Al Milcovich si gioca e si ride: attraverso lo sport si può insegnare l'integrazione

Tre giorni di sport, danze, musica e tante iniziative culturali nel parco dell'Arcella: è il primo festival organizzato dalla polisportiva San Precario. Nata nel 2007 con l'intento di trasmettere i valori più genuini dello sport, la polisportiva si è impegnata nel ridare vita al Milcovich. Tornei e tanto divertimento all'insegna del rispetto, dell'uguaglianza contro ogni forma di razzismo e intolleranza. 

Al Milcovich si gioca e si ride: attraverso lo sport si può insegnare l'integrazione

«I soldi non comprano la vita». Sono le ultime parole sussurrate da Bob Marley al figlio Ziggy prima di spegnersi l’11 maggio 1981. In punto di morte chiese, inoltre, di essere sepolto con alcuni oggetti personali, tra cui un pallone: piccoli, ma significati simboli della visione libera del cantante che, contro politiche capitalistiche e mercenarie, ha difeso i valori tradizionali, innalzando anche lo sport a spirito di fratellanza, genuinità e coesione.  

Una polisportiva contro il razzismo - La polisportiva San Precario da quasi dieci anni prova a diffondere gli stessi valori: nata nel 2007 quasi come rigetto all’ultimo scandalo calcistico che ha coinvolto l’Italia e desiderosa di riportare la pratica sportiva alla sua essenza nel rispetto dell’avversario e contro ogni forma di razzismo e discriminazione, la polisportiva ha iniziato la sua avventura prima con una squadra di calcio a 11 e poi via via con altre realtà agonistiche. Oggi conta un centinaio di iscritti e si articola tra basket, pallavolo e anche calcio a cinque; è seguita da numerosi tifosi che sventolano per i palazzetti e per gli stadi il vessillo di un santo piuttosto strampalato, ma che racchiude la quotidianità di molti giovani: la precarietà.

Risistemati i campetti per il festival - Sulla scia di quanto costruito in questi anni, la polisportiva, lo scorso maggio, ha deciso di organizzare il primo “San Precario sport festival”: dal 20 al 22, tre giorni inseguendo un pallone tra arte, musica, danze popolari e tanta cultura senza distinzioni di età ed etnie, nel verde del parco Milcovich, nel quartiere Arcella. Una scelta, evidentemente, non casuale: «Il primo passo dell’iniziativa è stata la campagna “spazio allo sport”, nata dopo l’aumento degli affitti delle palestre e dei campi che non ha consentito l’iscrizione ad alcune società – spiega Alvise, uno degli organizzatori dell’evento – Essendo lo sport un forte valore sociale che non può essere ostacolato, attraverso varie segnalazioni, abbiamo realizzato una mappatura di campetti, parchi, palestre e spazi sportivi adibibili allo sport, ma inutilizzati o abbandonati. Il parco Milcovich, per quanto sia frequentato, è lasciato un po’ a se stesso e quindi abbiamo pensato che potesse essere un buon punto di partenza per coinvolgere la città».

Dal pranzo multietnico alla lettura di poesie - I ragazzi, dunque, si sono rimboccati le maniche per rimettere in sesto il parco: hanno riverniciato le linee dei campi, hanno montato una retina al canestro e una porta da calcio, hanno rifatto i corrimano, mettendo in sicurezza le strutture con l’intento di lasciare il giardino più bello di come l’avevano trovato. La grande bellezza, però, è stato vedere il Milcovich vissuto e attraversato da centinaia di persone: un’empatia naturale che, come la tavolozza di un pittore, si è riempita di molteplici colori. «Dal pranzo multietnico, alle poesie scritte dagli alunni della scuola Mantegna contro la discriminazione - racconta Gianluca della polisportiva – fino alle danze africane e alla pizzica, sono state tante le iniziative che si sono integrate a eventi culturali come la presentazione di documentari e a discipline sportive come lo yoga, la boxe, la capoeira, il muay thai e i tornei, come la Welcome cup». 

Il Welcome team, la squadra composta da italiani e rifugiati - Con 25 squadre provenienti da tutto il Veneto, la manifestazione prende il nome dalla squadra di calcio a cinque, appunto il Welcome team, ultima arrivata nella San Precario: «L’anno scorso, in risposta alla difficile situazione migratoria e in contrasto alle politiche di barriera, abbiamo sentito la necessità di andare oltre seguendo il principio di accoglienza e di collaborazione – commenta Michele - Così è nata questa squadra eterogenea composta da richiedenti asilo e ragazzi provenienti da tutta Italia per dimostrare come differenze di etnia, luogo di provenienza o religione sono in realtà una fra le più grandi ricchezze che abbiamo fra le mani».

Il parco Milcovich al centro del mondo - Ricchezza che, almeno per pochi giorni, han proiettato l’Arcella e parco Milcovich al centro di Padova: luogo di spaccio e spesso in ombra nei decenni precedenti, il giardino, grazie a questa iniziativa, ha dimostrato di avere gli anticorpi necessari per restituire al quartiere un luogo su cui costruire uno scenario futuro poliedrico. Alvise, cresciuto nel quartiere che chiama affettuosamente “l’Arce”, vorrebbe costruire qui l’avvenire della polisportiva: «Non abbiamo ancora una sede ufficiale, adesso ci appoggiamo nella copisteria del presidente e vorremmo puntare sulle giovanili perché se parliamo di valori e integrazione questi si sposano con la crescita. Se pensiamo a queste prospettive, ci piacerebbe legarci all’Arcella perché ha le sembianze tipiche del melting pot. Quello che vorremmo fare, su tutto il territorio Padovano, è proseguire sul percorso della rivalutazione e della riqualifica degli spazi abbandonati anche se attualmente la priorità dell’Amministrazione è puntare sui parcheggi e altro cemento». 

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