Il Sud Sudan compie cinque anni, è lo stato più giovane al mondo

Nonostante le fragilità del Paese, Medici con l’Africa Cuamm è sempre rimasta nel Paese, per difendere il diritto alla salute di tutti: 426 mila le persone curate nel 2015; 20 mila le future mamme sottoposte a visita prenatale e 6.583 i parti assistiti; ora si punta sulla lotta alla malnutrizione.

Il Sud Sudan compie cinque anni, è lo stato più giovane al mondo

Sabato 9 luglio il Sud Sudan festeggia i primi cinque anni di indipendenza. Era infatti il 9 luglio del 2011 quando, dopo anni di tensioni e in seguito a un regolare referendum, il paese con capitale Juba, si separava dal Sudan, divenendo a tutti gli effetti quello che ancora oggi è il più giovane Stato del mondo. È stato un momento storico, carico di aspettative per la popolazione locale e anche per lo staff di Medici con l’Africa Cuamm, che dal 2006 era presente nel paese.

Molto presto però si è dovuto fare i conti con una nuova instabilità. Tra dicembre 2013 e aprile 2016, infatti, una nuova guerra civile ha coinvolto la fazione capeggiata dal presidente Salva Kiir e quella del suo ex vice presidente Riek Machar, segnando un’evidente battuta d’arresto nel processo di sviluppo del Sud Sudan. Finalmente ad aprile di quest’anno si è messo ufficialmente fine al conflitto, con il reintegro di Riek Machar nella sua carica di vice presidente di Salva Kiir, nel quadro del governo di unità nazionale previsto dagli ultimi accordi di pace.

«Non sono stati anni facili e adesso speriamo davvero che la situazione si stabilizzi – spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm – perché le guerre civili indeboliscono il tessuto sociale e ciò che i conflitti lasciano alle popolazioni sono miseria, una rete sociale e di lavoro quasi inesistente, l’indebolimento delle forme di aiuto. Ed è così che un paese già fragile sembra andare in pezzi. Noi del Cuamm però non ce ne siamo andati, anzi: siamo rimasti a fianco della popolazione, per garantire l’accesso alle cure a tutti, ma soprattutto alle mamme e i bambini, i più deboli tra i deboli. Nel 2015, nelle strutture in cui operiamo nel Paese, abbiamo curato 426.000 persone, di cui oltre 156.800 bambini al di sotto dei cinque anni. Tra ospedali e strutture periferiche da noi supportate siamo stati in grado di assistere 6.583 parti e di sottoporre quasi 20.000 future mamme alla prima visita prenatale».

Numeri che rispecchiano l’espansione dell’area di intervento del Cuamm, in risposta all’aumentare del bisogno. Oltre 900.000 persone oggi possono fare affidamento sui servizi sanitari garantiti dal lavoro dei 700 operatori locali ed internazionali impiegati in Sud Sudan con il Cuamm, in una situazione in cui il sistema sanitario nazionale è praticamente inesistente.

«Il quinto anniversario dell'indipendenza dovrebbe essere una tappa importante per la nazione più giovane del mondo, un momento di orgoglio e di unità nazionale – spiega Valerio Granello, rappresentante Paese a Juba di Medici con l’Africa Cuamm –. Quest'anno però non sono previste celebrazioni. Il Ministro per l’Informazione di recente ha comunicato che i fondi saranno destinati a contribuire a colmare il gap per pagare i salari dei dipendenti pubblici, che in molti casi non sono pagati da febbraio, per il contesto di profonda crisi economica in cui si trova il paese».

Medici con l'Africa Cuamm in Sud Sudan

In dieci anni, dall’ospedale di Yirol, nell’ex Stato dei Laghi, primo presidio del Cuamm, l’intervento di Medici con l’Africa Cuamm si è esteso a quello di Lui a Mundri East e poi ancora all’ospedale di Cueibet. Alla dimensione ospedaliera si è aggiunta quella di sanità pubblica sul territorio: il Cuamm è attualmente presente in 6 contee (Yirol West, Rumbek North, Rumbek Centre, Rumbek East, Mundri East e, più di recente, Wulu), di cui sostiene 81 strutture sanitarie.

Molti passi avanti sono stati fatti: a Yirol, sotto la direzione sanitaria del Cuamm, è stata inaugurata quest’anno la nuova neonatologia e una casa d’attesa per le donne prossime al parto: si punta quindi a superare i 1.400 parti assistiti nell’ospedale nel 2015.

