Trasformiamo i consultori: la proposta del Movimento per la Vita

Quasi 110 mila aborti in un anno in Italia: 10 mila interruzioni evitate dai Centri per vita. «Gli obiettori nei consultori non sono troppi, e il carico di lavoro per i non obiettori è solo del 3 per cento per le Ivg». Aborti in calo non per merito della legge, ma per crollo demografico e nuova clandestinità: «Serve una rivoluzione copernicana dei consultori». 

Trasformiamo i consultori: la proposta del Movimento per la Vita

Una «rivoluzione copernicana dei consultori», che ponga al centro la «preferenza per la nascita» e renda possibile la riduzione del numero degli aborti: è ciò che chiede, in estrema sintesi, il Movimento per la vita, alla luce dei dati emersi dalla relazione del ministero della salute sullo stato di attuazione della legge 194/78 (15 ottobre 2014), relativa agli anni 2012 e 2013. La proposta del Movimento è stata illustrata dal presidente Carlo Casini e dal vicepresidente, Gian Luigi Gigli.

Obiettori e non obiettori in consultorio: un falso problema
Il primo aspetto messo in evidenza è una lacuna che, tuttora, la relazione ministeriale presenta: «mancano i dati sulla prevenzione dell’aborto, che pure la legge auspica – ha osservato Gigli – In altre parole, non sappiamo cosa viene fatto, in Italia, per evitare le interruzioni di gravidanza. È stata inviata una scheda tecnica ai consultori, da cui però è emerso soltanto il numero dei medici obiettori».
E proprio dall’analisi di queste cifre emergerebbe, secondo il Movimento per la Vita, l’infondatezza di quella «stretta sugli obiettori chiesta e in alcuni casi realizzata da una parte politica». Richiesta infondata, ha spiegato Gigli, «perché nel Lazio, per esempio, solo il 10 per cento dei medici in consultorio sono obiettori: il che non pregiudica in alcun modo l’attuazione della legge».
Dal monitoraggio sull’attività dei consultori per l’Ivg relativo al 2012, però, emergono forti differenze territoriali: in Sicilia, per esempio, la percentuale di medici obiettori nei consultori è addirittura del 67 per cento, in Basilicata del 48 per cento. «Questo però non significa un aggravio di lavoro per i medici non obiettori – ha replicato Gigli – visto che il carico settimanale per l’Ivg per i medici non obiettore, in Sicilia, è del 3 per cento. E comunque – ha aggiunto – la certificazione è un lavoro che richiede pochissimo tempo e per il quale sono sufficienti, quindi, pochi non obiettori. Più lungo e complesso il lavoro di dialogo, che spetta al medico obiettore, allo scopo di prevenire l’aborto e offrire soluzioni alternative: che è quello che noi sollecitiamo e per cui, sì, è necessario un ampio numero di operatori».

Ancora troppi aborti «evitabili»
Sì, perché secondo il Movimento per la vita un gran numero di aborti si potrebbe evitare, visto che «ben il 35 per cento delle interruzioni riguarda donne straniere – ha detto ancora Gigli – Una tale consistenza è in parte legata forse a fattori culturali, ma credo soprattutto al bisogno e alla solitudine: ed è su questo che possiamo e dobbiamo lavorare, come avviene nei nostri Centri per la Vita, che in un anno hanno evitato oltre 10 mila interruzioni di gravidanza», cioè circa il 10 per cento degli aborti totali, che secondo il Rapporto ammonterebbero a circa 107 mila.
D’altra parte, merito dell’ultima Relazione ministeriale è aver riportato il numero di "colloqui Ivg", accanto al numero di certificati Ivg: «il colloquio non seguito dal rilascio del titolo costituisce il successo della prevenzione», si legge nel rapporto del Movimento per la vita. Un successo che, anche in questo caso, varia da regione e regione: i casi virtuosi, in questo senso, sono l’Abruzzo (183 certificati, a fronte di 1.016 colloqui), il Friuli Venezia Giulia (697 certificati, 4.156 colloqui) e l’Emilia-Romagna (4.653 certificati, a fronte di ben 10.911 colloqui, il numero più alto in tutta Italia).
«Preoccupante» viene definita invece la situazione di Liguria e Toscana, dove «i numeri sono rovesciati – si legge nel rapporto - Sono più numerosi i certificati dei colloqui. Più ancora preoccupa la giustificazione indicata in nota», si legge ancora, in base alla quale «in alcuni casi la donna si presenta al consultorio dopo aver già avuto un colloquio con il proprio medico di fiducia ed aver già preso le proprie decisioni».

Aborti in calo o crollo demografico?
Il Movimento per la vita contesta quindi la tesi ministeriale per cui «la diminuzione degli aborti legali, dopo il picco del 1983, è prova della bontà della legge». Bisogna infatti considerare che il numero delle donne in età feconda nel 2012-2013 «si è ridotto di molto rispetto alla stessa fascia di età nel 1983», visto il «crollo delle nascite iniziato impetuosamente nel 1975». A questo, quindi, più che alla bontà della legge, va attribuita la riduzione degli aborti legali, oltre che alla «propaganda contraccettiva».

La «nuova clandestinità» grazie all'aborto farmacologico
C’è poi un altro fattore che va considerato, quale concausa del crollo demografico e della «mentalità contraccettiva», nel determinare il calo degli aborti legali: è quella che il movimento chiama «nuova clandestinità dell’aborto precocissimo» prodotto dalle «pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo», qualificate dall’Agenzia europea del farmaco come «contraccezione d’emergenza»: 370 mila confezioni di queste pillole vengono vendute ogni anno in Italia, riferisce ancora il movimento sulla base di «informazioni giornalistiche».
Di conseguenza, «la pretesa diminuzione degli aborti non è stata causata certamente dalla legge 194», mentre «una efficace prevenzione non può rinunciare alla dimensione culturale ed educativa. Si collega anche a questa riflessione la necessità di on reprimere l’obiezione di coscienza del personale sanitario».

Proposta di riforma
La «rivoluzione copernicana dei consultori» auspicata dal Movimento per la Vita si concretizza in una proposta di riforma legislativa, ispirata al modello tedesco, che ha fatto del «sistema di consulenza» a tutela del nascituro «un metodo nuovo e alto per proteggere il diritto alla vita, e non una soluzione di "basso profilo" per mascherare una sostanziale libera decisione della donna».
In sintesi, la proposta di riforma elaborata dal movimento ruota intorno a tre punti: restituzione ai consultori della loro «specifica ed esclusiva funzione di aiuto alla donna, per superare le ragioni che la indurrebbero alla interruzione della gravidanza»; una «corretta valutazione degli effetti della legge riguardo l’abortività in Italia», infine, «la difesa dell’obiezione di coscienza degli operatori sanitari», con il completo svincolo di questi dal lavoro di certificazione.

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Parole chiave: Centri aiuto alla Vita (3), consultori (4), Movimento per la Vita (17), aborto (25), legge 194 (3), obiezione (7)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)