Francia, come cambia la laïcité ai tempi di Macron

Nuovo dialogo tra Stato e religioni. L'inquilino dell'Eliseo inaugura una formula innovativa per il confronto stabile e aperto con le comunità religiose. L'esempio della città di Lione e il ruolo del ministro degli Interni e dei rapporti con i culti, Gérard Collomb. 

Francia, come cambia la laïcité ai tempi di Macron

Il Presidente francese Emmanuel Macron si è impegnato a “trasformare” la Francia. E per l’inquilino dell’Eliseo tale trasformazione deve passare non soltanto da varie riforme sociali o fiscali, non soltanto da un rilancio dell’Europa, ma anche attraverso una rilettura della laicità.

La laicità interpretata come separazione totale tra i poteri pubblici e le religioni, fa parte intrinseca della cultura francese da più di un secolo.

È iscritta nella costituzione: “La Francia è una repubblica laica”. Nel rispettare il principio laico, il Presidente intende provocare un’evoluzione delle mentalità.

Il 21 dicembre scorso Macron ha ricevuto i capi delle religioni presenti in Francia, non per un incontro ufficiale, ma per una discussione libera su diversi argomenti: il laicismo, la scuola, l’accoglienza dei migranti, le leggi sulla bioetica, l’islamismo. L’incontro è durato più di due ore. Il vice presidente della Conferenza episcopale francese, mons. Pascal Delannoy, ha parlato di “un clilma di dialogo, di vero dialogo, in piena franchezza”.

Ogni anno, come da tradizione, il capo dello Stato riceveva i capi religiosi per lo scambio degli auguri a capodanno. Ma si trattava di un incontro molto formale, con un discorso del Presidente della Repubblica; non un vero “dialogo”.

Il 21 dicembre scorso, invece, è successo un evento differente:

una discussione, senza protocollo, che apre la strada a una “laicità del dialogo”, che riconosce alle religioni il diritto di esprimersi su tutti gli argomenti che interessano i cittadini, mettendo in luce la responsabilità sociale dei leader religiosi e dei credenti. Macron, infatti, parla di una “laicità di libertà”.

Il Presidente della Repubblica annuncerà prossimamente la creazione di una istanza di dialogo tra lo Stato e le religioni, per creare una nuova abitudine: quella dell’incontro tra religioni e Stato e tra le religioni tra loro. Se esistono già istanze di incontri tra lo Stato e la Conferenza episcopale o tra lo Stato e l’islam di Francia, o l’ebraismo, e luoghi e momenti di dialogo interreligioso, questa iniziativa risulta nuova:

perché organizzare un contatto, una forma di confronto strutturato tra tutti e con tutti, cambia tutto.

Tale iniziativa poggia sull’esempio della città di Lione dove funziona un’istanza di questo tipo, il gruppo “Concorde e Solidarité”, creato dal sindaco Gérard Collomb nel 2002, per alimentare il dialogo in tutte le direzioni, tra i credenti e tra il Comune e i credenti. Lione è diventata un laboratorio di una laicità rinnovata, moderna.

Oggi, Gérard Collomb è ministro degli Interni e ministro dei culti. Certamente la proposta del Presidente della Repubblica è fortemente ispirata all’esempio lionese, che viene da una città dove le tradizioni religiose sono antiche e rilevanti.

Jean-Dominique Durand

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Fonte: Dire - www.dire.it
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