Guendalina Sartori, una vita tutta per l’arco

Entrata nel 2009 nella Nazionale di tiro con l’arco, gareggia per l’Aeronautica Militare ed è attualmente 11a nel ranking mondiale (prima delle italiane). Oro nel singolo e a squadre ai Giochi del Mediterraneo, alle olimpiadi di Rio è arrivata quarta con la squadra azzurra. Prossimo obiettivo, Tokyo 2020...

Guendalina Sartori, una vita tutta per l’arco

«Tutto è cominciato a un Palio di settembre, qui a Monselice. Ero lì con i miei ed è stato così che ho visto gli arcieri, subito ho pensato che la potevo fare anch’io quella roba lì e quanto ho insistito poi con i miei, finché mi hanno portato a Pernumia, dove c’era e c’è una società. Sono passati 17 anni, era giusto allora giocare, con altri ragazzini: due volte la settimana, i miei a portarmi, a volte pure un vicino di casa, tirava anche lui con l’arco, ancora lo fa. Dove poi qualcosa è davvero cambiato è stato invece un sei anni fa, ero a Lagosanto, una gara con 144 frecce. È successo che ho fatto un punteggio che mai prima m’era riuscito, m’ha fatto pensare, mi sono resa conto che potevo arrivare a qualcosa in più, li ricordo ancora alla premiazione i complimenti di una ex campionessa del mondo, Irene Franchini».

Nata nell’agosto dell’88, Guendalina Sartori è entrata nel 2009 nella Nazionale di tiro con l’arco e sin qui ha messo assieme, nella prova a squadre, un titolo mondiale, un europeo e un bronzo al mondiale indoor. Vincitrice di prove di World Cup, due ori (singolo e a squadre) ai Giochi del Mediterraneo, si è piazzata con la squadra azzurra al quarto posto a Rio 2016. Gareggia per l’aeronautica militare ed è attualmente 11a nel ranking mondiale (prima delle italiane). Di Monselice, vive ora a Codevigo.

«Dove davvero ho “esagerato” è stato alla mia seconda gara internazionale, Mondiali di Torino, valevano pure come qualificazione olimpica. La mia parte incosciente, giusto lì a tirare frecce e m’è venuta fuori una cosa grandissima, l’oro: uno si prepara per anni mentre io ero lì, non ci pensavo per niente. Dentro di me sono comunque convinta che è anche un po’ un caso, non sai mai davvero come andrà, a volte dipende proprio da una casualità, va così e basta. Certo, ora è diventata una professione, un lavoro insomma, se non altro perché mi arriva ogni mese lo stipendio. Dunque un po’ più di responsabilità: a volte aiuta, altre meno, ci sono attese su di te e non sempre giocano a tuo favore».

«La mia è una settimana proprio dedicata all’arco, sei allenamenti la settimana: campo-casa-palestra. A casa specie d’inverno, lì in camera mia, due metri e mezzo di spazio, a tirare su un piccolo bersaglio di paglia, giusto curando il gesto tecnico, ancora e ancora. In tutto sono sulle 8-9 ore al giorno e in palestra faccio soprattutto pesi: servono per cercare di evitare gli infortuni, devi essere per forza fisicamente resistente, le gare sono lunghe, tante frecce da tirare, sempre in piedi. Vado meglio in gara che in allenamento, sì, sono un’agonista. Tra noi atlete ci conosciamo tutte, sappiamo i rispettivi punti deboli, in fondo va sempre in scena una bella recita nelle gare, da parte di tutte: importante è cercare di far vedere meno possibile, altrimenti sicuro che ti attaccano».

«L’ansia la sentivo più un tempo, ricordo che arrivavo ad angosciarmi, per un periodo la notte non riuscivo proprio a dormire: ora va meglio, anche con l’aiuto di una psicologa ho lavorato su di me, sono molto migliorata. Dai, sono molto contenta di quello che faccio, anche di quel che mi ha dato l’arco, non lo cambierei per nulla al mondo. Certo che sono e mi sento una privilegiata, ma perché posso fare quel che mi piace, non perché sono in Aeronautica o in Nazionale. Ogni tanto incontro delle ragazze con cui ci conosciamo magari sin da piccole, loro che hanno già figli, un lavoro che le impegna otto o più ore al giorno, io che giro il mondo e tiro frecce… Ogni tanto sono lì che ci penso, ora poi due mie compagne di squadra sono incinte: faccio bene ad aspettare o devo darmi una mossa?».

«Se devo fare per forza un confronto, direi comunque che mi trovo più matura delle mie coetanee e di spirito di adattamento ne ho da vendere… sento qui quanti si lamentano, anche se solo per un cameriere che tarda un poco… Sull’arco ho deciso di mettere tutta me stessa, viene lui prima di tutto il resto. Prima del mio compagno (e gliel’ho detto da subito), della mia famiglia, dei miei amici. Sacrifici ne ho fatti e non pochi, tutto quello legato alle discoteche eccetera, io non l’ho fatto e a volte penso ai miei amici veri, quelli che stanno appena sulle dita di una mano: guardo la mia rubrica così piena di nomi, tante e tante persone che non sento però l’urgenza di chiamare. Il sogno è una medaglia olimpica e già che ci sono, penso intanto all’oro, in caso andrà benissimo anche il podio, per carità. Dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020, lì ho fissato l’appuntamento con me stessa: fino a lì, via a testa bassa».

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