Riforma terzo settore, Cnca: «Trascina il sociale nelle logiche di mercato»

Per il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza il testo del disegno di legge delega, positivo su alcuni aspetti come 5 per mille e servizio universale, è pericoloso sull’impresa sociale: «Figura ambigua, si punta alla massimizzazione dei profitti».

Riforma terzo settore, Cnca: «Trascina il sociale nelle logiche di mercato»

La riforma del terzo settore porta con sé un grande pericolo, quello di trascinare il «sociale» dentro le «logiche miopi del mercato», dove a vincere sono la massimizzazione dei profitti, l’abbattimento dei costi finalizzato a vincere le gare al massimo ribasso, la tendenza al monopolio.
La posizione, netta, è del Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza), che in una conferenza stampa alla Camera ha presentato la propria posizione sul testo elaborato dalla commissione affari sociali di Montecitorio, ormai atteso in aula.
Non mancano gli aspetti positivi, ma è fortissima la preoccupazione sul rafforzamento della figura giuridica dell’impresa sociale, «dove il "sociale" è semplice oggetto dell’attività d’impresa, facilmente e definitivamente trascinato nelle logiche miopi del mercato».
L’accusa, esplicita, è di favorire quelle «lobbies economiche che da tempo stanno spingendo perché pezzi di welfare vengano messi a frutto sul versante del profitto».

Secondo il Cnca la logica verso cui ci si indirizza è caratterizzata dall’accentramento delle risorse, dalla tendenza al monopolio, dall’abbattimento dei costi (soprattutto quelli per chi ci lavora e per la qualità, per poter vincere nelle gare al massimo ribasso), dalla massimizzazione dei profitti, dalla colonizzazione e dal trasferimento dell’intervento in altre aree territoriali oltre i territori naturali di prossimità».
Una realtà favorita dalla «definizione ambigua» di impresa sociale che viene prevista dall’art. 4 del disegno di legge delega.

Per il Cnca a suggerire grande cautela e a consigliare il «contrasto alle logiche mercantili degli appalti di servizi a massimo ribasso e ai processi di accentramento in pochi soggetti di grandi dimensioni» sono proprio gli «episodi critici» che hanno coinvolto organizzazioni del Terzo Settore, con differenti vesti giuridiche, non solo nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, ma anche riguardo le «non rare pessime gestioni di campi rom, centri di accoglienza per migranti, residenze per anziani non autosufficienti».
Il parere del Cnca è che con il nuovo testo l’impresa sociale viene «investita di un ruolo ordinatore» e «appare chiaro che la volontà governativa è quella di superare l’esperienza della cooperazione a vantaggio di un soggetto che risponda sul piano giuridico alle necessità di investitore privato».

«Non abbiamo bisogno – sintetizza il Coordinamento – di un nuovo spazio low del profitto costruito attorno all’impresa sociale, ma di uno spazio sempre più ampio dove i diritti di cittadinanza e del lavoro incontrino soggetti di economia sociale che se ne facciano promotori e sostenitori. Il sociale non è un nuovo mercato per l’appetito di qualcuno, le persone non sono nuovi potenziali clienti di un sistema privatistico di erogazione di servizi sociali ma cittadini protagonisti della qualità del vivere costruita collettivamente anche in tempi inediti e difficili».

Nel giudizio complessivo sul ddl di riforma ci sono anche aspetti positivi, in particolare su 5 per mille e servizio civile 
Per il primo, viene però chiesta al contempo «un’azione legislativa sulla fiscalità di vantaggio, che definisca più chiaramente i soggetti che per natura no profit, per il loro impegno alla partecipazione e per il profilo democratico, e non solo per capacità di marketing, ne possono usufruire». Ugualmente, sul servizio civile universale si chiede l’assegnazione delle risorse necessarie e un impegno sul tema della «difesa popolare nonviolenta» e di un «impegno civico diffuso tra i nostri giovani italiani e stranieri».
Infine, viene giudicato positivamente «il rafforzamento del ruolo del terzo settore nella gestione dei beni confiscati, gestione che per utilità sociale potrebbe essere estesa a beni immobili pubblici non utilizzati».

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Parole chiave: cnca (8), volontariato (119), impresa sociale (11), welfare (91), terzo settore (61)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)