Non profit, dieci anni di crescita e qualche ombra

“Le istituzioni non profit in Italia. Dieci anni dopo”, presentato venerdì 31 marzo a Roma, offre la fotografia più aggiornata un universo importante e in continua evoluzione, atteso ora da un nuovo censimento. In dieci anni cresciuti soggetti, occupati e volontari, ma anche il divario tra grandi e piccoli e tra nord e sud.

Non profit, dieci anni di crescita e qualche ombra

Gli ultimi dati disponibili sono aggiornati al 2011, e dunque in larga misura già vecchi. Se però li confrontiamo con quelli del 2001, ovvero quelli del precedente censimento, possiamo cogliere una tendenza che aiuta a capire quale fondamentale ruolo giochi oggi in Italia quello che ci siamo abituati a chiamare Terzo settore.
Dalle 235 mila organizzazioni del 2001 si è infatti passati alle 301 mila del 2011: un aumento del 28% in assoluto, che diventa però un +39,4% se guardiamo al numero di addetti e addirittura un aumento del 43,5% del numero dei volontari, calcolati in quasi 5 milioni di persone.
La gran parte si concentra nei tre settori di attività prevalente della cultura, sport e ricreazione, dell’assistenza sociale e protezione civile e della sanità.

Non meno importante è la crescita dell'economia sociale, settore che non ha ancora un sistema statistico di rilevazione.
Integrando informazioni provenienti da più registri statistici e usando segnalazioni e definizioni provenienti da regolamenti europei, le stime che emergono sono però molto incoraggianti e disegnano un mondo costituito da quasi 360 mila imprese, che dà lavoro a quasi 1,8 milioni persone, perlopiù in forma cooperativa.

Ci sono in ogni caso anche dei punti critici che emergono da questo studio e che sarebbe un grave errore sottovalutare.
I più evidenti sono la forte concentrazione del settore in sempre meno realtà, in particolare fondazioni e cooperative sociali che da sole, pur essendo meno del 7%, raccolgono il 60% degli occupati e il 45% delle entrate. E poi lo squilibrio sempre più accentuato, in numero e dimensioni, tra il non profit del nord e quello del sud Italia.

Il rischio, insomma, è di veder riprodotti all'interno di questo mondo gli stessi problemi e le stesse dinamiche dell'Italia nel suo complesso: zone ricche che diventano sempre più ricche e zone povere che vedono aumentare il divario. E al tempo stesso realtà che grazie alle proprie dimensioni e magari ad avvedute campagne di comunicazione "fanno il pieno" di contributi, 5x1000, volontari... col rischio di frenare così tante altre iniziative che magari svolgono un servizio prezioso nel proprio territorio.

Una nuova fotografia del non profit è alle porte.
Il 10 aprile scade il termine per la compilazione del questionario Istat da parte delle organizzazioni coinvolte nel nuovo censimento. Certo, bisogna perderci un po' di tempo ma non è tempo sprecato o rubato al proprio impegno solidale, anzi.
Avere una mappa aggiornata, avere numeri precisi è la pre-condizione per essere visibili, per avere forza nei confronti della politica e alla fine per contare di più. Una strada obbligata anche per "aiutare" chi deve decidere a guardare a questo mondo con l'attenzione che merita.

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Parole chiave: economia civile (1), non profit (16), terzo settore (61), volontariato (119)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)