Massimo Ghirotto. Dalla prima bici a RadioRai, dal professionismo ai giovani

Direttore sportivo e commentatore per RadioRai. Massimo Ghirotto, ex gregario di lusso e campione vero di Stanghella, va con la mente a quel giorno a Sarmeola in cui lui, "il signor nessuno", vince una gara per allievi e inizia una carriera fatta di allori, ma anche di tanto lavoro per la squadra. E' questo spirito che oggi vuole trasmettere ai suoi ragazzi, dei quali si sente anche un educatore: "Tutti i giorni tutti sono lì che mi sforzo a pensare con la loro di testa e questo mi aiuta a crescere, non è mai finita e non è solo un modo di dire. Se pensi di essere quello che sa tutto e loro, i ragazzi, devono solo ascoltare, allora una cosa così non la puoi proprio fare, non funziona". 

Massimo Ghirotto. Dalla prima bici a RadioRai, dal professionismo ai giovani

«Se vado indietro, proprio all’inizio, posso dire intanto che ricordo i Giochi della gioventù, ho corso con una bici da donna e ricordo pure che quando avevo 13-14 anni, la vetrina che preferivo era quella di un piccolo negozio lì di Stanghella. C’era un meccanico, quanto me ne stavo a guardarle quelle bici... La prima corsa credo sia stata una notturna, a Rovigo, in corso del Popolo, non credo nemmeno di averla finita, ma l’emozione, quella sì, non l’ho dimenticata.

Quando mi chiedono della corsa che proprio non dimentico, non rivado al Giro o al Tour; no, ripenso a quella gara a Sarmeola di Rubano, una classica per gli allievi, s’era quasi in 200 e io, signor nessuno, che vinco, secondo Pagnin. Sul traguardo alzo le braccia, è vietato, non si può e così ho tenuto sì la vittoria ma mi hanno squalificato per quella dopo».

«Ancora adesso, ogni tanto, mi capita di andare per le scuole, a parlare ai ragazzi. E prima del ciclismo, parlo sempre dello sport in generale, è quello che consiglio loro comunque di fare, sport che aiuta a crescere, a formarti. Se poi, ciclismo o altro, c’è divertimento e piace, uno può continuare, dedicandosi di più. E c’è una frase che sempre dico ai ragazzi, io ci credo proprio: “Rispettatevi e quando rispettate voi stessi, va da sé che riuscirete a rispettare l’avversario, che non è un nemico”. A me pare che si abbia ormai perso il gusto di arrivare secondi, o terzi, o quarti, quel che conta pare unicamente l’arrivare primo e non è così con lo sport. Vedi un professionista del ciclismo, può essere un gregario, uno che tira le volate… non conta solo vincere».

«Ho 56 anni, davanti in squadra ho dei ragazzi di poco più di vent’anni, certo che devo cercare di essere pure un educatore. E per farlo devo essere io il primo a dare l’esempio: la puntualità, il rispetto, anche sostenere l’immagine della squadra con cui giriamo il mondo. Loro, i ragazzi, sì lo sanno che sono un ex professionista, che un po’ di risultati li ho fatti e che posso essere una figura che un po’ conta e dunque la sento un po’ di attenzione, direi anche di deferenza nei miei confronti, in fondo la stessa che io sento verso il nostro presidente lì alla Bianchi, Felice Gimondi. Con RadioRai ho il privilegio di poter seguire in moto corse come il Giro; ogni tanto penso che sto facendo quel che prima hanno fatto “voci” storiche come Ferretti, Ciotti, altri ancora e sono quasi stupito del privilegio che ho, credo che qualsiasi ex ciclista vorrebbe provare quelle emozioni».

«Sì, correre in bicicletta mi ha aiutato anche come persona. Non penso tanto a ciò che mi ha dato sul piano della tranquillità/sicurezza economica, che non è certo poco e mi ha aiutato a farmi una famiglia; quanto proprio a come mi abbia formato, mi abbia aiutato a essere un agonista anche nella vita, uno che non molla. Già, impari a non mollare, forse vale per tutti gli sport di resistenza, non è come nel calcio che uno si può magari anche fermare, no, se smetti di pedalare resti proprio indietro: un qualcosa che come ho detto mi è servito pure nella vita. Con la tecnologia mi sono sforzato e sono un autodidatta. Non sono direttamente su Facebook, non m’interessa proprio niente delle amicizie, ma per lavoro sì: seguire il gruppo della squadra, seguire gli atleti, le novità del mondo del ciclismo e venirle a sapere in un secondo.

No, non la sento con i ragazzi tutta questa differenza d’età, però posso dire che tutti i giorni tutti sono lì che mi sforzo a pensare con la loro di testa e questo mi aiuta a crescere, non è mai finita e non è solo un modo di dire. Se pensi di essere quello che sa tutto e loro, i ragazzi, devono solo ascoltare, allora una cosa così non la puoi proprio fare, non funziona».

Gregario di Lusso, campione vero

Massimo Ghirotto, classe ’61, ha corso da professionista (13 stagioni) con la Gis, la Carrera e la Zg Mobili. Sei volte in maglia azzurra, ha corso undici Giri d’Italia, sette Tour de France e un Giro di Spagna: 26 le sue vittorie in carriera, tra cui tre tappe al Giro, due al Tour, una alla Vuelta e una al Giro di Svizzera, oltre a classiche come la Tre valli varesine e il Trofeo Matteotti. “Gregario di lusso”, per anni è stato pedina fondamentale per capitani quali Roberto Visentini e Guido Bontempi. Da anni è il team manager del Team Bianchi MTB (mountain bike) ed è una delle “voci tecniche” del ciclismo di RadioRai, con cui ha iniziato a collaborare nel 2010. Sposato, due figlie, vive a Stanghella.

Pino Lazzaro

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: Massimo (11), Ghirotto (1)