Allarme alcool, il bicchiere è ancora troppo pieno

Il bicchiere è sempre mezzo pieno di… conseguenze e mezzo vuoto di… consapevolezza. L’alcol nell’Unione europea rappresenta il secondo fattore di rischio di mortalità, frequenza di malattie e produzione di disabilità. E da noi? A partire dal 2010 il consumo è tornato a salire: nel 2014 è pari a 7,6 litri di media a testa. E il Veneto purtroppo supera anche la media nazionale.

Allarme alcool, il bicchiere è ancora troppo pieno

Il bicchiere è sempre mezzo pieno di… conseguenze e mezzo vuoto di… consapevolezza.
L’alcol nell’Unione europea rappresenta il secondo fattore di rischio di mortalità, frequenza di malattie e produzione di disabilità. Si tratta di 55 milioni di adulti a rischio e 23 milioni di dipendenti: l’Europa “vanta” un consumo di alcol doppio rispetto alla media mondiale. È di 30 grammi pro capite al giorno…

E da noi?
«A partire dal 2010 il consumo è tornato a salire: nel 2014 è pari a 7,6 litri di media a testa» afferma il professor Emanuele Scafato (direttore dell’Osservatorio nazionale e presidente della Società italiana di alcologia) nell’introduzione al recente rapporto Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle regioni pubblicato dall’Istituto superiore di sanità.

Vino, birra, spritz, superalcolici rappresentano un’abitudine quotidiana che può debordare nell’abuso o minare la salute anche delle nuove generazioni.
Davanti al bicchiere, sfuma la percezione della dipendenza. Bere in compagnia diventa il pretesto per allentare l’auto-controllo. E socialmente, perfino l’abuso non viene percepito con la stessa attenzione riservata alle sostanze stupefacenti.

Il 64 per cento degli italiani con più di 11 anni consuma almeno una bevanda alcolica durante l’anno. Si tratta di 35 milioni di persone, «con prevalenza maggiore fra gli uomini (77,9 per cento) rispetto alle donne (52 per cento). Di questi, circa 12 milioni beve quotidianamente: 33,3 per cento di uomini e 11,8 per cento tra le donne» certifica il rapporto.

I riflettori vanno puntati in particolare sul fenomeno binge drinker.
È l’ingollare in tempi fisiologicamente ristretti una quantità eccessiva. Lo si misura con più di 6 Unità alcoliche (12 grammi di alcol puro per ognuna, quindi oltre i 72 grammi…) di qualsiasi tipo di bevanda.
Scatta non solo nel “rito collettivo” dei giovani, ma anche nell’assunzione giornaliera costante nel tempo. È un campanello d’allarme.

La diagnosi statistica, per molti versi, appare davvero inquietante:
«La prevalenza dei consumatori che hanno dichiarato di aver bevuto 6 o più bicchieri di bevande alcoliche, in un’unica occasione, almeno una volta negli ultimi 12 mesi, nel 2015 è stata pari a 10,8 per cento tra gli uomini e 3,1 per cento tra le donne di età superiore a 11 anni e identifica oltre 3 milioni e 700 mila binge drinker con una frequenza che cambia a seconda del genere e della classe di età della popolazione».

Il Veneto, poi, si conferma prigioniero dello stereotipo.

Supera la media nazionale fra i consumatori di alcol, in particolare nelle “categorie” degli aperitivi con il 48,5 per cento degli uomini e il 29,1 per cento delle donne, come dei liquori ad alto tasso alcolico (rispettivamente 40,4 per cento e 16,8 per cento).
Nel rapporto si approfondisce la tendenza: «Tra le donne sono superiori alla media nazionale la prevalenze delle consumatrici di birra e di vino. Tra gli uomini si registra un incremento dei consumatori di amari, sebbene il dato rimanga in linea con quello nazionale».

La conclusione non lascia spazio a dubbi

«Nel 2015 i valori degli indicatori riguardanti i consumatori fuori pasto e dei consumatori a rischio sono superiori alla media nazionale per entrambi i generi, così come la prevalenza delle consumatrici abituali eccedentarie e degli uomini binge drinker».

Del resto, il ministro Beatrice Lorenzin firmava la Relazione 2015 al parlamento sulla legge-quadro in materia di alcol con la testuale conferma: «Lo studio sui consumi delle regioni italiane conferma che il consumo di alcol nell’anno è più diffuso nel Centro-nord, soprattutto nel Nordest e in particolare fra i maschi».

E dalle 281 pagine del documento governativo affiorano ulteriori informazioni.
La spesa farmaceutica nel trattamento della dipendenza alcolica ammonta a 8 milioni 114 mila 569 euro, di cui l’87 per cento nelle strutture del servizio pubblico. «Tra il 2007 e il 2013 l’andamento della spesa complessiva ha registrato un aumento del +81 per cento, mentre rispetto all’anno precedente è aumentata del +8 per cento».

Ancora: risultavano 14,5 milioni gli italiani abituati a consumare vino, birra e altre bevande lontano dai pasti.
Una platea spesso destinata a patire le conseguenze di questo stile di vita.

Infine, l’impatto sanitario
«Nel corso del 2014 si sono avuti complessivamente 61.043 dimissioni a seguito di ricovero ospedaliero (6 per cento in regime diurno), di pazienti cui sono state diagnosticate patologie alcol attribuibili. Nel caso dei ricoveri in regime ordinario si sono avuti mediamente 11,7 giorni di degenza».
Fra questi pazienti, si contabilizzano 27.483 ricoveri con la diagnosi di cirrosi epatica…

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: binge-drinking (1), aperitivi (1), superalcolici (1), etilismo (1), cirrosi (1), alcool (4), birra (5)