volo di ritorno da Baku, il 2 ottobre, pensava proprio a questo quando parlando della “questione cinese” ha detto: «Si sta parlando, lentamente… le cose lente vanno bene».

In gioco, secondo il card. Tong c’è una libertà essenziale per il cattolicesimo: la nomina dei vescovi senza ingerenze dello stato. Cogliere ora questa libertà, mettendo in secondo piano la possibilità di diffondere la fede e fondare scuole e istituti educativi, «ci farà diventare una chiesa incompleta, ma autentica». Altrimenti si può «rinunciare a questa libertà essenziale, non ottenere nulla e quindi attendere la libertà completa: ma nessuno sa se e quando questo avverrà».

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