Lui nel 2014 è stata aperta una scuola per infermiere e ostetriche, perché lavorare “con” l’Africa significa per il Cuamm puntare anche sulla formazione del personale locale. Proprio a Lui, inoltre, a settembre 2015 gli operatori del Cuamm hanno dovuto fronteggiare l’emergenza legata agli sfollati della contea: persone che hanno lasciato le case per mettersi al sicuro dagli scontri al tempo in corso. Non era la prima emergenza sfollati che il Cuamm si è trovato ad affrontare: era già successo nel 2013 a Yirol, con lo scoppio della guerra civile.

Con il 2016 al problema degli scontri e della forte crisi economica legata al drastico calo del prezzo del petrolio (principale fonte economica del Sud Sudan), si è aggiunto il problema della siccità e degli scarsi raccolti. Ad aprile la Fao ha lanciato l’allarme carestia, ma già dall’inizio dell’anno Medici con l’Africa Cuamm aveva scelto di puntare sul potenziamento della lotta alla malnutrizione. Nelle strutture supportate, solo nel primo trimestre del 2016, sono stati sottoposti allo screening per la malnutrizione 5.800 bambini, 534 dei quali passati alla terapia nutrizionale.

 

La scheda

La situazione attuale nel Paese

Il Sud Sudan, con capitale Giuba, è un paese collocato nel centro-est dell’Africa, ricco di foreste, paludi e prati ma senza sbocchi sul mare. Confina a nord con la Repubblica del Sudan, a sud con l’Uganda, a sud-est con il Kenya, a sud-ovest con la Repubblica Democratica del Congo e a est con l’Etiopia.

Le zone del Sud Sudan e della repubblica del Sudan erano parte dell’ Egitto fino al 1956. Dopo la prima guerra civile nacque nel 1972 la regione autonoma del Sud Sudan e durò fino al 1983. Sì scatenò una seconda guerra civile che venne risolta con il rispristino dell’autonomia del Sud Sudan nel 2005. Il 9 luglio 2011 attraverso un referendum svolto mesi prima, il Sud Sudan è diventato uno stato autonomo con il 99% dei voti, diventando lo stato più giovane. Subito dopo il paese è entrato a far parte delle Nazioni Unite, dell’Unione Africana e ha firmato le convenzioni di Ginevra.

La popolazione è di circa 12 milioni di abitanti, concentrati nelle zone rurali.

I Dinca è l’etnia più diffusa e in contrasto con i Nuer; mentre i Shilluk, Acholi e Lotuhu sono presenti in minoranza nel paese.

Gran parte della popolazione è legata ai credi tradizionali, principalmente animisti, ma una si conta una considerevole presenza di cristiani, stimati intorno ai 2 milioni.

Le 60 lingue indigene parlate nel Sud Sudan vengono divise in Nilo-sahariana e Niger Congo, mentre lingua ufficiale è l’inglese e l’arabo funge da lingua franca in alcune situazioni.

Il Sud Sudan, oggi diviso in 10 stati, è un paese molto povero con il grado più alto di analfabetismo femminile e mortalità materna, che fonda la sua economica sull’ export di legname e petrolio, elemento presente in grandi quantità al sud che a causa della mancanza di infrastrutture deve essere raffinato al nord.

Proprio la gestione del petrolio ha portato alla contesa tra i due stati e dopo il mancato accordo sulla spartizione dei profitti del petrolio con il governo sudanese, il Sud Sudan si è fortemente impoverito.

Nel dicembre 2013 è iniziata la guerra civile tra i sostenitori del presidente sudanese Salva Kiir e i ribelli capeggiati dall’ex vice presidente Riek Machar. Inoltre l’antica inimicizia tra i dinka, gruppo etnico del presidente, e i nuer, a cui appartiene Machar, rende il conflitto ancora più aspro. Questo scontro tutt’ora in corso sta portando alla distruzione di uno stato nato con grosse difficoltà, dato che il costante clima di guerra priva i cittadini di tutti i beni di prima necessità e li costringe a fuggire dalle loro case e a rifugiarsi nei campi di accoglienza allestiti dall’ONU. Il sistema sanitario nazionale non riesce a sostenere l’immensa richiesta di cure dovuta anche all’ aumento dei casi di colera. Medici con l’Africa Cuam sostiene la popolazione locale curando in particolare mamme e bambini e insegnando le pratiche infermieristiche.

Sono sempre più frequenti gli atti di violenza sulla popolazione che rischia di essere decimata in un contesto di guerra che sta sfuggendo di mano.

(a cura di Federico Paccagnella)

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