Negli oratori di Milano, un quarto dei bambini stranieri è di fede islamica

I risultati della ricerca “Educare generando futuro. I minori di origine straniera in Oratorio: dall’integrazione alla condivisione”, realizzata da Ismu, Fondazione Oratori Milanesi, Caritas Ambrosiana e dall’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Milano. Le valutazioni di Paolo Branca, Giampiero Alberti e Samuele Marelli

Negli oratori di Milano, un quarto dei bambini stranieri è di fede islamica

In questi giorni scanditi da un diffuso scetticismo verso la presenza islamica nel nostro Paese, affiora un dato interessante che riguarda gli oratori di Milano: il 25 per cento delle persone straniere che li frequenta è di fede islamica. Il dato emerge dalla ricerca “Educare generando futuro. I minori di origine straniera in Oratorio: dall’integrazione alla condivisione”, realizzata da Ismu, Fondazione Oratori Milanesi, Caritas Ambrosiana e dall’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Milano.

Secondo il report, quasi un terzo dei bambini che frequentano le attività dell’oratorio nella diocesi di Milano è di origine straniera. Di questi, il 60 per cento è di fede cattolica, il 25 per cento è di fede islamica e il resto di altre confessioni cristiane.

Vita da oratorio. Si tratta di una percentuale, secondo Paolo Branca, studioso di Islam e docente dell’università Cattolica di Milano, che rappresenta «un’ottima notizia per il nostro Paese, ma non è sufficientemente valorizzata. Da noi purtroppo a fare notizia è il preside di una scuola che decide di non fare il presepe – spiega Branca – ma questo dato sulla presenza musulmana indica che la società sta cambiando rapidamente e che le istituzioni fanno ancora troppo poco di fronte a una realtà in profonda trasformazione».

Secondo un rapporto del centro di ricerca Pew Forum sull’Islam in Europa, nel 2030 i musulmani saranno l’8 per cento della popolazione europea, ed entro il 2030 il numero dei musulmani crescerà del 35 per cento, con un tasso doppio rispetto a quello delle altre fedi religiose.

A Milano, in particolare, i musulmani sono circa 100 mila e, in assenza di una moschea ufficiale dove pregare, in molti hanno iniziato a frequentare anche gli oratori e le comunità cristiane. «Tanti ragazzi vanno in oratorio più che altro per giocare a pallone o per fare i compiti – prosegue Branca – ma è innegabile che partecipino attivamente alla vita dell’oratorio. Pochi sanno che il 15 per cento delle famiglie musulmane di Milano non chiede l’esonero dall’ora di religione cattolica. A conferma che questi ragazzi partecipano con più passione e interesse, soprattutto le ragazze».

Luoghi d’integrazione. Molto diffusi sul territorio, ben attrezzati e con una grande offerta di attività che spaziano dai percorsi di fede, allo sport e al teatro, gli oratori della diocesi di Milano sono a tutti gli effetti i luoghi dove maggiormente si sperimenta l’integrazione. Nel 91 per cento di essi, infatti, sono presenti ragazzi stranieri in numero consistente: nel 50 per cento degli oratori in numero superiore a 20 persone.
«Sono più di 25 anni che la Chiesa ambrosiana è impegnata nel dialogo con l’Islam e le altre religioni – fa notare don Giampiero Alberti, presidente del Centro Ambrosiano di dialogo con le religioni -. Il fatto che le nostre comunità siano frequentate anche da cittadini di fede islamica rappresenta una risorsa preziosa per favorire l’integrazione e la convivenza fra le diverse religioni». Secondo don Alberti, in una fase segnata dalla paura del fondamentalismo islamico, “è necessario aiutare i ragazzi a vivere la loro fede con gioia, offrendo loro un percorso spirituale di educazione alla preghiera. Per cancellare definitivamente la paura e le separazioni religiose – afferma – bisogna creare più fiducia. Partendo proprio dagli oratori. Si tratta di un’occasione storica da cogliere al volo, perché non è detto che si ripresenti in futuro”.

Proposta concreta. Dalla ricerca emerge, dunque, come gli oratori, insieme alle scuole, tentino di offrire una risposta concreta alla crescente presenza dei musulmani, non solo nella società ma anche nelle stesse comunità cristiane della diocesi ambrosiana. “Ed è proprio in momenti come questo, dove regna la paura e l’insicurezza rispetto a chi ci circonda, che gli oratori e le scuole devono compiere il primo passo verso l’integrazione e l’accoglienza”, spiega don Samuele Marelli, direttore della Fom (Federazione oratori milanesi). “Gli oratori sono luoghi di integrazione dove è possibile sperimentare la fiducia verso il prossimo, e la loro forza risiede proprio nella capacità di coinvolgere i giovani: sono loro il vero motore delle nostre parrocchie”.

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Fonte: Sir