Da Abaz a Zupanich, ecco il dizionario dei “nuovi italiani”

Sapere chi è il primo bambino nato allo scoccare dell’anno nuovo, è uno degli sport preferiti di giornali, radiogiornali e telegiornali. Sarà il classico "Mario Rossi" o un più esotico Amin? Autoctono o straniero? In questi anni l’Italia è così cambiata che c’è addirittura un dizionario dei cognomi dei “nuovi italiani”. In 150 pagine, pubblicate dalla Società editrice romana, si elencano in ordine alfabetico quasi 700 cognomi che restituiscono la fotografia del paese che siamo.

Da Abaz a Zupanich, ecco il dizionario dei “nuovi italiani”

Sapere chi è il primo bambino nato allo scoccare dell’anno nuovo, è uno degli sport preferiti di giornali, radiogiornali e telegiornali.
Possono succedere fatti strani. Ad esempio, negli anni in cui al governo c’erano i partiti di sinistra, il primo bambino nato era immancabilmente figlio di immigrati stranieri; quando al governo c’erano quelli di destra, il bambino era per forza figlio di italiani.
Ora però, destra o sinistra che sia, l’Italia è così cambiata che c’è addirittura un dizionario dei cognomi dei “nuovi italiani”. In 150 pagine, pubblicate dalla Società editrice romana, si elencano in ordine alfabetico quasi 700 cognomi: si parte da Abaz, che è il nome di famiglia straniero più comune a Foggia, e si arriva a Zupanich, cognome ben radicato a Trieste, ma presente anche a Milano.

Con buona pace di leghisti e razzisti, registrare la loro presenza significa avere il volto reale dell’Italia attuale. Se inoltre si considera il fatto che la stragrande maggioranza di loro prenderà la cittadinanza italiana, tanti cognomi diventeranno parte integrante del nostro repertorio onomastico. Ciò significa che uno dei propositi di questo nuovo anno dovrebbe essere quello di impratichire la nostra lingua alla pronuncia di cognomi inediti, dalla pronuncia piuttosto strana. A detta di qualche psicologo, questo fa bene anche al cervello.

Se poi ci si annota il significato di qualche nome o cognome, la cosa diventa molto interessante.
Ad esempio, Amin significa onesto e fedele; Alì sublime; Habib vuol dire caro e amato; Hasan significa buono e bello; Karim nobile e generoso; Khalil vuol di re cuore amico e Rahman è misericordioso. Si può mai aver paura di persone che portano questo nome?

In testa alle classifiche ci sono tre cognomi: il cinese Hu, l’indiopakistano Singh e il cinese Chen, che hanno superato numericamente anche i cognomi che notoriamente rappresentano gli italiani, come Rossi, Ferrari e Bianchi.
Invasione cinese? Ma se non si vedono né si sentono! Soltanto se si va a Prato, centro italiano del tessile, ci si accorge di essere nella zona abitata dai cinesi perché le insegne dei negozi sono scritte prima in cinese e poi in italiano. Oppure a Milano, dove nella zona del quartiere Sempione ci si trova nella Chinatwon, una vera e propria città cinese all’interno della metropoli.
Si legge nell’introduzione di questo interessante dizionario che «i nomi e i cognomi degli studenti, dei loro familiari, i toponimi dei loro paesi d’origine, possono diventare uno strumento di educazione interculturale alla comprensione e alla tolleranza e di educazione intergenerazionale alla miglior conoscenza reciproca».
Una frase contorta e forse non immediatamente comprensibile. Ma il succo è che questa presenza di immigrati in mezzo a noi è una cosa buona.

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