Macron presidente: una vittoria preziosa, ma le paure non sono superate

Questa volta la posta in gioco era veramente alta e l’insediamento all’Eliseo dell’europeista Macron rasserena le altre cancellerie europee e tutti coloro che in un’Europa unita continuano a credere; i quali, tuttavia, commetterebbe un grave errore se, tirato un sospiro di sollievo, si sedessero sugli allori di questo risultato, trascurando i gravi problemi e le difficoltà che rimangono immutati sul tappeto.

Macron presidente: una vittoria preziosa, ma le paure non sono superate

La vittoria di Emmanuel Macron su Marine Le Pen nelle elezioni presidenziali francesi non ha rappresentato la consueta contrapposizione di candidati nell’ambito di una normale competizione tra partiti o movimenti politici.
Il Front National della Le Pen si propone, infatti, come una forza anti-sistema, la cui ragion d’essere sta nell’obiettivo rivoluzionario di cambiare i riferimenti fondamentali su cui si base la Repubblica francese: innanzitutto il suo ruolo in Europa, che dovrebbe portare alla disgregazione del progetto comunitario per sostituirlo con il pieno recupero delle sovranità nazionali.
Senza la Francia, ideatrice e motore propulsivo con la Germania del processo storico di integrazione europea, non sarebbe nemmeno concepibile la sopravvivenza di quella che oggi è diventata l’Unione europea.

Questa volta, dunque, la posta in gioco era veramente alta e l’insediamento all’Eliseo dell’europeista Macron rasserena le altre cancellerie europee e tutti coloro che in un’Europa unita continuano a credere; i quali, tuttavia, commetterebbe un grave errore se, tirato un sospiro di sollievo, si sedessero sugli allori di questo risultato, trascurando i gravi problemi e le difficoltà che rimangono immutati sul tappeto.

Analizzando attentamente i dati elettorali complessivi, infatti, non si deve dimenticare che al primo turno la metà dei francesi ha espresso le proprie preferenze per candidati che sostenevano programmi politici assimilabili o sovrapponibili a quello del Front National di Marine Le Pen.

Gli strali contro le disfunzioni delle istituzioni comunitarie e dell’euro, le oggettive difficoltà economiche che attanagliano vasti strati della popolazione francese ed europea in termini di disoccupazione, impoverimento e mancanza di crescita, le paure legate all’incapacità di gestire il fenomeno dell'immigrazione, unite alle angosce suscitate dal terrorismo di matrice islamica, la globalizzazione percepita come minaccia alla propria sicurezza e identità: tutto questo costituisce un preoccupante campanello d’allarme che inchioda le autorità politiche a precise e inderogabili responsabilità e impegni.

Del resto, anche lo stesso ballottaggio delle presidenziali francesi non nasconde quelle che sono evidenti criticità nella pur netta affermazione di Macron.
Netto, infatti, è anche l’aumento degli elettori che hanno espresso il loro malcontento e disaffezione politica optando per l’astensione o la scheda bianca.
Senza considerare che tra un mese in Francia ci saranno le elezioni politiche e, se non si formerà una maggioranza parlamentare a lui favorevole, il neo-eletto presidente Macron sarebbe costretto a una difficile coabitazione col governo, che dimezzerebbe i suoi poteri.

L’Unione Europea oggettivamente si trova a un bivio, la sua sopravvivenza non può più essere data per scontata, nemmeno dopo la vittoria dell’europeista Macron.
Piuttosto, le istituzioni comunitarie e i governi europei dovrebbero vivere questa come l’ultima chiamata per affrontare le riforme che si impongono nella gestione dell’euro e per approntare i piani non più rinviabili nella realizzazione dell’unione bancaria, dell’armonizzazione delle politiche fiscali e di programmi di investimenti e coesione sociale. I tempi stringono e non è detto che ci siano prove di appello.

Stefano Verzè

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