A un anno dalle elezioni aumenta il senso di appartenenza degli europei

I risultati dell'indagine Eurobarometro appena pubblicata, a un anno dalle elezioni europee, indicano un crescente parere favorevole nei confronti dell’Ue. Per la prima volta, il 48 per cento dei cittadini europei ritiene che «la loro voce conta». Molte le indicazioni che emergono sia rispetto al sentirsi europei che a quanto i rappresentanti dell’Ue dovrebbero fare per dare risposte positive e concrete ai cittadini dell’Unione.

A un anno dalle elezioni aumenta il senso di appartenenza degli europei

L'ultimo sondaggio Eurobarometro, pubblicato a un anno dalle elezioni europee del maggio 2019, mostra un aumento del sostegno dei cittadini per l'Unione europea.

Oltre i due terzi degli intervistati (il 67%) sono convinti che il loro paese tragga beneficio dall'essere un membro dell'Ue. Si tratta del punteggio più alto mai misurato dal 1983 e, per la prima volta, la maggioranza degli intervistati (48%) ritiene che la propria voce sia importante per l'Ue.

Quasi un terzo degli intervistati (32%) conosce la data delle prossime elezioni e il 50% si dice interessato a questo appuntamento. 

«Le prossime elezioni europee — ha sottolineato il presidente Tajani — saranno senza dubbio una battaglia, non solo tra i partiti tradizionali di destra, sinistra e centro, ma anche tra coloro che credono nei vantaggi di proseguire con la cooperazione e l'integrazione a livello dell'UE e coloro che vanificherebbero i risultati raggiunti negli ultimi 70 anni».

Terrorismo, lavoro, immigrazione. Le questioni cruciali

Per la prossima campagna elettorale, gli europei considerano prioritarie le questioni riguardanti la sicurezza e le scelte relative alla prosperità personale e al benessere.
Il 49% degli europei cita la lotta al terrorismo come tema prioritario di campagna, seguito da "lotta alla disoccupazione giovanile" (48%), immigrazione (45%), economia e crescita (42%). Circa un terzo degli europei cita la lotta contro i cambiamenti climatici e la protezione dell'ambiente (35%).
La promozione dei diritti umani e della democrazia, nonché la protezione sociale dei cittadini dell'UE sono elencati come prioritari dal 32% degli intervistati.

La maggioranza degli intervistati continua ad essere soddisfatta del modo in cui la democrazia opera nel proprio paese (55%) e nell'UE (46%), ma non va sottovalutato il fatto che i cittadini di alcuni Stati membri più grandi mostrano un grado significativamente più basso di soddisfazione per il funzionamento della democrazia nell'Ue. Ciò diventa ancora più chiaro quando il livello di soddisfazione per il modo in cui funziona la democrazia viene messo in relazione al Pil pro capite e alla  disoccupazione.

L'indagine ha anche esaminato le opinioni dei cittadini sui partiti politici nuovi ed emergenti.
Tra il 2013 e il 2018, oltre 70 nuovi partiti e alleanze politiche sono emersi negli Stati membri dell'Ue, alcuni dei quali hanno partecipato con successo alla protesta contro l'establishment politico.

Alla richiesta di un giudizio, la maggioranza degli europei li percepisce piuttosto positivamente: la metà degli intervistati non considera tali partiti o movimenti una minaccia per la democrazia, il 56% crede che nuovi partiti e movimenti possano portare cambiamenti reali e il 53% i è d'accordo sul fatto che potrebbero trovare nuove soluzioni migliori rispetto all'istituzione politica.

Per quanto riguarda l’ipotesi di usare il processo “Spitzenkandidaten”, cioè quello dei "candidati-guida" che i partiti selezionano come loro favoriti, i cittadini lo vedono come uno sviluppo positivo e il 49% dice che li incoraggerebbe a votare nelle prossime elezioni europee, ma il 70% degli intervistati vorrebbe che fosse accompagnato da un vero dibattito sulle questioni europee e sul futuro dell’Unione europea. L
a maggior parte degli intervistati concorda sul fatto che il processo Spitzenkandidaten apporti maggiore trasparenza (63%), sia un progresso significativo per la democrazia europea (61%) e dia più legittimità alla Commissione europea (60%).

Dal sondaggio emerge anche quale sia la percezione del voto: per la maggioranza (47%) votare «è il loro dovere di cittadini», il 33% pensa che «possono cambiare le cose votando».
Altri motivi riguardano la sensazione di essere europei (30%) e il desiderio di sostenere l'Ue (29%). In misura minore, il ballottaggio europeo è anche considerato un'occasione per esprimere il malcontento generale nei confronti dell'Ue (21%) o del governo nazionale (17%).

Il sondaggio ha anche indagato sui principali motivi per cui le persone decidono di non votare nelle elezioni europee.
Una grande maggioranza pensa che le persone si asterranno perché «credono che il loro voto non cambierà nulla» (60%), «diffidano del sistema politico” (48%) o «non sono interessati alla politica o alle elezioni in generale» ( 43%).

Anche la mancanza di informazioni è un elemento rilevante da prendere in considerazione, poiché i cittadini ritengono che le persone potrebbero astenersi perché «non conoscono abbastanza il ruolo del Parlamento europeo» (34%), o «ritengono di non essere sufficientemente informati su il posizionamento dei diversi partiti politici su questioni europee» (22%).
Alcuni intervistati pensano che «il Parlamento europeo non tratti sufficientemente i problemi che riguardano persone come loro» (32%) o che i potenziali astenuti siano «contro l'Europa, l'Ue, la costruzione dell’Europa» (17%). Anche le ragioni tecniche giocano un ruolo considerevole, poiché il 15% degli intervistati ritiene che le persone non voterebbero perché potrebbero non avere «tempo o qualcosa di più importante da fare», mentre il 12% «non sa dove o come votare».

Il 17% degli intervistati dichiara inoltre che gli europei voterebbero per «partecipare alla scelta del prossimo presidente della Commissione europea».

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