Migranti italiani. Quando ci facevano passare (anche) da terroristi

Lo scorso 27 marzo abbiamo pubblicato un articolo dal titolo forte “Sporchi, ladri e stupratori. Ecco gli emigrati italiani”. Tra le reazioni che si sono registrate, c'è stata anche quella di chi ha sottolineato che «almeno gli italiani non erano terroristi!». Detto che i pregiudizi di cui è zeppa la relazione del 1912 dell’Ispettorato per l’immigrazione degli Stati Uniti vanno distinti dalla realtà, occorre registrare la vicenda di Mario Buda, che terrorista lo fu per davvero e nel 1920 fece saltare mezza Wall street provocando 30 morti e 200 feriti. Ecco com'è andata a finire... 

Migranti italiani. Quando ci facevano passare (anche) da terroristi

L’articolo pubblicato il 27 marzo scorso, con il titolo ad effetto “Sporchi, ladri e stupratori. Ecco gli emigrati italiani”, ha avuto varie reazioni, tutte prevedibili. Era un titolo forte, evidentemente scelto da chi lavora al giornale per attirare l’attenzione. Chi ha letto il documento storico riportato nell’articolo si è invece reso conto che la questione era amara, anziché forte. Ed era amara per un’unica, sostanziale ragione: perché colpiva tutti gli italiani, indistintamente, e giungeva fino ai nostri giorni come un’ingiustizia pesante da sopportare.

Nel documento, datato 1912, l’Ispettorato per l’immigrazione degli Stati Uniti descriveva gli italiani con sdegnate considerazioni: «Sono dediti al furto e, se ostacolati, violenti... le nostre donne li evitano... i nostri governanti non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali».

Mario_Buda

Ho registrato almeno tre reazioni tra chi ha letto il testo per intero. La prima, entusiasta, ha addirittura riproposto a gruppi di discussione la lettura del documento senza dirne la data, la provenienza, e i diretti interessati. Sono state poi raccolte le ipotesi, che indicavano il testo come «un articolo del giornale leghista», o come «la trascrizione di un comizio di Salvini contro gli zingari». Alla fine si era giunti alla presa di coscienza che è bene pensarci dieci volte prima di sparlare degli immigrati.

La seconda reazione, perplessa, metteva in dubbio l’autenticità del documento. Invece il documento è proprio autentico, come erano autentiche, agli inizi del Novecento, le vignette che i quotidiani americani pubblicavano per rappresentare gli immigrati italiani come topi schifosi, che scendevano dalle navi e insozzavano il bel giardino americano.

La terza reazione, fuorviante, sottolineava che certamente c’era un parallelismo tra quanto si dice oggi degli immigrati e quel che si diceva ieri degli italiani, ma con una sostanziale distinzione: «Gli italiani non erano terroristi!». Va premesso che questa reazione di sostanziale ha solo un grave errore: dà per scontato che quanto si diceva degli italiani sia vero, mentre invece è solo un’accozzaglia di pregiudizi. Oltretutto, a essere ingiustamente colpiti, erano tutti gli emigrati italiani, indistintamente.

È invece importante fare una distinzione tra realtà e pregiudizio, per essere nelle condizioni di non commettere gli stessi grossolani errori. Ma si tratta di una reazione fuorviante perché... gli italiani erano terroristi!

Ciò sia detto, naturalmente, in maniera generica e generalizzata. In realtà si trattava di un solo “terrorista”, meglio sarebbe dire “bombarolo”: si chiamava Mario Buda, era emigrato dall’Emilia Romagna, ed era anarchico. Nella mattina del 16 settembre 1920 aveva percorso le vie di Manhattan tirando un cavallo e un carretto pieno di tritolo. Arrivato a Wall Street, sede ancor oggi della Borsa di New York, si era fermato, si era messo al riparo, e aveva fatto saltare mezzo isolato.

Il bilancio era stato di ben 33 morti, 200 feriti e danni materiali per due milioni di dollari. Mike Boda, così era conosciuto e segnalato, riuscì a fuggire, nonostante gli avessero scatenato contro una forsennata caccia all’uomo. Se utilizzassimo con lui uno dei meccanismi del pregiudizio, quello della generalizzazione, dovremmo dire che tutti gli italiani erano terroristi. Invece era uno solo, e forse aveva anche delle attenuanti.

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