Nella Striscia di Gaza. "Solo un miracolo ci darà futuro"

Davanti all’emergenza umanitaria in corso a Gaza, dove alle già gravissime carenze idriche e igienico-sanitarie si è aggiunta da diversi giorni anche quella relativa alla fornitura di energia elettrica, “solo 2 ore e mezza al giorno”, “pensare al futuro è molto difficile, per questo è meglio concentrarci sul presente per provare a renderlo più vivibile”. È la testimonianza che arriva al Sir da padre Mario Da Silva, parroco della parrocchia della Sacra Famiglia, l’unica cattolica della Striscia, composta da soli 138 fedeli.

Nella Striscia di Gaza. "Solo un miracolo ci darà futuro"

«Qui viviamo giorno per giorno. Non pensiamo al futuro. A quel futuro che solo un miracolo può regalarci».

Padre Mario Da Silva, parroco della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica della Striscia di Gaza, usa le parole di alcuni suoi fedeli per rispondere alla “solita” domanda che giunge dall’altro capo del telefono: «Com'è la situazione giù da voi?». Da quando, 10 anni fa, il movimento integralista islamico Hamas ha preso il potere, provocando il conseguente blocco israeliano e egiziano, la vita nella Striscia è quasi impossibile.

Vecchi numeri e nuove emergenze

Secondo vari organismi internazionali, il 42 per cento circa dei due milioni di gazawi è disoccupato, l’80 per cento vive grazie agli aiuti dall’estero e il 40 per cento riceve acqua solo due volte a settimana. Carenze igieniche e sanitarie si sommano all’insicurezza alimentare e alle difficoltà legate alla lenta ricostruzione successiva alle campagne militari israeliane, i cui segni sono ancora visibili sul terreno e hanno la forma di macerie di infrastrutture e case distrutte o danneggiate. Ora da diversi giorni si è aggiunta l’emergenza relativa alla fornitura di energia elettrica, divenuta campo di battaglia tra Hamas e l’Autorità nazionale palestinese (Anp) – del presidente Abu Mazen che controlla la Cisgiordania – con Israele, ente erogatore, spettatore interessato.

L’Anp, infatti, per costringere Hamas a lasciare il potere nella Striscia, ha deciso di non pagare più per intero la bolletta a Israele, provocando la riduzione della fornitura. Oggi l’energia elettrica viene erogata solo per due ore e mezza invece che per 8. Il presidente palestinese ha anche tagliato del 30 per cento gli stipendi a 70 mila impiegati dell’Anp e ridotto il finanziamento per il gasolio della centrale elettrica di Gaza.

Scampoli di sorrisi

«Pensare al futuro in queste condizioni di vita è molto difficile, per questo è meglio concentrarsi sul presente per provare a renderlo più vivibile», ammette padre Da Silva, che a Gaza guida una comunità composta da soli 138 fedeli. La piccola comunità cristiana (cattolici e ortodossi insieme raggiungono a malapena le 1.500 unità su una popolazione complessiva di due milioni di gazawi), spiega il parroco, «paga duramente il taglio degli stipendi degli impiegati e i pensionamenti decisi da Abu Mazen. Molti sono cristiani. Così se prima avevano desiderio di andarsene via da qui, ora questa voglia è aumentata ancora di più. A Gaza la gente è molto arrabbiata».

Anche tra i religiosi la situazione non sembra migliore. «Non possiamo uscire dalla Striscia e questo per noi è un grande problema – dice preoccupato – da qualche mese Israele nega i permessi. La prossima settimana dovrò uscire dalla Striscia ma non so se potrò rientrare». E così tra qualche razzo palestinese sparato in aria di tanto in tanto e qualche raid aereo israeliano, la vita scorre a Gaza. Con qualche sorriso.

«Ora le scuole sono chiuse. Abbiamo da pochi giorni concluso il nostro Summer Camp (dal 1° giugno), cui hanno partecipato circa 200 tra bambini e ragazzi, cattolici e ortodossi, aiutati da 20 educatori. Sono state giornate intense e ricche di attività vissute all’interno della nostra parrocchia. La mattina adunata e inno del campo, la messa e la colazione. A seguire la catechesi e il tempo di gioco fino all’ora di pranzo. Nel pomeriggio tutti impegnati nei laboratori: musica, danza, circo, lavori in gesso, ricamo. Sono stati giorni bellissimi in cui i nostri bambini hanno potuto accarezzare scampoli di vita normale, cosa che qui nella Striscia non è affatto facile».

Perché a Gaza si vive «giorno per giorno. Senza pensare al futuro. Quel futuro che solo un miracolo può darci».

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Fonte: Sir