Sette Ulss e l'Azienda "zero". Ecco come cambierà la sanità veneta

Dare massima efficienza al sistema sanitario regionale con la creazione dell’ormai famosa Azienda zero e l’accorpamento a sette delle 21 Ulss venete, e abbattere le liste d’attesa. Il tutto a partire dal 1° gennaio 2016.
Parola di assessore alla sanità veneta, Luca Coletto, di fronte alla commissione sanità del consiglio regionale, riunita per la prima seduta della nuova legislatura.

Sette Ulss e l'Azienda "zero". Ecco come cambierà la sanità veneta

Entrambe le misure – per ora solo illustrate, ma pronte a essere discusse dai consiglieri dopo la pausa estiva scattata il 7 agosto – seppur con sfumature diverse facevano parte dei programmi elettorali tanto del rieletto Zaia quanto della candidata Pd Alessandra Moretti.
Attendiamo dunque di vedere se la sostanza delle misure adottate e i tempi celeri promessi saranno rispettati.

L’Azienda zero
Nel frattempo Coletto ha spiegato che «la decisione di creare un nuovo ente denominato Azienda zero risponde alle finalità di unificare e centralizzare le funzioni di programmazione, attuazione sanitaria e socio-sanitaria, nonché di coordinamento e governance del sistema sanitario, riconducendo a esso le attività di gestione tecnico-amministrativa su scala regionale».
Un unico ente quindi per coordinare gli acquisti, la formazione del personale, l’accreditamento delle strutture private e il monitoraggio dei costi standard.
La conseguenza è permettere alle Ulss sul territorio «di occuparsi al meglio dell’organizzazione delle prestazioni e dei servizi ai cittadini».

Le sette nuove Ulss
Aziende sanitarie che fatte salve le eccellenze (Azienda ospedaliera di Padova, Istituto oncologico veneto e Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona) subiranno una drastica riduzione: le attuali 21 diventeranno sette, una per provincia, «con una denominazione che superi completamente ogni riferimento al passato, per far emergere la volontà che da oggi tutto deve cambiare», ha aggiunto l’assessore.

Si chiameranno Dolomitica, Marca Trevigiana, Serenissima, Polesana, Euganea, Berica e Scaligera
Una ristrutturazione della sanità che sulla carta potrebbe trovare tutti d’accordo, ma che nella realtà rischia di tradursi in ulteriori tagli in nome dell’efficienza.
I direttori generali delle aziende sanitarie venete saranno infatti sette, un terzo degli attuali 21. La lotta per la riconferma, con poteri su territori molto più vasti, è già iniziata, e si combatte a colpi di bilancio.
Negli ospedali veneti è in atto la rimodulazione delle risorse e la revisione dei turni all’interno dei singoli reparti promette di aprire nuove vertenze sindacali tra le direzioni sanitarie e il personale medico, in molti casi già operativo a organico ridotto.

La partita delle liste d’attesa
L’altra partita cruciale per l’amministrazione Zaia è quella sulle liste d’attesa. Dati ufficiali sulle aperture degli ambulatori in orario serale e nei festivi non ce ne sono, se non numeri in assoluto, ma gli effetti non devono essere stati soddisfacenti se a metà luglio Zaia ha inviato ispettori in tutte le aziende sanitarie e di fronte ai direttori generali convocati a Venezia ha sbottato: «Chi non riduce i tempi sarà licenziato».
Il relativo progetto di legge, il numero 24, vuole dunque garantire «una riduzione dei tempi massimi previsti per le diverse classi di priorità dal piano nazionale di governo delle liste d'attesa – sono ancora parole di Luca Coletto – assicurando nel contempo trasparenza ed equità a tutti gli assistiti nel territorio regionale».
Ci saranno classi di prestazioni che prevedono tempi precisi (U entro 24 ore dalla presentazione, B entro 10 giorni, D entro 30 giorni e P entro 60-90 giorni) secondo le indicazioni del medico prescrittore, come avviene già adesso, per la verità.
Vengono poi ridefinite caratteristiche e funzioni minime del centro unico di prenotazione (cup) e con l’articolo 10 si stabilisce che gli ambulatori devono rimanere aperti fino alle 23 almeno tre giorni alla settimana e dalle 8 alle 12 di domenica e nei festivi.

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