Terzo rapporto Caritas: un europeo su quattro a rischio povertà

Le strategie europee ("Lisbona 2020") che dovevano portare a una diminuzione di 20 milioni di poveri hanno fallito, perché l'impatto della crisi, le politiche di austerity e i tagli al sociale imposti dai governi hanno aumentato la povertà e le disuguaglianze sociali. La rete Caritas - che in Italia ha dovuto raddoppiare le iniziative anticrisi - chiede quindi all'Europa di accelerare.

Terzo rapporto Caritas: un europeo su quattro a rischio povertà

In Europa una persona su quattro è a rischio povertà (24,5 per cento). In Italia quasi uno su tre (28,4 per cento), in linea con lo standard dei sette paesi “deboli” dell’Ue (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro). L’Italia ha anche il triste primato dei giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano né lavorano, i cosiddetti Neet dall’acronimo inglese. Caritas Europa, insieme a Caritas italiana, ha presentato il 19 febbraio a Roma il terzo rapporto sulla crisi in Europa, indagando i dati in sette paesi “deboli”. Ne emerge una panoramica sconfortante: le strategie europee che dovevano portare a una diminuzione della povertà entro il 2020 hanno fallito, perché l’impatto della crisi, le politiche di austerity e i tagli al sociale imposti dai governi hanno aumentato la povertà e le disuguaglianze sociali. Quasi come dire, paradossalmente, che i poveri hanno ancor più arricchito i ricchi. La rete Caritas - che in Italia ha dovuto raddoppiare le iniziative anticrisi - chiede quindi all’Europa di invertire la rotta, suggerendo tutta una serie di misure concrete. Nel rapporto si evidenzia la crescita delle persone gravemente indigenti, la disoccupazione giovanile, le famiglie in cui non si lavora come si dovrebbe (aumentano lavori precari e part time), i giovani che non studiano né lavoro, la dispersione scolastica, l’impossibilità di pagare le cure mediche.

«Scelte politiche terribili». Nel 2013 il 24,5 per cento della popolazione europea (122,6 milioni di persone, un quarto del totale) è a rischio di povertà o esclusione sociale (1,8 milioni in meno rispetto al 2012). Nei sette paesi lo stesso fenomeno coinvolge il 31 per cento della popolazione residente (più 6,5 per cento rispetto alla media Ue). La strategia di Lisbona 2020 doveva portare l’Europa a 96,4 milioni entro il 2020, “ossia 20 milioni di poveri in meno - ha precisato Walter Nanni, responsabile dell’Ufficio studi di Caritas italiana - i poveri sono invece aumentati. Viene da chiedersi se la medicina per risanare la spesa pubblica non abbia invece ucciso il paziente”. Per Jorge Nuno Mayer, segretario generale di Caritas Europa, la responsabilità “è di scelte politiche terribili”. Dopo sette anni dall’inizio della crisi, ha fatto notare Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana, “in tutta Europa la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni diminuiscono, il rischio di razzismi e odio è in aumento”. Da qui la proposta di “una revisione complessiva del modello sociale per una migliore giustizia sociale”. 

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Più giovani disoccupati in Grecia e in Italia più Neet. Nei sette paesi vi è un tasso di disoccupazione generale del 16,9 per cento, in Europa dal 2012 al 2013 è passato dal 10,4 al 10,8 per cento. Nei sette paesi spicca l‘esplosione dei Neet, il 18,1 per cento rispetto alla media del 13 per cento nei paesi Ue, con il triste primato dell‘Italia. Nell‘Ue a 28 nel 2014 erano più di 25 milioni i cittadini privi di lavoro (8,4 milioni in più rispetto al 2008). Le persone più colpite sono quelle con bassi livelli di istruzione e i giovani (oltre 5 milioni sotto i 25 anni, il 22,5 per cento). La disoccupazione è particolarmente grave in Grecia: 27,3 per cento e 58,3 per cento quella giovanile. In Italia, nel 2013, il tasso di disoccupazione era inferiore alla media dei sette paesi deboli (12,2 per cento), ma superiore alla media europea, mentre la disoccupazione giovanile appare più grave della media europea (40 per cento dei 15-24enni). 

Meno sanità e scuola. A causa dei tagli alla sanità e alle spese scolastiche aumenta anche il numero di europei che rinunciano alle cure mediche essenziali (22,8 per cento in media nei sette paesi). In Grecia la spesa sanitaria pro capite è scesa dell’11,1 per cento, in Irlanda del 6,6 per cento. Nel corso del 2013, in Italia, il 10,5 per cento degli utenti dei Centri di ascolto ha richiesto una prestazione di tipo sanitario (più 6 per cento rispetto al 2012). I tagli alle spese scolastiche hanno visto un aumento della dispersione scolastica (in Romania è scesa del 9,4 per cento dal 2010 al 2014). In Romania è anche altissimo (40,4 per cento) il numero dei working poor. Negli altri sei paesi è invece aumentato il numero di famiglie quasi totalmente prive di lavoro: erano il 12,3 per cento nel 2012 e sono diventate il 13,5 per cento nel 2013. 

In Italia Caritas raddoppia iniziative anticrisi. In Italia dal 2010 ad oggi le Caritas diocesane sono state costrette a raddoppiare (più 99 per cento) le iniziative contro la crisi. Più 70 per cento gli empori della solidarietà che distribuiscono cibo gratuitamente in 109 diocesi e più 77,7 per cento i progetti sperimentali per contrastare la crisi (da 121 a 215 nel 2013). Caritas ha attive 1.148 iniziative anticrisi: 139 sportelli diocesani di consulenza al lavoro e servizi informativi sul disagio abitativo in 68 diocesi (più 77,7 per cento). Nel corso del 2013 Caritas italiana ha attivato un “fondo straordinario anticrisi” per sostenere le Caritas diocesane. Da giugno a dicembre 2013, il 76 per cento delle Caritas diocesane ha presentato richiesta di rimborso per un importo pari a 5 milioni 650 mila euro. Prevalgono le spese per i contributi al reddito (il 39,6 per cento dell’ammontare complessivo) e l’acquisto di beni di prima necessità (32 per cento). Al Sud vengono chiesti più fondi di garanzia bancari per attività di microcredito, contributi al reddito e sostegno alle esigenze abitative. Al Nord, invece, le spese per i voucher lavoro.

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