Sanità veneta, la riforma avanza ma restano dubbi sull'integrazione socio-sanitaria

Maggioranza e opposizioni, tutti d'accordo: il progetto di riforma della sanità veneta va licenziato al più presto. I tempi stringono e la mediazione sembra possibile.

Sanità veneta, la riforma avanza ma restano dubbi sull'integrazione socio-sanitaria

Tutti d’accordo, la partita va chiusa al più presto altrimenti si rischia di tornare alla casella di partenza con un nulla di fatto.
Se il progetto di legge regionale 23 non sarà licenziato entro i primi di ottobre, infatti, non ci saranno i tempi tecnici perché la legge sia esecutiva per fine d’anno come vuole la normativa nazionale.

« I veneti vogliono che i servizi funzionino e anche i sindacati ci chiedono di chiudere la partita. Dopo quattro mesi di discussione la situazione non è più sostenibile, ma adesso siamo in dirittura d’arrivo. Stiamo trovando una mediazione che ci fa essere ottimisti. Resta solo il confronto sull’articolo 12 e l’intesa è possibile sulle sette Usl provinciali con le due deroghe: pedemontana e veneto orientale - spiega Nicola Finco, capogruppo Lega Nord in Consiglio regionale - La riforma sarà oggetto di valutazione fino al 2020. Sarà creato un Osservatorio gestito dall’Area sanità e sociale, necessario per monitorare la situazione perché si interviene a un livello organizzativo importante. Comunque dobbiamo porre attenzione alle scadenze. Se al referendum passa la riforma costituzionale, cambiano le regole e il Veneto non potrà più decidere delle Usl e della sanità».

Critico il Partito Democratico che sta conducendo questa battaglia sulla legge di riforma della sanità veneta chiedendo maggiori tutele per il sociale
«Questa è una riforma figlia di nessuno, nata come riforma tecnica in campagna elettorale senza nessuna vera riflessione politica. Per questo ci siamo giocati il bonus e stiamo lavorando per darle uno spessore - ribadisce Claudio Sinigaglia, consigliere Pd, relatore di minoranza sul progetto di legge - Anche l’azienda zero era partita come un’azienda che sovrastava le aziende e ora è un elemento a servizio delle altre. Questa riforma cambia le regole per i prossimi 20 anni e la domanda è: riusciremo a mantenere l’integrazione socio-sanitaria? Noi vogliamo la riduzione dell’Irap per le case di riposo pubbliche che la pagano 10 volte più delle private e quindi sono costrette ad aumentare le rette degli utenti perché il contributo regionale è fermo dal 2009. Abbiamo 12 Usl commissariate da un anno e qui è tutto fermo. Quanto si può andare avanti? E’ in discussione la salute dei veneti e la sanità rappresenta il 75% del bilancio della Regione, 8 miliardi e mezzo, non possiamo tirar via».

Ha voglia di chiudere anche il Movimento 5 Stelle, che respinge al mittente le accuse di ostruzionismo
«Noi abbiamo fatto le nostre proposte, in maniera trasparente e responsabile - commenta il consigliere del Movimento Cinque Stelle Jacopo Berti, vicepresidente della Quinta commissione consiliare regionale - Si tratta di proposte molto chiare, che tutelano tutti i veneti senza nessuna distinzione. Perché siamo convinti che la salute debba essere di tutti e per tutti. Da parte nostra, nessun ostruzionismo in Consiglio: solo polemiche che respingo al mittente. I ritardi sono dovuti alle baruffe tra le varie correnti all’interno della maggioranza».

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