Sanità, la riforma è legge

La Riforma sanitaria veneta è legge, con i voti della sola maggioranza e al termine di un lungo braccio di ferro. Le Ulss passano da 21 a 9, una per provincia più il Bassanese e il Veneto orientale, e nasce l'Azienda Zero. La gestione dei servizi in rete consentirà un risparmio di 90 milioni l'anno.

Sanità, la riforma è legge

La riforma sanitaria veneta è legge.
Approvata a notte fonda dopo 37 sedute e oltre 130 ore di discussione con 27 voti a favore, quelli della maggioranza, e 17 contrari, l’iter di questa legge ha dimostrato come la discussione in Consiglio regionale possa trasformarsi in un durissimo braccio di ferro, con l’opposizione che si è giocata il “jolly” che consente a ciascun gruppo di intervenire senza limiti di tempo per una volta nell’arco della legislatura e il presidente del consiglio che ha risposto col “canguro taglia emendamenti” per metterla in scacco.

Del resto la Sanità è la voce più importante del bilancio regionale con un budget annuo di 8 miliardi e 400 milioni, 98 mila dipendenti, 68 ospedali, 80 milioni di prestazioni l’anno e due milioni di accessi alle prestazioni sanitarie. Un bilancio che nel 2015 ha chiuso con un attivo di 12 milioni di euro e con questa riforma si prevede un risparmio annuo di 90 milioni che la giunta assicura saranno investiti in cure e tecnologie.

Due gli elementi forti della riforma: la nascita dell’Azienda Zero e il taglio delle Ulss da 21 a 9.
Mentre il dibattito in aula sull’Azienda Zero è stato lungo ma alla fine ha portato all’accordo, quello sul numero delle Ulss si è concluso con un nulla di fatto.
È stata in particolare la scelta di dare vita all’Ulss 7 Pedemontana e alla 4 Veneto Orientale, anziché ricalcare semplicemente la divisione territoriale provinciale, a scatenare il dissenso.

Dal 1° gennaio, quando la riforma entrerà in vigore, le 9 Ulss saranno le seguenti:
1 Dolomiti (Belluno e Feltre), 2 Marca Trevigiana (Treviso, Asolo e Pieve di Soligo), 3 Serenissima (Venezia, Chioggia e Mirano), 4 Veneto Orientale (San Donà di Piave), 5 Polesana (Rovigo e Adria), 6 Euganea Padova, Este, Cittadella), 7 Pedemontana (Bassano e Thiene), 8 Berica (Vicenza e Arzignano), 9 Scaligera (Verona, Legnago e Bussolengo). A queste realtà vanno aggiunte le aziende ospedaliere di Padova e Verona, lo Iov e la nuova Azienda Zero

«Riformare la sanità era un forte impegno elettorale – ha commentato il presidente Luca Zaia – ma anche una necessità imprescindibile, per rispondere con un’organizzazione ancora più moderna alle sfide poste dalla contrazione dei finanziamenti nazionali, dal crescere dell’aspettativa di vita dei veneti e della loro richiesta di salute, per spostare ancora di più la barra della spesa dalla burocrazia alle cure, per sostenere ancor di più finanziariamente l’innovazione tecnologica e l’investimento sulle professionalità».

Con l'Azienda Zero la logica è quella della rete nella gestione dei servizi amministrativi: eliminando la sovrapposizione di uffici con gli stessi compiti, utilizzando un unico sistema informatico per cui ci sarà un cup regionale in modo che il cittadino possa scegliere luogo e tempistica della prestazione sanitaria, un solo economato, un solo ufficio legale, un solo modello assicurativo, un solo ufficio per i contenziosi sanitari. Inoltre l’Azienda zero gestirà gli acquisti centralizzati, la selezione del personale per le Ulss con la gestione delle buste paga, il coordinamento degli uffici per le pubbliche relazioni.
Il direttore generale sarà scelto dal presidente Zaia mentre il personale arriverà dalle Ulss e dalla regione.

Per quanto riguarda le 9 Ulss, gli attuali commissari diventeranno i direttori generali e resteranno i 21 direttori del sociale, settore che diventerà “servizi socio-sanitari”.
Le attuali 21 Conferenze dei sindaci diventeranno “comitati dei sindaci di distretto” e manterranno le attuali competenze di programmazione del piano di zona e quelle riguardanti il bilancio sociale. Unico vincolo: realizzare uno standard comune di servizi per non creare disparità di servizi e tariffe per i cittadini veneti.

«Ci sembra di capire che questa riforma avrà effetti profondi sull’architettura del sociale veneto. Siamo fiduciosi nella possibilità di discutere con la regione sulle modalità operative» ha dichiarato Federsolidarietà Confcooperative Veneto, mentre i consiglieri Pd, M5s e tosiani rivendicano alcuni risultati come lo stralcio dei project financing, l’attivazione della tessera sanitaria elettronica, gli ospedali di comunità.
Resta il dente avvelenato sul numero delle Ulss: «Per Zaia la salute dei veneti viene dopo gli equilibri politici della Lega, come dimostra l’aggiunta di 2 Ulss a quelle provinciali proposte inizialmente» ha commentato il consigliere pd Claudio Sinigaglia.

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