"Riscopriamo il vero significato del Cammino"

Ad accogliere i pellegrini, soprattutto italiani, che arrivano ogni giorno a Santiago ci sono i padri e le suore dell'Opera Don Guanella. Per ricordare che il vero obiettivo del viaggio è l'incontro con la tomba dell'apostolo Giacomo.

"Riscopriamo il vero significato del Cammino"

In otto anni a Santiago di Compostela padre Fabio Pallotta, dell’opera Don Guanella, di pellegrini ne ha visti a migliaia.
Ognuno con le proprie aspettative, in cerca di una risposta ai drammi della vita. Lui avrebbe preferito che il cammino non fosse mai diventato una moda, che Paulo Coelho non gli avesse mai dedicato un libro e che chi parte “perché si conosce tanta gente” se ne andasse piuttosto a Ibiza.

Per ridare al pellegrinaggio quella dimensione spirituale con la quale è nato e che sta progressivamente perdendo, padre Pallotta celebra messa in italiano tutti i giorni tranne la domenica alle 10 nella cappella del Cristo di Burgos, nella cattedrale di Santiago.
A seguire una meditazione, sempre affollatissima, anche da giovani. Segno che lo spazio per lavorare sulle motivazioni religiose del cammino c’è. E siccome oltre a essere cappellano degli italiani in cattedrale è anche superiore della missione dei Guanelliani lungo il cammino, ogni sera alle 18 tiene una meditazione sul senso di questo pellegrinaggio anche ad Arca, tappa finale del percorso francese, quello più tradizionale.

In più come ogni estate i padri e le suore guanelliane organizzano un cammino per i giovani dai 18 ai 35 anni, che quest’anno si svolgerà dal 7 al 15 luglio, lungo gli ultimi 130 chilometri dell’itinerario francese, partendo da Sarria. Nell’annunciarlo, si avvisa che “non è una marcia qualsiasi, né un camminare turistico, ma una proposta spirituale: ci saranno momenti di meditazione e di preghiera quotidiani. Il nostro testo di riferimento del Cammino sarà il Vangelo” (info su www.guanellianisantiago.it ). L’aspetto sul quale insiste padre Fabio Pallotta, anche durante le meditazioni, è proprio questo.

Ai pellegrini italiani ricorda che la vera meta del cammino è la tomba di San Giacomo e raccomanda di non perdere l’occasione di questo incontro, che rappresenta l’essenziale del percorso. Eppure, paradossalmente, molti pellegrini non sanno nemmeno che esiste. È più conosciuta la tradizione di abbracciare la grande statua dell’apostolo posta dietro l’altare, per chiedere protezione e scaricare sulle sue spalle le proprie fatiche. Ed è più atteso il rito del botafumeiro, il grande turibolo appeso al centro del transetto che viene fatto oscillare fin quasi a sfiorare il soffitto. «Ma il vero frutto del viaggio – ricorda padre Fabio Pallotta ai pellegrini – è l’incontro con l’apostolo che diede la sua vita per Cristo. E provoca la domanda: io, la mia vita, per chi la sto dando?».

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Parole chiave: Cammino-di-Santiago (2), pellegrinaggio (35)