Recuperare gli sprechi “ingrassa” la solidarietà

Ad un anno dalla legge che incentiva questo sistema virtuoso, si parla di un incremento del 30% di derrate alimentari salvate dai rifiuti. Tra le città italiane, Verona può dirsi senza dubbio all’avanguardia: dal 2008 infatti è attivo in città e provincia il progetto Rebus (Recupero eccedenze beni utilizzabili solidalmente), una rete locale di solidarietà capitanata dall’Acli scaligera e che coinvolge istituzioni e mondo profit e non profit.

Recuperare gli sprechi “ingrassa” la solidarietà

Che combattere gli sprechi, soprattutto alimentari, sia una buona pratica è un fatto ormai condiviso quasi all’unanimità.
M un conto è operare nel proprio piccolo evitando di buttare ciò che potrebbe ancora essere utilizzato da altri, un altro è fare di un gesto caritativo un’impresa sociale, un esempio virtuoso in grado di generare posti di lavoro.

In questo Verona può dirsi senza dubbio all’avanguardia
Dal 2008 infatti è attivo in città e provincia il progetto Rebus (Recupero eccedenze beni utilizzabili solidalmente), una rete locale di solidarietà capitanata dall’Acli scaligera e che coinvolge istituzioni e mondo profit e non profit.
Nel concreto, Rebus opera recuperando prodotti da tutti i canali della filiera agroalimentare, redistribuendoli nell’immediato senza uno stoccaggio in magazzino. Dai produttori agricoli ai mercati ortofrutticoli, ai supermercati, alla ristorazione organizzata, tutte le eccedenze vengono selezionate e consegnate agli enti caritativi della città. Un procedimento simile avviene anche per i farmaci da banco e i prodotti per l’igiene personale di farmacie comunali e private.

Ma da settembre dello scorso anno, a sostenere questo sistema virtuoso è in vigore anche una legge (166/2016) che pone l’Italia all’avanguardia rispetto al resto dell’Europa in tema di lotta allo spreco.
La validità di questa nuova norma è presto detta; come spiegato dai suoi promotori, nella stesura del testo si è del tutto evitata la logica coercitiva; semplicemente si sono prese ad esempio le esperienze migliori in campo di riutilizzo di eccedenze alimentari, limitandosi a renderle un modello virtuoso per tutto il Paese.

Un primo riscontro della bontà del testo è arrivato dal Senato che l’ha approvato quasi all’unanimità; ma il più importante banco di prova è stato, come sempre, l’entrata in vigore della legge, accolta con grande ottimismo da tutti coloro che operano nel settore.

Difficile discutere ora di risultati concreti, c’è chi già parla di un incredibile incremento del 30% delle derrate alimentari salvate dai rifiuti.
Chi non vuole parlare di numeri è la prima firmataria della legge 166/2016, l’on. Maria Chiara Gadda che, invitata al convegno sulle buone pratiche del vivere sostenibile, organizzato da Acli Verona all’Istituto Campostrini, ha precisato come la nuova norma voglia essere prima di tutto una norma contro la povertà: «Mi piace definirla una legge “sul dono” – ha spiegato la deputata –, una legge di responsabilità e allo stesso tempo un cantiere ancora aperto, che ha messo d’accordo tutti e soprattutto a cui hanno contribuito tutti, dalle associazioni di categoria, agli enti, alle associazioni di volontariato».

Ma cosa dice nel concreto il testo della legge?
Come spiegato dalla stessa Gadda nel corso del convegno, essa definisce i termini di “spreco” ed “eccedenza”; quest’ultima, in particolare, è inevitabile all’interno di un processo produttivo. Ecco allora che gli sforzi devono andare in due direzioni: da un lato ridurla il più possibile, dall’altro fare in modo di intercettare tutti i beni prima che diventino rifiuto.
Per fare ciò si punta innanzitutto sull’informazione (ecco perché nel testo si precisa, ad esempio, la differenza tra il termine minimo di conservazione e la data di scadenza). poi sulla semplificazione delle procedure per la donazione – ammettendo ad esempio la raccolta dei prodotti agricoli che rimangono in campo o il dono del pane sempre nell’arco delle 24 ore – tenendo però come capisaldi la tracciabilità del prodotto, oltre al rispetto delle norme igienico-sanitarie; ma soprattutto si punta sugli sgravi fiscali per incentivare cittadini e imprese al recupero dei beni, alimentari e non.

Un focus preciso su cui si è investito nel testo, come ha più volte precisato l’onorevole Gadda, è stata la necessità di anteporre ai numeri le persone, di puntare l’attenzione prima di tutto sui bisogni, per donare non solo cibo e sostegno fisico, ma soprattutto dignità e calore umano ai molti casi di povertà alimentare.

Andrea Accordini

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