Campane a festa: ecco la rievocazione del Transito di san'Antonio nell'Arcella

Nonostante qualche goccia di pioggia, la sera del 12 giugno, nell'Arcella si è svolta la tradizionale rievocazione del Transito di sant'Antonio. Dal rintocco della campane ai buoi che hanno trainato il carro con la statua del francescano morente, molti fedeli e curiosi hanno assistito all'evento che appassiona da decenni il quartiere.

Campane a festa: ecco la rievocazione del Transito di san'Antonio nell'Arcella

Dall’alto del campanile del Santuario in Arcella, i rintocchi delle otto campane, seguite dalle altre delle chiese di Padova, hanno riecheggiato nelle vie della città, la sera del 12 giugno, per annunciare ai tanti fedeli e pellegrini, l’inizio della festa dedicata a sant’Antonio, morto il 13 giugno 1231. Il festoso concerto è l’ultimo atto delle cinque tappe che compongono il Transito del Santo, rappresentazione storica che ripercorre gli ultimi istanti di vita del francescano che, morente, chiese di essere portato da Camposampiero a Padova. Le campane rievocano un suggestivo passo dell’Assidua, la più antica biografia del santo, scritta un anno dopo la sua morte, nella quale si narra che nel momento in cui il religioso francescano spirava a Padova, le campane di Lisbona, la sua città natale, suonarono spontaneamente per annunciare la  “nascita al Cielo” di Ferdinando, divenuto per sempre sant’Antonio di Padova.

«Dal campanile dell’Arcella, a suonare per prima è la campana più piccola, quella degli “Angeli custodi” o anche detta dei “fanciulli” perché furono proprio i bambini a correre per le vie della città gridando a tutti la morte di Antonio», spiega Leopoldo Saracini storico e presidente del “Comitato organizzatore del Transito”. Proposto per la prima volta nel 1931, in occasione del settimo centenario della morte del taumaturgo, il Transito ha seguito un canovaccio ormai consolidato negli anni, nonostante qualche goccia di pioggia; un corteo, composto da gruppi di figuranti con costumi medievali, bande musicali e gonfaloni, ha percorso l’antica via Aurelia Copta, attualmente via Tiziano Aspetti, in un suggestivo cammino che segue, in cinque momenti peculiari, le orme dell’itinerario di quasi otto secoli fa: il viaggio da Camposampiero sul carro trainato da buoi, l’incontro con i borghigiani di Capodimonte, l’incontro con frate Vinotto, l’arrivo al monastero della Cella e l’agonia prima delle fatidiche ultime parole “video Dominum meum” (vedo il mio Signore) pronunciate da sant’Antonio, prima di morire.

Un intreccio tra passato e presente che, in quest’edizione, ha incontrato un pizzico di modernità: «Essendo il Transito quasi esclusivamente dialogato – continua Saracini – ci sono stati furgoncini dotati di amplificatori per dare possibilità ai presenti di partecipare con l’ascolto lungo la strada. Inoltre, per tutti coloro che non sono riusciti a entrare in chiesa, è stato montato un maxischermo per seguire la funzione». Del resto la partecipazione dei fedeli è molto sentita: l’anno scorso in diecimila, tra devoti, residenti, forestieri e semplici curiosi, si sono riversati lungo le strade dell’Arcella per osservare la statua del santo agonizzante, adornata di gigli e trainata dai buoi. Gesti di preghiera e trasporto emotivo che si ripetono da decenni, come ricorda Leopoldo Saracini: «Quaranta anni fa, c’erano pullman sinistrati che venivano dal Sud e i fedeli, nonostante il viaggio stancante, in ginocchio facevano la processione fino alla cella del santo».

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