Legge di stabilità, «a rischio le attività dei centri di servizio per il volontariato»

Il presidente di Csvnet, Stefano Tabò, commenta il documento al vaglio del Quirinale sostenendo che quanto preannunciato da Renzi andrà a colpire le rendite delle fondazioni, riducendo le risorse destinate a tutto il mondo del volontariato: «Oggi vediamo compromessa anche la nostra stessa esistenza».

Legge di stabilità, «a rischio le attività dei centri di servizio per il volontariato»

«Se quanto preannunciato dal premier Renzi lo scorso 16 ottobre sarà approvato, la legge di stabilità colpirà pesantemente le rendite delle fondazioni, riducendo le risorse destinate dalle stesse fondazioni a tutto il mondo del volontariato e ai Centri di servizio per il volontariato (Csv), che ne promuovono lo sviluppo sul territorio nazionale».
Il presidente del Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato Stefano Tabò commenta il disegno di legge di stabilità al vaglio del Quirinale, documento che, oltre a ai tagli alle regioni, prevede modifiche che riguarderanno principalmente la tassazione degli enti non commerciali, con particolare riferimento alle fondazioni di origine bancaria, andando a ricadere sul volontariato e su tutto il terzo settore.
Le fondazioni si troverebbero infatti a veder ampliata dal 5 al 77,74 per cento – oltretutto con effetto retroattivo – la base imponibile sulla tassazione dei dividendi.

Dalle fondazioni bancarie i finanziamenti al volontariato
Le fondazioni sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo della cultura e per il mantenimento del sistema di welfare, ricorda il Csvnet.
Inoltre, la legge 266/91 prevede all'articolo 15 che esse finanzino il lavoro dei Centri di servizio, grazie ai quali il volontariato in Italia in questi ultimi 10 anni è cresciuto e si è consolidato.
In concreto, spiega il Csvnet, a parità di ricavi delle fondazioni, il sistema dei Centri di servizio subirebbero un ulteriore taglio del 50 per cento alle risorse, diminuite già del 40 per cento negli ultimi 5 anni, che ne metterebbe a rischio la sopravvivenza. In tutta Italia ci sono 78 Csv, articolati sul territorio con oltre 400 tra sedi e sportelli, espressione di una base associativa di oltre 25 mila organizzazioni che rappresenta il 50 per cento del volontariato, offrendo servizi di varia natura a più di 30.300 associazioni di volontariato ogni anno.
«In occasione della preannunciata riforma del terzo settore abbiamo offerto la nostra rete e le nostre competenze ad un disegno di rilancio complessivo delle stesse organizzazioni di terzo settore e dei valori che esprimono – conclude Tabò – Oggi vediamo compromessa anche la nostra stessa esistenza. Auspichiamo che il governo, nel portare avanti le scelte annunciate, tenga conto di tutte le conseguenze dirette e indirette delle misure presentate».

Protesta anche la Convol
Anche la Convol (Conferenza nazionale delle associazioni, federazioni e reti di volontariato) esprime preoccupazione in una nota.
«Riteniamo – afferma la presidente della Convol, Emma Cavallaro – che sia una misura totalmente ingiusta che non tiene conto dell’impegno sociale e della storia delle Fondazioni di origine bancaria nel nostro paese, che per antica scelta e vocazione sostengono l’arte, la cultura e il volontariato. Obbligare le Fondazioni a tagliare in maniera estremamente consistente le erogazioni di fatto significa impedire al volontariato di svolgere la propria azione a favore di chi ha bisogno, quasi disconoscendo la grave situazione in cui versano tante famiglie e tanta parte del paese. Auspichiamo che il governo possa rivedere la norma riportandola ad una situazione di equità e giustizia».

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)