Sharing economy e noleggio: il Terzo settore arriva dove le multinazionali non vogliono arrivare

Se la proprietà sembra ormai passata di moda, tocca al Terzo settore dare nuova vita ai fallimenti dell'economia del noleggio.

Sharing economy e noleggio: il Terzo settore arriva dove le multinazionali non vogliono arrivare

«Vorreste averne una? Allora non compratela!»
È lo slogan surreale quanto efficace della pubblicità di una nota casa automobilistica, che promette esplicitamente di «non voler vendere nulla» alla clientela, ma solo affittare il suo ultimo e desiderabile modello di suv.

Se lo fanno, ovviamente “ci hanno visto dentro”.
L’acquirente può così permettersi modelli altrimenti destinati a rimanere nei sogni; il venditore ha un’arma in più per concludere l’affare; l’auto restituita avrà poi l’occasione di una seconda vita nel circuito dell’usato, ancora “fresca”.
Ma dietro c’è uno spirito diverso, non solo una leva del marketing. C’è il disamore per la proprietà di quel che è stato per decenni un desiderio principe, con la Mercedes che faceva status sociale, con l’Alfa Romeo che faceva sognare curve al cordolo, con la bella utilitaria che affrancava la moglie dai vincoli della mobilità quotidiana.

Perché comprare qualcosa se posso noleggiare?
Se al prezzo di un canone mensile posso liberarmi dalla schiavitù della manutenzione e della proprietà, pagare una rata acquista i tratti della liberazione, anche dal capitale che non c’è.

E il fenomeno è sempre più diffuso e pervasivo: dallo smartphone all’auto, al tablet, financo alle bici per il periodo o la modalità che mi interessa. Internet ha reso possibile il tutto, l’affievolirsi del desiderio per i troppi beni che ci circondano – e una crisi economica durata un decennio – ha fatto il resto.

Ecco, quindi, che posso mettere a rendita la stanza degli ospiti attraverso Airbnb, rendere più tecnologico l’autostop con Blablacar ma anche condividere il cane con degli sconosciuti attraverso l’app DogBuddy e – perché no? – direttamente la compagnia di sconosciuti che diventano “amici a richiesta” magari solo per andare al cinema, grazie a RentAFriend, letteralmente “noleggia un amico”.

Purtroppo anche le grandi rivoluzioni subiscono dei rallentamenti, ne sanno qualcosa i cinesi di Gobee (multinazionale attiva nei servizi di bike sharing, le biciclette a noleggio tanto diffuse nelle nostre città) che dopo i magri risultati degli ultimi tempi hanno deciso di abbandonare l’Europa e migliaia di biciclette al loro destino.

Per dare un futuro alle due ruote abbandonate a Firenze dalla multinazionale in fuga è dovuto intervenire il tradizionale terzo settore.
Alla cooperativa Ulisse è stato infatti affidato il compito di recuperare i mezzi che non era stato possibile ritirare: ne sono stati trovati 41, abbandonati sulle strade o in giardini, addirittura in fossi o lungo gli argini. L'accordo prevedeva che, in cambio del servizio offerto, la cooperativa ricevesse in dono le biciclette recuperate.

«Quando ci era stato proposto di collaborare al recupero di queste biciclette in cambio della loro donazione alla cooperativa, ci eravamo resi disponibili in virtù del nostro spirito ambientalista e con una visione di recupero e riciclo di possibili rifiuti», riferisce il presidente della coop Ulisse. 

E come Ulisse che riprende sempre il mare alla ricerca di nuove avventure e della rotta giusta per tornare a casa, così le biciclette passate sotto le insegne della cooperativa tornano a essere disponibili per l’affitto e la vendita a privati dando una speranza di impiego a due lavoratori svantaggiati che gestiranno il servizio di noleggio e manutenzione.

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Fonte: Sir
Redattore sociale (www.redattoresociale.it)