Rohingya, gli ultimi del mondo

La tragedia dimenticata: più di 600 mila si affollano nei campi profughi oltre frontiera, cercando di sopravvivere in condizioni disumane. Cacciati dai birmani, sopportati dai bengalesi: solo il papa ha parlato di loro, chiedendo perdono a nome del mondo.

Fonte UNHCR

Quanti sono i Rohingya, il popolo di origine bengalese e di religione islamica che i birmani stanno cacciando dal loro territorio in quanto appunto “diversi”? Almeno 655 mila si trovano in condizioni di sopravvivenza oltre i confini, nel Bangladesh, uno dei Paesi più poveri del mondo e che comunque riesce in qualche modo a provvedere a questi disperati, anche se i Rohingya a loro volta sono poco tollerati dagli stessi bengalesi: dividere il niente è qualcosa che non sempre è gradito da chi appunto non ha niente.

Papa Francesco ha chiesto perdono a nome del mondo intero per la loro tragedia. Ha toccato con la sua pelle cosa sia questa discriminazione nel suo recente viaggio in Myanmar, l’ex Birmania. Dal canto loro, racconta il giornalista Giuliano Battiston che ha appena visitato quei campi profughi, «sono stati felici che per qualche giorno l’attenzione del mondo si sia posata su di loro, cacciati dai birmani, sopportati dai bengalesi». 

Pochi tra di loro conoscono Francesco: quando parliamo di povertà e di emarginazione da tutto, difficilmente potremmo immaginarne di maggiore. Eppure affrontano questa tragedia con enorme sopportazione: nei campi profughi grandi come città, s’industriano a realizzare qualche catapecchia, a provare miseri commerci, piccoli lavori di artigianato. Vogliono essere autosufficienti, chiedono solo che il Myanmar li riconosca come cittadini di serie A, al pari delle altre 130 etnie che popolano il Paese del Sudest asiatico. Ma per la legge birmana non lo sono, e i militari li cacciano dai villaggi dopo averli derubati o peggio ancora. Non sono birmani, non sono buddisti, non sono nulla.

Le nuvole nel frattempo si stanno intensificando. Il governo del Bangladesh – finora esemplare in quanto ad accoglienza (i bengalesi “orientali” sono 180 milioni in un territorio più piccolo dell’Italia) – ora ha stipulato un accordo con quello del Myanmar per rimandare indietro i Rohingya in quelle che sarebbero le loro terre da sempre. Bella cosa, in teoria. Peccato che ad attenderli oltreconfine ci siano ancora le milizie paramilitari che li avevano spinti a fuggire… (N. S.)

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