I primi 70 anni della scuola edile: Costruire bene al servizio della comunità

Sabato 21 ottobre a Camin, in via Basilicata, 10 c’è stata grande partecipazione alla festa per l’anniversario della Scuola edile di Padova, l’ente bilaterale che per primo, 70 anni fa, ha messo insieme sindacati di categoria (Cgil, Cisl e Uil) e imprese edili (Ance) per dare vita a una esperienza originale, innovativa e “rivoluzionaria”, come amano definirla coloro che ne sono i protagonisti: una scuola di formazione professionale specificatamente orientata all’insegnamento delle professioni edili, nella quale formazione ed educazione si coniugano.

I primi 70 anni della scuola edile: Costruire bene al servizio della comunità

«Qui si formano non solo bravi operatori e tecnici edili, ma anche persone, a cui cerchiamo di infondere valori, oltre a competenze», ha detto la presidente della Scuola edile Silvana Mason, imprenditrice e titolare, insieme al marito Mauro Cazzaro, dell’impresa Cazzaro costruzioni di Trebaseleghe. Sin da quando è nata, la Scuola edile ha curato il valore della persona, a partire da una delle sue espressioni fondamentali: il lavoro, che deve essere dignitoso, qualificato e realizzabile in sicurezza. Come ha affermato la vice-presidente Rosanna Tosato (Cgil), «la contrattazione e la bilateralità sono alla base della Scuola edile e garantiscono un sistema di tutele per il lavoro e la sua qualificazione».

Dare lavoro apre la persona a una prospettiva di speranza.

Questa verità, che emergeva dalle esigenze del passato – la Scuola edile di Padova è sorta alla fine del secondo dopoguerra, allo scopo di formare personale qualificato per la ricostruzione –  appare con altrettanta evidenza nel presente, attraversato dalla crisi.

La scuola negli anni si è aggiornata, per stare al passo con nuove esigenze: l’attenzione alla salvaguardia del territorio, il risparmio energetico per la cura dell’ambiente comportano anche scelte innovative nel campo delle tecniche costruttive, dei materiali e delle risorse da utilizzare. Tutto questo implica che la formazione si specializzi, per offrire nuove opportunità ai giovani che la scelgono.
Ecco, quindi, che la scuola professionale, con la sua peculiare caratteristica di realizzare percorsi formativi orientati verso approcci laboratoriali ed esperienziali, assolve non solo il compito, che da sempre le è proprio, di valorizzare e sostenere anche gli studenti con minori attitudini verso lo studio astratto e teorico – ed esposti, quindi, a maggior rischio di insuccesso e di dispersione scolastica – ma anche di specializzare ad alti livelli di competenza. Da qui sono nate le recenti collaborazioni con lo Iuav di Venezia e con il dipartimento di ingegneria dell’università di Padova.

Come ha ricordato il direttore, Giampaolo Lupato, «i ragazzi che escono dalla nostra scuola trovano facilmente occupazione (l’occupazione si aggira intorno al 97 per cento); c’è chi si ferma dopo i tre anni e inizia a lavorare, chi continua gli studi con il quarto anno di specializzazione per tecnico edile o chi prosegue presso un istituto per geometri, per conseguire il diploma. In questo momento c’è anche un ex allievo che frequenta l’università a urbanistica e un altro già laureato in architettura».

Alla festa per il 70° anniversario, molti invitati autorevoli hanno portato il loro saluto e il loro riconoscimento positivo verso questa realtà formativa: dal vicesindaco Arturo Lorenzoni, al direttore dell’ufficio scolastico provinciale Andrea Bergamo, ai rappresentanti della provincia di Padova e della regione Veneto, oltre alla lettera di saluto inviata dal presidente Luca Zaia.

Insieme a loro e a tutti i partecipanti – rappresentanti del mondo imprenditoriale, sindacale e della scuola, studenti e familiari, insegnanti e collaboratori della scuola – ha condiviso questo momento anche il vescovo Claudio Cipolla con don Lorenzo Celi, direttore dell’ufficio di pastorale della scuola. Il vescovo ha detto di ritrovarsi pienamente in tanti valori che sono emersi nei vari interventi che si sono succeduti nella mattinata e che sono anche valori cristiani: dall’attenzione alla crescita della persona nell’educazione e nella formazione al valore del lavoro per la promozione umana, alla speranza, al rispetto della natura e del creato.

«Cosa c’entra la chiesa con l’esperienza espressa da questa scuola? – si è chiesto provocatoriamente il vescovo, fornendo anche una risposta immediata – In primo luogo c’entra perché noi siamo qui per servire gli uomini e le donne del nostro tempo, per ascoltare i giovani, verso i quali noi adulti abbiamo molte responsabilità, per essere fedeli ai loro sogni, che sono stati anche i nostri sogni, per studiare nuove risposte ai bisogni più veri delle persone. Inoltre i cristiani nella società devono servire in modo silenzioso, senza sbandierare appartenenze o fare tanti discorsi o dichiarazioni – il Padre eterno si fa pubblicità da solo! – accompagnando i giovani nella loro crescita, come in questa scuola, in cui molti cristiani hanno dato il loro contributo con umiltà e disponibilità». Al termine della festa il vescovo Claudio ha impartito la benedizione ai presenti e ai locali della scuola, ricordando di «aver cara e presente la figura di Gesù che, essendo stato carpentiere, condivide con noi l’esperienza del nostro lavoro di ogni giorno».

Augusta Amendola

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