Da dieci anni un aiuto a chi viaggia per curarsi

Sabato 26 settembre si festeggia il compleanno di Casa Santa Rita. Gestita dalla onlus Per una nuova vita, che l’ha voluta, la casa ospita persone che arrivano a Padova per subire trapianti e per le successive cure assieme ai parenti. Offre riservatezza a basso costo, e soprattutto un clima familiare che favorisce il percorso verso la guarigione.

Da dieci anni un aiuto a chi viaggia per curarsi

Ci sono sfortune, prove che la vita ti mette davanti e ti chiama ad affrontare, con speranza, fiducia, a volte con serena accettazione. E ci sono fortune nelle sfortune.
Per i padovani una di queste “fortune”, capaci di illuminare anche i momenti difficili, è sicuramente l’ospedale. Un polo d’eccellenza, un punto di riferimento per la cura di gravi patologie, soprattutto di quelle che possono comportare il ricorso al trapianto: l’attesa, le operazioni preparatorie, il trapianto, la riabilitazione, i controlli periodici.

Migliaia ogni anno i pazienti che arrivano da fuori provincia
Non tutti vivono accanto a un centro d’avanguardia come quello di Padova. Per questo, sono migliaia ogni anno i pazienti dall’Italia e dall’estero che si riversano nella città del Santo per periodi di cura a volte lunghi, dolorosi, non sempre con chiare speranze di guarigione.
“Turisti della salute” che viaggiano per lottare contro la malattia, risiedendo a Padova per le cure anche al di fuori dei periodi di ricovero ospedaliero.

Dieci anni di impegno accanto a chi soffre
Venerdì 26 settembre, alle 17.30, verrà festeggiato il decimo compleanno di una struttura punto di riferimento proprio per chi viaggia per curarsi. Casa Santa Rita, al Portello, è gestita dall’associazione Per una nuova vita onlus. È una casa, appunto, non un albergo, con venti mini-appartamenti e grandi spazi comuni dove sono stati accolti negli anni migliaia di pazienti con i loro familiari.
Tra i fondatori, anche il prof. Giorgio Enrico Gerunda, ora direttore della clinica chirurgica generale dell’azienda ospedaliera di Modena: «Il problema è sorto negli anni Novanta, specie per i trapiantati al fegato: degenze prolungate, pazienti costretti a fermarsi settimane se non mesi in attesa di un trapianto e per le cure successive. Queste persone andavano aiutate a trovare una sistemazione: all’epoca in una città turistica come Padova c’erano solo alberghi costosi, dove i malati non venivano visti di buon occhio, e case di accoglienza prive di riservatezza e di servizi».

Nel 1999 la nascita dell’associazione Per una nuova vita, di cui Gerunda è presidente: «Con alcuni amici, professionisti in vari settori, abbiamo iniziato a cercare una soluzione al problema: dopo un colloquio con la curia di Padova, abbiamo ottenuto di poter ristrutturare un vecchio cinema abbandonato. Grazie ai fondi di regione e Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, la casa è venuta su bene».

Tanti servizi, un costo ragionevole
Nella struttura è sempre presente un medico, grazie a una convenzione con l’Ulss 16. Tanti i servizi forniti: dall’accompagnamento psicologico alle biciclette per muoversi in città a un collegamento immediato, in caso di emergenza, con l’ospedale. Solo 23 euro al giorno la tariffa a persona: «Un giorno di ricovero in ospedale costa 800 euro, anche quando è inutile. La differenza è dunque abissale. Bisogna capire come la salute, oltre che un costo, può essere anche un’opportunità enorme per Padova. Favorire modelli come il nostro è una fonte di risparmio per il pubblico, che taglia sui ricoveri inutili, un’occasione per l’economia della città ma soprattutto un servizio fondamentale per i pazienti: abbiamo un tasso di saturazione dell’84 per cento, contro il 65 per cento degli alberghi. Stiamo pensando ad ampliarci aggiungendo altre dieci stanze con un letto singolo, utile per i parenti dei pazienti mentre questi sono ricoverati in ospedale. Ci servirebbe per evitare lo spreco di spazi».

Condividere la speranza con gli altri pazienti
Il comfort più importante che la casa fornisce ai pazienti sono però i pazienti stessi: «La cosa più bella che abbiamo creato negli anni è proprio uno spirito di famiglia. Da noi i pazienti si confrontano, restano in contatto, vedono la loro stessa malattia affrontata da altri. A tutti fa bene conoscere le storie di chi ormai è guarito, e si trova a Casa Santa Rita per i controlli periodici a cui i trapiantati si devono sottoporre per tutta la vita, ma anche di chi non sta avendo la stessa fortuna».

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