La clandestinità non può essere reato. Lo dicono la legge e la storia

Che cosa sarebbe successo se Francia, Svizzera, Germania, Belgio e Stati Uniti avessero previsto il reato di clandestinità quando a frotte gli italiani attraversavano confini e oceani spesso senza documenti? E la cosa che ha dell'incredibile è che a tutt'oggi gli italiani sono il gruppo con più clandestini sul suolo americano. Per questo – oltre che per le sentenze della corte costituzionale – non ha senso ripristinare un reato che non lo è.
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La clandestinità non può essere reato. Lo dicono la legge e la storia

Ci fosse stato il “reato di clandestinità” in America, in Francia, Svizzera, Germania, sarebbe stato un guaio per i nostri emigrati italiani.

Anche allora molti dei nostri rischiavano la vita per raggiungere e varcare i confini senza documenti, e non era il caso di metterli sotto la gogna del “reato di clandestinità” una volta arrivati. Quelli che si dirigevano verso la Francia dovevano valicare il Piccolo San Bernardo: meglio di notte, d’inverno, magari con la neve alta due metri per non incontrare i gendarmi, guidati dal passeur che voleva cinquemila lire a testa.

I più temerari affrontavano il Picco del Diavolo, vicino a Ventimiglia: le guide, che si facevano pagare per attraversare da lì il confine tra l’Italia e la Francia, chiamavano gli emigranti “fenicotteri”, perché era facile spiccare il volo e cadere a strapiombo sulle rocce. E molti hanno fatto questa fine.

Clandestini erano la maggior parte degli operai italiani emigrati in Germania all’inizio del Novecento: secondo il rapporto dei consolati italiani di quegli anni, ai 100 mila emigrati che risultavano presenti se ne dovevano aggiungere tre volte tanti, entrati senza passaporto o provenienti dalla Svizzera, dalla Francia, dall’Austria. Il Belgio era pieno di italiani clandestini espatriati per il 50 per cento dalla Francia.

Le rotte che portavano verso i paesi d’Oltreoceano non erano diverse. Quando i nostri partivano per l’America imbarcandosi a Genova o a Napoli, all’elenco ufficiale dei passeggeri doveva aggiungersi «un numero almeno pari di clandestini», scrive lo storico Ruggero Romano.

Storia passata? Sembra incredibile, ma oggi negli Stati Uniti uno dei gruppi etnici che conta il maggior numero di “clandestini” è quello italiano.

E quando il presidente Obama cerca di far passare la “regolarizzazione dei clandestini” presenti in America, sicuramente un numero consistente di italiani tifa per lui. Per tutta questa storia che ci portiamo sulle spalle, è una stonatura il “reato di clandestinità” che il governo italiano potrebbe ripristinare nei confronti degli immigrati che non hanno i documenti in regola.

Questi cittadini stranieri che si trovano in Italia possono avere tratti somatici diversi dai nostri, come anche la pelle di colore diverso, ma non dovrebbe sfuggire che le loro storie e la loro situazione assomigliano a tante storie e situazioni dei nostri nonni, zii e amici che hanno preso la difficile strada delle migrazioni.

Se non dovesse bastare questa facile trasposizione, potrebbe venire incontro l’intelligenza della costituzione italiana e della corte costituzionale che a tal proposito ha ripetutamente richiamato i nostri attuali politici: può essere colpevole di un reato solo chi ha compiuto fatti materiali e non chi si trova nella semplice condizione di essere straniero senza la documentazione richiesta. Altro che accanimento! Nei confronti degli immigrati ci vorrebbe solo un po’ di quell’impegno che in tempi passati è stato dato per il riscatto dei nostri connazionali all’estero. EGianromano Gnesotto

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