La Caritas bacchetta il governo: «Nessun salto di qualità nel contrasto alla povertà»

La conferma della social card ordinaria è «un'apprezzabile forma di responsabilità» per impedire interruzioni nel servizio alle persone, il fondo per la famiglie è positivo ma l'avvio di un Piano nazionale rimane lontano. Marsico: «Le sperimentazioni non sono un alibi»

La Caritas bacchetta il governo: «Nessun salto di qualità nel contrasto alla povertà»

«Che le misure oggi in atto per il contrasto alla povertà siano insufficienti non è una valutazione politica ma un dato di fatto e la nuova legge di stabilità non sembra in grado di cambiare tale situazione»: nel provvedimento adottato dal governo Renzi non c'è per Francesco Marsico, responsabile dell'Area nazionale di Caritas Italiana, il salto di qualità che le realtà riunite nell'Alleanza contro la povertà avevano sperato di ottenere.
«Fra quanto previsto in Stabilità e la richiesta di un miliardo e 700 milioni quale primo passo per avviare un Piano quadriennale contro la povertà la differenza è evidente».

La conferma quasi per intero del Fondo Politiche sociali (300 milioni), la parziale conferma del fondo non autosufficienza (250 milioni) e la conferma dei fondi per la social card (250 milioni) rappresentano un impegno minimo al quale si aggiunge in particolare il fondo di 500 milioni destinato alle famiglie: «Da un lato l'attenzione particolare alle famiglie è certamente positiva, e dall'altro – in assenza di un cambiamento di impostazione – anche il rifinanziamento della social card ordinaria è comunque una forma apprezzabile di responsabilità che condividiamo, visto che consente di mettere un po' di paglia nel fienile e di evitare che chi ha usufruito della social card ordinaria in questi anni possa subire l'interruzione del servizio».
«È vero – spiega Marsico – che vogliamo una misura universalistica e la vecchia social card non lo è, perché come noto è rivolta solo alle famiglie che hanno al loro interno un componente di età inferiore ai 3 anni o superiore ai 65. Ma non ha senso interrompere la misura senza indirizzare le persone su uno strumento diverso». Tutto ciò detto, però, siamo «ancora lontani da quello che servirebbe».

Il responsabile area nazionale di Caritas Italiana avanza la supposizione che una parte dei 500 milioni destinati alle famiglie possano essere usati per non interrompere l'erogazione della nuova social card, quella sperimentale, avviata nelle 12 grandi città lo scorso anno e le cui risorse (50 milioni stanziati lo scorso anno) andranno ad esaurirsi nel corso del 2015.
Anno nel quale, peraltro, partirà l'estensione della card sperimentale al sud Italia (e non con la formula dei bandi ma a richiesta continua fino a esaurimento fondi, usando come parametro il nuovo Isee).
«Le sperimentazioni – aggiunge Marsico – sono un'ottima forma di implementazione delle politiche sociali ma lo sono solamente se è chiaro il futuro, se una volta sperimentato si traggono le conclusioni: in caso contrario è solo un raffinato cinismo scientifico che crea l'alibi alla politica che qualcosa si stia facendo davvero per contrastare la povertà». Il rischio insomma è quello di «creare provvedimenti che non danno continuità rispetto ai bisogni», il che comporta un serio problema di tenuta delle politiche che «non sono strutturali ma sempre emergenziali ed episodiche».

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)