Lavorare o studiare? Cosa fare dopo le superiori

Lavorare o studiare? Di certo seguire le attitudini e passioni. Le risposte di alcuni studenti del Severi di Padova

Lavorare o studiare? Cosa fare dopo le superiori

«D’un tratto vidi la vanità delle mie aspettative e cominciai a desiderare con incredibile ardore del cuore l’immortalità della sapienza».

Così si esprimeva sant’Agostino riferendosi ai suoi 19 anni ne Le confessioni, dopo la lettura dell’Ortensio di Cicerone: le parole di quel libro gli entrarono nel cuore e gli aprirono gli occhi. Quello rappresentò per il doctor gratiae l’inizio di un cammino lungo, difficile e burrascoso (successivamente la morte di un carissimo amico lo portò a interrogarsi sul senso della vita) che lo condusse ai più alti vertici della spiritualità e dell’umanesimo cristiano.

E oggi i nostri giovani a 19 anni, età nella quale di norma si pongono domande sul proprio futuro universitario, lavorativo e non solo, stanno aprendo gli occhi? Stanno ponendosi quegli interrogativi la cui ricerca delle risposte struttura un cammino esistenziale?
Stanno maturando quei valori che fondano la persona? Certamente la congiuntura sociale nella quale sono inseriti manifesta segni contraddittori: rimane l’incertezza lavorativa, anche se con qualche spiraglio (l’Istat ha rilevato che il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni a novembre 2017 è sceso al 32,7 per cento, un calo di 7,2 punti percentuali rispetto a novembre 2016, il tasso più basso di disoccupazione giovanile da gennaio 2012), e la prospettiva della laurea, se un tempo era sinonimo di un’occupazione dignitosa e ben remunerata, non sembra offrire oggi sbocchi adeguati.

«Pur in uno scenario decisamente più complicato per i giovani rispetto a venti o trent’anni fa, quelli che abbiamo incontrato non erano scoraggiati – ha affermato suor Alessandra Smerilli, salesiana, economista, intervenuta durante l’ultima Settimana sociale dei cattolici Italiani, centrata sul tema del lavoro – Non so se sia positivo o meno, ma hanno smesso di aspettarsi qualcosa da noi adulti e si sono rimboccati le maniche. Non sono più i giovani che attendevano il posto fisso, sperando di “sistemarsi”: il lavoro ormai se lo devono creare e non più solo cercare».

Ecco allora tante start-up nate da ragazzi in questi ultimi anni (la perdita di sicurezze ha sollecitato in loro nuove capacità e creatività).

Alessio Benetollo – all’ultimo anno dell’istituto Severi di Padova, come gli altri interpellati – afferma di avere sempre saputo che cosa avrebbe fatto “da grande”, ossia dopo il diploma superiore: avendo la passione degli aerei sin da piccolo, il suo obiettivo era ed è rimasto quello di lavorare in tale ambito; pertanto pensa che proseguirà i suoi studi frequentando la facoltà di ingegneria aerospaziale ed è molto ottimista sul suo futuro. Francesco Cremasco invece afferma di non aver ancora chiarito se proseguirà gli studi e tuttavia, per quanto riguarda il suo futuro lavorativo, cercherà di optare per una professione che lo possa realizzare come persona. Giosuè Vettorato spiega che sceglierà il proprio futuro alla luce delle sue attitudini e dei suoi talenti e che cercherà di prepararsi per una professione che gli dia soddisfazione e felicità. Infine Giulio Rebecchi afferma che le scelte che compirà dopo le scuole superiori saranno guidate dalle sue aspirazioni e ambizioni nel campo dello studio dell’informatica, nonché dalla voglia di impiegare le sue abilità in una professione attinente al suo studio.

Tra gli aspetti che accomunano questi giovani c’è la fiducia nel proprio futuro: una delle condizioni fondamentali perché si inizi a intraprendere il cammino della vita.
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